John Isner sa cosa succederà all’ATP 1000 dell’Arabia Saudita: “Soldi sottobanco a Sinner e Alcaraz”

L'ex tennista americano John Isner non ha dubbi: l'unico modo per convincere i due big assoluti Jannik Sinner e Carlos Alcaraz ad andare a giocare il nuovo torneo Masters 1000 appena annunciato dal 2028 in Arabia Saudita saranno i lauti soldi passati loro sottobanco dagli organizzatori, che da questo punto di vista non hanno problemi di alcun tipo, potendo contare su un portafoglio illimitato. Dietro l'operazione infatti c'è il fondo sovrano del Paese arabo, che sta spingendo al massimo per dare la vetrina dello sport mondiale di altissimo livello allo stato saudita, in un'operazione di ‘sportswashing' che ormai abbraccia tutte le discipline.
L'Arabia Saudita avrà il decimo torneo Masters 1000 dal 2028
Il ‘Saudi Arabia Masters 1000' è un nuovo evento di categoria appena inferiore ai quattro del Grande Slam. È stato annunciato dall'ATP in collaborazione con ‘SURJ Sports Investment' (un'azienda del Public Investment Fund, il fondo sovrano dell'Arabia Saudita che detiene tra le altre cose anche la maggioranza del club in cui gioca Cristiano Ronaldo, l'Al Nassr). Sarà il decimo torneo Masters 1000 del calendario ATP, il primo aggiunto ai nove esistenti da oltre 30 anni. Debutterà nel febbraio del 2028, subito dopo l'Australian Open (qui sotto il presidente dell'ATP Andrea Gaudenzi che firma il contrattone).
A differenza degli altri nove (Indian Wells, Miami, Monte Carlo, Madrid, Roma, Canada (Toronto/Montreal), Cincinnati, Shanghai e Parigi), il Masters 1000 saudita, con sede esatta ancora non specificata, sarà un torneo non obbligatorio per i giocatori, il che chiaramente lo renderà attraente per i top player solo con incentivi extra. Un'osservazione ancora più valida alla luce delle tante prese di posizione – da parte di più di un tennista – sull'affollamento eccessivo del calendario.
John Isner: "Daranno compensi sottobanco a Sinner e Alcaraz per giocare. È completamente ridicolo"
Il 40enne Isner, ex numero 8 al mondo, non solo mette in dubbio la logica che ha spinto l'ATP ad accettare la ‘generosa' offerta dell'Arabia Saudita, ma è netto sull'unica possibilità che i primi due giocatori al mondo vadano fin lì a giocare non essendo obbligati a farlo: "Perché Jannik e Carlos dovrebbero giocare un 1000 non obbligatorio dopo l'Australian Open? Perché dovrebbero giocarlo? Gli organizzatori hanno un bastone in mano? O gli offriranno un ingaggio di partecipazione? Questo è quello che penso io".

"Dunque logicamente si potrebbe pensare che ci saranno dei compensi sottobanco per questi ragazzi che si presentano e giocano. È completamente ridicolo. Ci sono molte più domande che risposte in questo momento. Non ha senso. Ma sembra che l'ATP abbia semplicemente accettato e non abbia risolto nulla", conclude Isner nel suo intervento nel podcast ‘Nothing Major'.
Un altro pro statunitense, Sam Querrey, rimarca il dibattito etico sulla questione, visto che l'Arabia Saudita resta sotto accusa per le perduranti violazioni dei diritti umani, ma non può che ribadire che alla fine sono i soldi a parlare per i top player.

Dal canto suo, Sinner – che in Arabia Saudita ormai è di casa, avendoci vinto le prime due edizioni della ricchissima esibizione ‘Six Kings Slam' – si è detto favorevole all'iniziativa, sottolineando il potenziale dello stato saudita come mercato giovane e in crescita per il tennis: "È importante per lo sport espandersi lì".