Jannik Sinner racconta cosa significa essere il numero uno: “So di avere un bersaglio sulla schiena”

La delusione del Roland Garros, il riscatto a Wimbledon, la gioia condivisa con la famiglia e un bersaglio sulla schiena. Jannik Sinner racconta cosa significa essere numero uno al mondo in un'intervista rilasciata a CNBC, pochi giorni dopo la storica vittoria sull'erba londinese.
"La rivalità con Alcaraz mi spinge a migliorare. Perché, quando perdi con qualcuno, vuoi lavorare ancora di più per cercare di migliorare", spiega il campione azzurro, primo italiano nella storia a trionfare sui prati della "Cattedrale del tennis". Una rivalità che negli ultimi mesi ha segnato il percorso dei due giovani dominatori del circuito, diventando la benzina che alimenta la crescita reciproca.

"La pressione è un privilegio, mi motiva a dare il massimo"
Essere in cima al ranking ATP significa portarsi dietro un peso invisibile ma costante. Sinner lo sa bene, ma ha imparato a trasformare quella sensazione in uno stimolo. "La pressione mi piace. Se non la senti, vuol dire che non ti importa nulla di quello che stai facendo. Mi sento un privilegiato per essere in questa posizione, ed è questo ciò che mi motiva a dare sempre il massimo. Certo, ho un bersaglio sulla schiena, tutti mi studiano, ma è proprio per questo che continuo ad allenarmi duramente".
Nel tennis moderno, dove ogni gesto viene analizzato e ogni punto pesa, il margine di errore è minimo. Per questo il 22enne altoatesino lavora con maniacale attenzione anche lontano dai riflettori, sostenuto da un team che lo accompagna passo dopo passo. "Ora tutti sanno come gioco e come mi muovo. Per questo ho dovuto migliorarmi ancora negli allenamenti, e qui entra in gioco il mio team. Stare sotto pressione è un privilegio".

"Nessun fallimento se dai il 100%"
Sinner non ama parlare di fallimenti. Anche la sconfitta in finale al Roland Garros contro Alcaraz non ha lasciato ferite, ma insegnamenti. "Non credo che esista il fallimento se dai il 100% e fai tutto il possibile. Puoi avere giorni buoni e giorni cattivi: sono fortunato ad aver vissuto entrambi. Senza i giorni difficili, non apprezzi quelli belli", racconta.
Una filosofia semplice, ma potente. E che lo accompagna anche nei momenti di massima gloria. Dietro il sorriso composto c'è una mentalità forgiata nel sacrificio, nella disciplina quotidiana, nel lavoro silenzioso.
"Il miglior consiglio che ho ricevuto? I miei allenatori mi hanno detto di continuare a sorridere. Giochiamo tantissimi tornei all'anno: fa parte del percorso, ma bisogna anche goderselo. Altrimenti tutto diventa troppo pesante".

"Vincere con la famiglia sugli spalti è stato incredibile"
Il successo a Wimbledon ha avuto un sapore diverso per Sinner. Non solo per il prestigio del torneo, ma per la presenza della famiglia al completo nel suo box. Un evento raro per chi vive costantemente in viaggio tra continenti e fusi orari.
"Vincere a Wimbledon è stata una sensazione incredibile, perché avevo lì con me tutta la mia famiglia e tutto il mio team. Mia mamma è arrivata a Londra il giorno della finale, apposta per vedermi. Soffre un po' durante le partite, ma è normale, è una mamma…".
Quel momento, vissuto sul Centrale, rappresenta l'equilibrio tra vita privata e ambizione professionale. Un aspetto che Sinner considera essenziale per restare lucido, anche nei periodi più intensi della stagione. "I genitori si preoccupano sempre per i figli. Di solito non hanno molto tempo libero, quindi sono stato felice che entrambi fossero lì".

"Il lavoro batte il talento: ogni giorno entro in campo con un obiettivo"
Dopo il trionfo londinese, Sinner guarda già avanti. In agenda ci sono Toronto e gli US Open, con oltre 2000 punti da difendere e una concorrenza agguerrita pronta a cogliere ogni minimo calo.
Ma lui non cambia approccio: la base resta il lavoro quotidiano. "Il lavoro duro supera sempre il talento. Esco in campo ogni giorno con un obiettivo. A volte non hai voglia di allenarti, ma ci vai lo stesso e fai di tutto per rendere la giornata produttiva. Se non lo fai in allenamento, non puoi farlo in partita". Un metodo che qualcuno ha definito "robotico", ma che per Sinner è solo il modo più naturale per inseguire un sogno.