Djokovic ha un raptus improvviso poi capisce di aver sbagliato: “Chiedo scusa al pubblico”

Novak Djokovic ha avuto uno scatto d'ira nella partita contro Matteo Arnaldi. Ha scagliato la racchetta con violenza sulla terra rossa e l'ha spaccata, rischiando di essere colpito al volto da un pezzo rimbalzato. Ma se n'è pentito fino a chiedere pubblicamente scusa per quel gesto impulsivo, frutto di frustrazione e rabbia agonistica (anche) per aver perso il servizio nel quarto game del secondo set, scaturito dalla voglia di vincere che fa a cazzotti con la consapevolezza che non è più lo stesso di prima. Non voleva mancare di rispetto all'italiano né era un tentativo di impressionarlo.
S'è detto profondamente dispiaciuto. E al momento delle interviste s'è rivolto direttamente al pubblico per quella reazione che "non è un bell'esempio" né uno spettacolo da offrire. Una frase che a fine incontro ha trasformato i fischi e i buuu di disapprovazione delle persone (che hanno scandito quel gesto di estrema di tensione) in applausi, apprezzando la sincerità e la lealtà del giocatore per aver fatto ammenda di quell'eccesso.
"Non è stato facile anche perché faceva anche un po' freddo – le parole del campione serbo -. E voglio scusarmi con gli spettatori che erano qui… mi hanno visto rompere la racchetta e non è stata una bella cosa. Ma quando si vivono momenti di grande tensione certe cose capitano".
Perché Novak sentiva particolarmente il match con l'italiano? Anzitutto, voleva cancellare lo smacco subito poche settimane prima al Masters 1000 di Madrid (6-4, 6-4 in 1 ora e 38 minuti). Poi aveva bisogno di vincere per avanzare nel torneo e sfruttare le gare come una sorta di ‘allenamento' per arrivare al Roland Garros nella migliore condizione possibile, sia a livello fisico sia emotivo. Quanto a cattiveria agonistica, ne ha abbastanza: gli occorre solo togliere un po' di ruggine e acquisire quella fiducia che un po' è stata scalfita da un rendimento inficiato da uno stato di forma precario.
Ed è questo l'aspetto che (lo) preoccupa di più, è stato palese quando, proprio in occasione del 4-1 in favore di Arnaldi, ha fatto ritorno verso la postazione camminando lentamente, con un'andatura quasi claudicante per il dolore che s'è manifestato al ginocchio operato nel 2024 (ironia della sorte, dopo l'infortunio capitatogli al Rolando Garros). Una volta seduto, Djokovic ha più volte piegato l'articolazione con un'espressione di lieve sofferenza. Ce l'ha fatta a chiudere e a conquistare il passaggio del turno ma i timori per l'Open di Francia (impostato su incontri al meglio dei cinque set) sono tangibili e la domanda è sempre la stessa: riuscirà a resistere alle sollecitazioni di un percorso sicuramente più impegnativo?
Ne ha parlato più volte lo stesso Nole, anche prima delle partite in Svizzera, spiegando di trovarsi in una situazione nuova e difficile da accettare. "Cercare di vincere una partita o due… senza poter ambire ad arrivare fin in fondo nei tornei. È una sensazione completamente diversa da quella che ho provato per oltre 20 anni nel tour. È una sfida mentale che affronto in campo. Ma questo faccia parte del ciclo della vita".