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Djokovic contro Nadal nella finale più lunga nella storia del Grande Slam

Il 29 gennaio 2012 si è giocata la finale dell’Australian Open fra Novak Djokovic e Rafael Nadal. Sarà una sfida epica, vinta dal campione serbo, ricca di colpi di scena e momenti di puro sacrificio fisico e sarà eterna, durando 5 ore e 53 minuti e diventando la finale di un torneo del Grand Slam più lunga nella storia del tennis.
A cura di Jvan Sica
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Nel momento in cui è scoppiata la pandemia che ci ha praticamente bloccato mente e corpo nello stato in cui siamo adesso, l’ultima meravigliosa immagine di sport che tutti avevamo in testa è quella sensazionale partita che Novak Djokovic e Roger Federer hanno giocato a Wimbledon per la finale del 2019. Una partita in cui c’è stato tutto quello che un uomo può mettere su un campo da tennis: tecnica, tattica, sacrificio, rapidità, elasticità, classe, voglia di vincere e allo stesso tempo di non mollare. Come ha detto Djokovic a fine partita, “è una di quelle partite che quasi ti dispiace che abbia perso l’altro”.

Questa finale è stata storica, indimenticabile ed eterna, durando la bellezza di 4 ore e 57 minuti. Eppure, se pensate che questa partita sia il massimo possibile, c’è stata un’altra finale che è stata allo stesso modo giocata da due dei migliori tennisti della storia, stupenda sotto tutti i punti di vista, tirata al massimo, ma che è durata ancora di più, 5 ore e 53 minuti, diventando la finale di Slam più lunga della storia del tennis. Stiamo parlando della finale degli Australian Open del 2012, giocata ancora una volta fra Novak Djokovic ma questa volta contro Rafael Nadal.
In quel 29 gennaio 2012 Nole Djokovic era il nuovo re del tennis. Aveva avuto un 2011 assurdo, diventando il sesto giocatore della storia a vincere tre tornei del Grand Slam in un anno (perde solo al Roland Garros in semifinale contro Federer), ma il primo per guadagno che un tennista abbia portato a casa in un anno solare con 12.619.803 dollari.

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Rafael Nadal viene da un 2011 in cui ha ovviamente vinto il Roland Garros, ma da segnalare è lo score dell’anno precedente, il migliore della sua carriera, riuscendo a vincere a Parigi ma anche Wimbledon e gli US Open, diventando anche lui uno di quei sei che hanno sfiorato il Grand Slam.
Quando scendono sul campo della Rod Laver Arena i due sono i più grandi tennisti del presente, due dei migliori tennisti della storia, due dei migliori tennisti del futuro. Non male.

Queste etichette entrambi le avevano serenamente dimostrate anche nel corso del torneo. Nole Djokovic aveva tranquillamente battuto Ferrer ai quarti per 3-0, mentre in semifinale affronta Andy Murray, componente autorevole dei Big Four, che vedrà nel 2012 avverarsi il suo magic year con il primo Slam e l’oro olimpico vinto a Wimbledon. La partita è molto più difficile e sarà vinta dal serbo per 3-2 con un 7-5 nel set finale.
Rafael Nadal dal canto suo aveva battuto abbastanza agevolmente Tomas Berdych per 3-1 e allo stesso modo aveva vinto senza grossi patemi contro Roger Federer. Ancora un 3-1 che dimostrava quanto lo spagnolo fosse cresciuto anche sul veloce e quanto doveva essere difficile per Djokovic affrontarlo in finale.

Nel primo set c’è grande equilibrio, anche se parte bene Nadal che va avanti 2-4, ma Djokovic risponde e porta la partita sul 4-4. Un paio di dritti non controllati da Djokovic però fanno pendere la bilancia verso lo spagnolo che se lo aggiudica per 7-5. Nole però non aveva ancora carburato e nel secondo e nel terzo domina, con il suo tennis agile e potente. Nel quarto Nadal fa la solita partita di sacrificio assoluto, riesce a salvare il match, quando fa svanire tre break point sul 3-4 e 0-40, giocando cinque punti sensazionali di seguito e con la sua solita rabbia agonistica porta tutto al quinto set.

Nel set decisivo sull’onda emotiva del quarto set, Nadal va avanti 4-2 e sembra finita perché va al servizio. Ma il serbo fa un contro break e poi tiene il servizio per il 4-4. Djokovic sale ancora di colpi nonostante siano passate le 5 ore di gioco e va avanti 6-5 e si appresta al servizio. Nadal riesce anche a giocare per il break, ma Nole risponde e vince per 7-5. Per sfogare la gioia e la spossatezza, Djokovic si straccia la maglia, come un nuovo Hulk. Un gesto che ci sta dopo 5 ore e 53 minuti, la più lunga finale Slam della storia.

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È stata una partita favolosa e anche le parole dei protagonisti lo confermeranno. “Per me sono state due settimane fantastiche e non dimenticherò mai questo match”, dirà Nadal appena terminato il match. Come dirà poi per Federer a Wimbledon nel 2019, anche in questo caso Djokovic afferma: “Purtroppo non possono esserci due vincitori ma ti auguro il meglio per questa stagione e spero di vivere altre finali come questa”. Non sono frasi fatte ma la dura realtà dello sport che però ha visto svolgersi una sfida stellare.

Non fu una partita normale per entrambi gli atleti e sfide come queste indirizzano in un certo modo le carriere di chi le gioca. Quella partita infatti per Nadal si inserisce in una striscia impressionante di finali perse contro Djokovic. In poco tempo Indian Wells, Miami, Madrid, Roma, Wimbledon, New York e l’Australia e lo spagnolo capisce che il suo gioco deve essere leggermente modificato per combattere contro questo mostro serbo. Da parte sua Nole comprende benissimo come debba insistere al massimo sulle sue skills per restare in cima.

Il risultato è che quando riavremo di nuovo gli Australian Open a partire dall’8 febbraio, Novak Djokovic e Rafael Nadal saranno ancora il numero 1 e 2 del seeding. E magari ci sarà ancora una loro straordinaria sfida finale.

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