Innerhofer era in Cile con Franzoso: “Dalla seggiovia ho visto Matteo, sono andato fuori di testa”

Christof Innerhofer è sconvolto, distrutto, non vede l'ora di lasciare al più presto il Cile, dov'era impegnato anche lui in allenamento assieme a tutta la squadra azzurra dei velocisti di sci alpino: la tragica morte del compagno di nazionale Matteo Franzoso, deceduto in seguito a una rovinosa caduta, lo ha gettato nella disperazione. "Sono andato fuori di testa, non riesco neanche a dormire. La prima notte ho camminato fino alle quattro del mattino, la seconda sono rimasto in palestra per sfogarmi. Sono distrutto", racconta dal Sudamerica il 40enne, in procinto di imbarcarsi per l'Italia il prima possibile.
"Non mi interessa rimanere qui, vado a casa – spiega Innerhofer a ‘Repubblica' – Ho lasciato il ritiro per raggiungere Santiago, sono passato in ambasciata visto che mi hanno rubato tutto, passaporto compreso, poi volerò in Italia al più presto perché qua non faccio più niente di niente. Torno a casa, non mi interessa allenarmi, non potrei farlo. Non ho le forze, come faccio a pensare a sciare? I risultati contano zero in confronto alla vita perduta. Voglio andare al funerale di Matteo, cercare nel mio piccolo di stare vicino alla sua famiglia".

Christof Innerhofer ha assistito dall'alto ai soccorsi portati a Matteo Franzoso: "Ho capito subito la gravità"
Il campione del mondo di supergigante a Garmisch-Partenkirchen era un idolo per Matteo, assistere impotente alle conseguenze della caduta è stato devastante: "Risalendo in seggiovia ho visto cosa era successo e sono andato fuori di testa. Ho visto le persone intorno a lui, ho capito subito la gravità dell'incidente. Io sono sceso due minuti prima di Matteo e stavo risalendo per fare il secondo giro sulla pista. Non eravamo solo noi italiani, c'era anche il britannico Roy-Alexander Steudle e lo svizzero Justin Murisier, infatti ad accompagnare Matteo è stata anche la dottoressa elvetica".
Innerhofer prova a ipotizzare cosa sia successo: "C'era un dossettino che alleggeriva un po' i discesisti quando arrivavano, poi c'era una curva verso sinistra. Quando ero al traguardo ho sentito che Matteo era caduto sul salto, ma non sapevo come, dove, cosa. Poi sono salito, e ho visto. Credo che lui sia andato dritto. Non era un passaggio difficile, però se commetti un errore, vai sugli spigoli o sulle punte degli sci in pochi centesimi di secondo, prendi la direzione sbagliata e vai fuori pista… Matteo era un ragazzo per bene e allegro: abbiamo scherzato e riso anche la sera prima, a cena. Mi ha sempre chiesto consigli, che gli ho dato anche quando non me ne chiedeva". Fa davvero male, risalire sugli sci non sarà facile per Christof.