Lorenzo Marsaglia: “Vivo di tuffi ma soffro di vertigini, già da 3 metri fatico. È insuperabile”

Nel 2019 conquistò la sua prima medaglia in assoluto agli Europei col bronzo da un metro. Poi nel 2022 si è preso l'oro a Roma dal trampolino di 3 metri. Due momenti fondamentali nella carriera di Lorenzo Marsaglia, che si è raccontato a Fanpage.it. "Ho iniziato per caso, ero un ragazzino scalmanato e mi diedero qualcosa da fare". Da allora, un crescendo in trampolino come nella vita: "Il nostro gesto dura un secondo ma dietro c'è una vita di impegno e sacrifici". Che lo vedrà protagonista anche ai prossimi Mondiali di Singapore: "Ma nell'individuale solamente da 1 metro. Ho un fastidio alla spalla e ho dovuto fare una scelta".
Lorenzo si riparte dai Mondiali a Singapore, com'è andata la preparazione?
La preparazione è andata molto bene, quest'anno post olimpico abbiamo ricominciato un po' più piano e ho fatto tante gare gli Europei in Turchia che sono andati molto bene, quindi siamo fiduciosi per un buon risultato anche adesso.
In quali gare ti vedremo ai Mondiali?
Parteciperò alle gare da 1 metro, a iniziare dal 27 luglio e farò i 3 metri sincro con Giovanni Tocci il giorno dopo, quindi il 28.
Saresti contento se…?
Beh, sicuramente proverò a rifare il risultato dell'anno scorso con l'argento nel sincro da tre metri, e proverò a migliorarlo sicuramente come punteggio. Poi nei tuffi è molto particolare questo aspetto: può accadere che tutti facciano dei punteggi alti o tutti fanno dei punteggi bassi. Alla fine conta solo una cosa: fare sempre bene e pensare a sé… poi c'è sempre l'errore nel quale qualcun altro può incappare…
Una scelta tua o condivisa di affrontare i mondiali con il singolo da 1 metro e non da 3?
Una scelta mia, proprio di quest'anno perché ho deciso di allenarmi un pochino di meno, senza preparare tre competizioni importanti in contemporanea. Poi ho qualche problemino alla spalla e fare anche la gara da 3 metri mi dava noia e quindi ho preferito concentrarmi solo su sulle altre due.
Un tuffo dura forse poco più di un secondo, ma dietro ci sono tanti sacrifici… com'è la vita di un tuffatore?
Come in ogni altro sport l'allenamento è giornaliero, costante e anche se siamo uno sport di nicchia e non siamo sulla bocca di tutti con partite settimanali o un vero campionato, i sacrifici ci sono ed esistono. Senza dimenticare che abbiamo poche gare che le persone possono vedere e magari appassionarsi anche. Alla fine si contano su una mano… Europei, Mondiali, Olimpiadi.

Tutto ciò ti mette più pressione o meno?
C'è sempre tensione, conosciamo benissimo questo aspetto di una visibilità limitata e quindi tutto l'allenamento è concentrato per fare il meglio possibile perché sai che hai gli occhi di tutti addosso. Magari tra i curiosi c'è anche qualche bambino pronto ad appassionarsi ai tuffi, che decide di provarci, quindi sai che devi fare bene.
E la tua passione per i tuffi, quand'è che è nata?
Ammetto che come disciplina da scegliere poi come un lavoro e professione è decisamente particolare. Io sono stato fortunato perché facevo nuoto al Foro Italico dove c'era una piscina, dove ho iniziato a tuffarmi. Tanta fortuna e la voglia di un bambino troppo iperattivo che dovevano impegnarlo costantemente per fargli fare qualcosa.
E perché all'interno dei tuffi hai scelto il trampolino da uno o tre metri?
Questa è stata una necessità, un fattore insuperabile: soffro di vertigini, quindi più in là dei tre metri dove già fatico, niente. Già quando passo dal trampolino di 1 a quello di 3 sento la differenza. Quindi figuriamoci se mai avrei potuto solo pensare di andare dai 10 metri o oltre come fanno tanti.
Cosa passa nella testa di un tuffatore in quegli istanti? Riuscite a pensare o si riduce tutto a pura meccanica da allenamento?
Si è quasi un automa in realtà, nel senso che hai già fatto tutto prima talmente tante e tante volte che quindi non ti rendi neanche conto tu di quello che sta accadendo. Soprattutto se sei molto forte riesci a fare tutti i movimenti come li hai preparati. Però di solito io provo a pensare, magari a una, massimo due cose su cui concentrarsi e poi lascio fare. Ho imparato che se pensi troppo spesso sbagli.
Come le entrate in acqua ad esempio? Qual è quella perfetta?
Eh, a saperlo, sto ancora cercandola… a scoprirla le vincerei tutte.
Invece il tuffo che ti dà più soddisfazione? E quello che ti mette ancor oggi più in difficoltà?
Quelli dove non mi trovo a mio agio li ho cancellati, ad esempio, quest'anno dalla gara dei 3 metri. Mentre il tuffo che mi soddisfa di più è anche quello tra i più facili, che facciamo nella gara sincro: il doppio e mezzo avanti con due avvitamenti, che in gergo lo chiamiamo doppio con doppio. E' quello che mi riesce meglio forse perché lo considero il più divertente perché presenta sia rotazioni che avvitamenti.
Che Lorenzo Marsaglia troveremmo se potessimo entrare negli spogliatoi poco prima di una gara importante?
Probabilmente lo stesso di tutti i giorni… Come tutti ho anch'io qualche piccolo rito scaramantico pre-gara ad esempio soprattutto curo l'alimentazione. Poi sul trampolino qualche piccolo qualche gesto, per il resto mi ritengo il solito, non cambio. Anche con Giovanni, ad esempio, sono io colui che abbassa la tensione, mentre lui è il tipico super concentrato sulla gara.

A proposito, i tuffi sono fondamentalmente uno sport individuale. Che differenza c'è nel sincro dove si dipende gli uni dagli altri?
Personalmente come ansia e pressione durante la gara più o meno è tutto simile. Quando sei da solo hai tutta la pressione su di te, non c'è nessuno che ti conforta, tranne l'allenatore o il il tifo de dei compagni di squadra. Devi trovare la carica solo dentro di te, in sincro sai che c'è lì vicino un compagno pronto a sostenerti, tutto sommato in due è più divertente.
E quanto conta l'amalgama lontano dal trampolino? Con Giovanni siete amici anche nella vita, giusto?
Al netto dei sacrifici e degli allenamenti, quasi il 100% perché sai che che puoi anche sbagliare senza che l'altro si arrabbi. Avere un certo rapporto fuori dalla piscina crea molta tranquillità.
Non sono mancati momenti di critica, tensione e difficoltà. Come li affronti?
Ho imparato dai miei errori… fino a 5-6 anni fa accumulavo e non mi faceva bene, poi ho iniziato a lavorare con un mental coach, Stefano Massari, che mi ha aiutato molto nella gestione dell'ansia. Effettivamente da quando lavoro con lui poche volte sono stato davvero insoddisfatto. Ci sono tante piccole cose, dei piccoli movimenti, tutto dev'essere controllato dalla testa perché non puoi rilassarsi. In altri sport, in una partita di 90 minuti di calcio ti puoi distrarre nei tuffi no. Come nel golf o nel tennis, guardate Sinner.
Cioè?
E' l'esempio lampante che c'è un lavoro mentale sulle emozioni, la gestione dell'ansia: dietro alle sue vittorie c'è una pratica costante di tenuta psicologica. Poi sbagliare un colpo è come nei tuffi: basta sbagliare un particolare in un singolo tuffo e difficilmente puoi recuperare per una medaglia.
Un lavoro che ti ha portato anche sul tetto più alto con l'oro agli Europei di Roma nel 2022. E' ancora oggi il tuo traguardo più bello?
Sì, è una di quei momenti che anche facendo una buona carriera difficilmente capitano e averlo fatto subito lo ritengo un traguardo eccezionale, poi davanti al mio pubblico… averlo fatto in casa è tutta un'altra storia.
Cosa ricordi di quei momenti?
Poco o nulla… forse la l'unica cosa che ricordo davvero bene è il boato del pubblico, degli amici, parenti perché tutto ciò che riguarda gli elementi tecnici dei tuffi lo ho completamente scordati l'attimo dopo. Una grandissima gioia. Dopotutto quella medaglia d'oro è proprio qua sempre vicino a me, sul mobile, a ricordarmelo.
E della tua prima medaglia in assoluto che risale oramai al 201919, a Kiev che ricordi hai?
Me la ricordo come una cosa completamente inaspettata. Avevo fatto la mia gara e me ne stavo andando via quando ho sentito qualcuno che mi diceva: "Guarda, hai preso la medaglia". E' stato stranissimo, mi sembrava uno scherzo.
E invece fino adesso sembra che resti un conto aperto con le Olimpiadi, giusto?
Non sono andate benissimo, diciamo. Nella prima di Tokyo non avevamo l'idea di poter arrivare effettivamente a una medaglia e quando è arrivata la possibilità, non ci siamo fatti trovare pronti. A Parigi eravamo pronti, abbiamo fatto un buon punteggio, ma non è bastato perché le tre coppe più forti al mondo sono state perfette.
Un quarto posto che per molti è stato un fallimento, per te e Giovanni?
Quando sei a vederlo da fuori può sembrare un fallimento in effetti. Uno prepara per anni una gara, poi al momento più importanti arrivi quarto. Sì, può sembrare un fallimento ma dal nostro punto di vista di atleti quando hai fatto tutto il possibile non c'è un solo minimo accenno di rammarico. Resta la soddisfazione al di là della medaglia.
Restiamo sulle Olimpiadi, cos'è che cambia rispetto ai Mondiali o agli Europei? Ti sei mai chiesto perché queste tue difficoltà?
Cambiano le dinamiche che si creano. Per quanto riguarda i mondiali ci sono ogni due anni, quindi c'è una preparazione di con in mezzo tantissime gare. Ci si arriva carichi, mentre è tutto inquadrato in una preparazione molto più lunga, quadriennale, per le Olimpiadi. Diciamo che ai Mondiali o agli Europei se sbagli puoi rifarti quasi subito. Alle Olimpiadi, di 4 anni in 4 anni tutti si aspettano che tu sia nella miglior fase di preparazione fisica. C'è molta più tensione per l'importanza della gara.
E a livello generale, la scuola italiana di tuffi a che livello è?
Da una decina di anni a questa parte abbiamo un vivaio importante, si è allargato. Magari non c'è il fenomeno, la Tania Cagnotto di turno ma tutto l'insieme è cresciuto e sta crescendo. Abbiamo margini di miglioramento, possiamo avere una buona Nazionale anche in futuro. Poi ci sono sempre le Nazioni che sono oltre.
Ad esempio?
Soprattutto i cinesi, a volte li osservo e li vedo fare un ciclo olimpico perfetto. Magari li vedi tuffarsi sei volte tra allenamento e gara, senza mai sbagliare e ti dici: "Ma c…o, come fanno? E' una roba notevole che ti resta dentro. Loro restano fortissimi.
Il tuo rapporto con la fama, come la gestisci?
Beh, quelle poche… le pochissime volte che succede che mi riconoscono per strada mi fa molto piacere. Provo a tener botta sui social, aiutano in questo e anche per il futuro: quanto finirà devi aver messo le basi solide.
E Lorenzo Marsaglia cosa farà da grande?
Ho studiato, sono laureato in fisioterapia. Ho fatto un po' di tirocini vari, per imparare un po' il mestiere e inizierò a seguire qualche corso un po' più specifico. L'obiettivo è rimanere nel mondo dello sport, essere fisioterapista magari seguendo anche qualche squadra. Non sarebbe male.
Come nella Roma, la squadra del tuo cuore?
Un sogno… ma la vedo un bel po' complicata…