Perché l’ex olimpionico diventato boss dei Narcos aveva la più incredibile collezione di MotoGP mai vista

Le decine di MotoGP e superbike sequestrate in Messico, per un valore stimato attorno ai 40 milioni di dollari (circa 36,5 milioni di euro), non sono solo l'ennesimo capitolo spettacolare della caccia a Ryan James Wedding, ex atleta olimpico canadese diventato uno dei boss del narcotraffico più ricercati al mondo. Quelle moto spiegano meglio di qualsiasi atto d'accusa chi sia Wedding e cosa voglia rappresentare.
Ex snowboarder alle Olimpiadi invernali del 2002, Wedding ha costruito la sua seconda vita lontano dallo sport, fino a diventare, secondo l'FBI, il vertice di un'organizzazione criminale capace di muovere tonnellate di cocaina e miliardi di dollari. In quel contesto, la collezione di MotoGP non era un capriccio da appassionato, ma una dichiarazione di status.

Le MotoGP come simbolo di potere criminale
Le immagini diffuse dalle autorità mostrano file ordinate di Ducati da gara, con livree e sponsor identici a quelli visti nei box del Motomondiale. Moto che richiamano stagioni, piloti e vittorie: le Desmosedici guidate da Dovizioso, Capirossi, Valentino Rossi, Jorge Lorenzo, Andrea Iannone, fino alla Kalex Moto2 con cui Marc Marquez vinse il titolo prima del salto in MotoGP. Accanto, icone assolute come la Ducati 916 di Carl Fogarty, simbolo della Superbike anni Novanta.
Per Wedding, possedere quelle moto significava appropriarsi di un'élite. La MotoGP è il vertice tecnologico del motociclismo, un mondo chiuso, costosissimo, irraggiungibile per i più. Esattamente come il potere criminale che l'ex olimpionico avrebbe costruito: esclusivo, ostentato, intimidatorio.

Un museo privato della velocità
Non si tratta solo di valore economico. Quelle moto raccontano la storia del motociclismo mondiale, dagli anni Ottanta a oggi, passando per due tempi leggendari e prototipi moderni. Un museo privato che unisce sport, tecnica e mito, reso ancora più inquietante dal contesto in cui è stato trovato: proprietà riconducibili a un uomo accusato di omicidi, traffico internazionale di droga e riciclaggio.
L'FBI lo ha definito una figura paragonabile ai grandi narcos del passato e, in una delle poche dichiarazioni chiave, ha spiegato: "Ryan Wedding ha orchestrato omicidi contro i suoi rivali, contro testimoni collaborativi, contro chiunque incrociasse il suo cammino". In questo quadro, la collezione di MotoGP diventa parte integrante del personaggio, non un dettaglio marginale.
Chi è Ryan Wedding: l'uomo passato dal sogno sportivo al narcotraffico
Wedding era cresciuto nello sport, dove la vittoria è tutto e il margine tra successo e anonimato è sottile. La velocità, il rischio, la competizione estrema: elementi che tornano anche nella sua ossessione per le moto da corsa. Le MotoGP sequestrate raccontano la parabola di un uomo che, perso lo sport, ha cercato altrove la stessa adrenalina, finendo per costruire un impero criminale.
Oggi quella collezione è sotto sequestro. Resta come prova materiale di una storia fuori scala: la più impressionante raccolta di MotoGP mai vista, accumulata da un ex olimpionico, oggi latitante con un taglia da 15 milioni di dollari sulla testa, che ha trasformato la passione per la velocità in un simbolo del proprio potere criminale.