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L’ultima rivoluzione di Toyota vuole sconvolgere il mondo dell’auto: il motore va ad idrogeno liquido

Mentre l’industria automobilistica si muove compatta verso l’elettrico, Toyota rilancia sull’idrogeno. Il colosso giapponese presenta un nuovo motore alimentato a idrogeno liquido, accoppiato a un sistema ibrido. Dalle corse alla produzione industriale, l’obiettivo è chiaro: decarbonizzare senza rinunciare a prestazioni e autonomia.
A cura di Michele Mazzeo
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Toyota continua a nuotare controcorrente nel mondo dell'automotive. Mentre gran parte dell'industria ha ormai puntato tutto sull'elettrico a batteria, il marchio giapponese investe in un'altra direzione: l'idrogeno. Non si tratta solo di una visione alternativa, ma di una strategia strutturata e concreta che, passo dopo passo, punta a ridisegnare il concetto stesso di mobilità a zero emissioni.

La posizione della casa nipponica è chiara: "Toyota considera l'idrogeno un combustibile importante nei suoi sforzi per ridurre le emissioni di CO₂ con l'obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica".

Un obiettivo perseguito non solo nei veicoli fuel cell (FCEV), ma anche con progetti paralleli come generatori stazionari a celle a combustibile o, addirittura, una sauna a idrogeno sviluppata in collaborazione con l'azienda finlandese Harvia.

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Il segnale più forte però arriva dal mondo delle corse. In vista della 24 Ore di Le Mans, Toyota ha presentato la GR LH2 Racing Concept, una vettura spinta da un motore a idrogeno liquido affiancato da un sistema ibrido. Derivata dalla GR010 Hybrid, rappresenta l'evoluzione della sperimentazione iniziata nel 2021 nella serie Super Taikyu. Dopo i primi test con l'idrogeno gassoso, nel 2023 il sistema è stato adattato al formato liquido.

Proprio nel 2023, però, un incidente ha rischiato di rallentare il progetto: un incendio durante un test al Fuji International Speedway ha costretto Toyota al ritiro temporaneo.

"L'incendio del veicolo non era stato causato direttamente dal cambio di carburante da idrogeno gassoso a idrogeno liquido", chiarì all'epoca il team. La causa? Un giunto allentato per le vibrazioni, che ha provocato la fuoriuscita di idrogeno poi innescatasi vicino al motore.

Il sistema di sicurezza ha comunque funzionato, interrompendo l'erogazione e contenendo i danni. Toyota ha rivisto il design delle tubazioni e, oggi, il progetto prosegue con ancora maggiore attenzione.

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La Mirai e la Hyundai Nexo restano gli unici modelli FCEV realmente sul mercato, ma la scarsa infrastruttura di rifornimento limita l'adozione di massa. Eppure Toyota non si ferma: anche il pick-up HiLux ha ricevuto un prototipo fuel cell e il gruppo giapponese ha appena presentato la terza generazione del suo sistema a celle a combustibile, pronto al debutto commerciale nel 2026.

I miglioramenti sono rilevanti:

  • Volume ridotto del sistema
  • Efficienza aumentata del 20%
  • Durata equiparabile a un motore diesel
  • Versatilità applicativa: dalle auto ai treni, fino alle imbarcazioni

Il tutto in un'ottica di efficienza, autonomia e rapidità di rifornimento, dove l'elettrico a batteria mostra ancora limiti. Non a caso Toyota ha siglato una joint venture miliardaria con Daimler Truck per sviluppare mezzi pesanti a idrogeno unendo le forze con Hino e Mitsubishi Fuso.

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Nonostante permangano criticità strutturali – scarsa rete di distributori, alti costi di produzione e un mercato ancora immaturo – Toyota scommette sul lungo periodo. Gli incentivi all'acquisto della Mirai e gli investimenti nella filiera dell'idrogeno mostrano che il marchio non vuole semplicemente partecipare alla transizione: vuole guidarla.

Toyota ha raccolto la sfida. E nel farlo lancia un messaggio netto: non esiste una sola via per la mobilità sostenibile. L'idrogeno potrebbe essere la risposta per tutti quei contesti dove l'elettrico “puro” non basta più.

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