Laura Villars vuole bloccare l’elezione del presidente FIA: azione legale per fermare Ben Sulayem

La corsa alla presidenza della FIA si trasforma in un caso giudiziario. Laura Villars, pilota 28enne candidata alla guida della Federazione, ha deciso di citare in giudizio l'organo che governa il motorsport mondiale, compreso il fiore all'occhiello della Formula 1, accusandolo di aver costruito un sistema elettorale che impedisce ogni reale competizione e garantisce la rielezione di Mohammed Ben Sulayem.
Il Tribunale giudiziario di Parigi ha accettato la richiesta d'urgenza, fissando l'udienza per il 10 novembre. L'obiettivo della Villars è chiaro: fermare le elezioni presidenziali della FIA, previste per il 12 dicembre, finché non sarà chiarita la legittimità del processo elettorale.

Il nodo del regolamento e il "vantaggio" di Ben Sulayem
Secondo le regole FIA, ogni candidato deve presentare una lista presidenziale composta da dieci membri, tra cui sette vicepresidenti provenienti da diverse regioni del mondo. Ma la lista ufficiale dei membri eleggibili al World Motorsport Council presenta una grave anomalia: solo un rappresentante per il Sud America, la brasiliana Fabiana Ecclestone, moglie dell'ex patron della F1 Bernie e già dichiarata sostenitrice di Ben Sulayem.
Una situazione che rende impossibile per qualsiasi altro candidato completare la propria squadra, bloccando di fatto l'accesso alle elezioni. Per Villars, che come spiegato nell'intervista rilasciata a Fanpage fa della trasparenza il suo cavallo di battaglia, questo meccanismo "mina i principi di pluralismo e democrazia interna", trasformando il voto in una formalità per ratificare la riconferma dell'attuale presidente.

L'azione legale per difendere la democrazia nella FIA
Dopo mesi di tentativi di dialogo, la candidata svizzera ha scelto la via legale per denunciare quelle che definisce "gravi carenze democratiche e violazioni degli statuti interni".
"Non agisco contro la FIA, ma per proteggerla. La democrazia non è una minaccia per la FIA, è la sua forza", ha spiegato Villars, confermando la volontà di difendere i principi di trasparenza e integrità alla base dello statuto federale.

Il suo avvocato, Robin Binsard, ha sottolineato che la procedura d'urgenza concessa dai giudici "dimostra che la magistratura sta prendendo sul serio le carenze democratiche interne alla FIA".
L'azione mira dunque a ottenere una sospensione immediata del processo elettorale, con la possibilità che la Corte imponga una revisione delle regole di rappresentanza regionale o, in alternativa, la nomina di un amministratore indipendente per supervisionare le elezioni.

Mayer si schiera con Villars
Anche Tim Mayer, altro candidato rimasto escluso, ha espresso sostegno alla collega. In una recente intervista ha definito il processo elettorale "l'illusione della democrazia", denunciando come "in alcune regioni c'è un solo nome possibile, sempre lo stesso: quello del presidente uscente".
Mayer non ha intrapreso un'azione legale autonoma ma ha lasciato intendere di poter affiancare Villars nella battaglia per la riforma della governance FIA, una collaborazione che potrebbe rafforzare il fronte anti-Sulayem.

La risposta della FIA
La FIA ha reagito con una nota formale, difendendo la legittimità e la trasparenza del proprio processo elettorale. "L'elezione presidenziale della FIA è un processo strutturato e democratico, volto a garantire equità e integrità in ogni fase", si legge nella dichiarazione ufficiale.
L'organo di governo ha ricordato che i criteri di eleggibilità e rappresentanza sono pubblici dal 13 giugno e "non rappresentano una novità, essendo già stati applicati nelle precedenti elezioni". Tuttavia, per via della causa in corso, la Federazione ha scelto di non commentare ulteriormente fino alla decisione del tribunale.

Un test per la credibilità della Federazione
L'udienza del 10 novembre sarà un momento chiave per la credibilità della FIA. Se il tribunale dovesse accogliere il ricorso, le elezioni potrebbero essere rinviate o annullate, costringendo l'organizzazione a rivedere i propri statuti. In caso contrario, Ben Sulayem otterrebbe un secondo mandato senza oppositori, con il rischio di accentuare i dubbi sulla trasparenza interna.
Per Laura Villars, la battaglia non è contro un uomo, ma contro un sistema: "Se vinciamo, non vinciamo noi: vince la democrazia nella FIA".