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Cosa ha pensato davvero Verstappen quando Kimi Antonelli gli ha mostrato il numero 4 a Las Vegas: “Wow”

Il gesto di Kimi Antonelli a Las Vegas e la reazione autentica di Max Verstappen: cosa ha davvero pensato il campione della Red Bull nel momento in cui il rookie gli ha mostrato il numero 4.
A cura di Michele Mazzeo
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A Las Vegas la scena è durata pochi secondi: a fine gara Kimi Antonelli che si avvicina a Max Verstappen, gli indica con le dita il numero 4, e il pilota Red Bull che ride, alza il pollice e resta per un istante sinceramente spiazzato. È lì, in quel gesto rapido prima della cerimonia del podio, che si capisce cosa abbia realmente pensato il campione del mondo davanti all'ennesima prova di maturità del diciannovenne della Mercedes.

Verstappen lo ha raccontato qualche giorno dopo, nel media day del GP del Qatar, chiarendo cosa gli fosse passato per la testa in quell'istante. Il contesto conta: Antonelli era partito 17°, aveva rimontato fino al quarto posto e solo una penalità, per partenza anticipata, lo aveva fatto scivolare quinto, per poi risalire al terzo grazie alla doppia squalifica McLaren. Un risultato che Max non aveva seguito in diretta, impegnato nella lotta per la vittoria, poi ottenuta senza problemi, con Norris e Russell.

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E proprio per questo la sua reazione è stata così autentica. "Quando Kimi mi ha detto dove si era piazzato ho pensato ‘wow, è davvero bravo", ha ammesso Verstappen. In quel "wow" c'è il vero significato della scena di Las Vegas: la sorpresa genuina di un veterano che si rende conto di quanto il rookie stia già diventando un fattore in Formula 1.

Il numero "4" mostrato da Antonelli non era un gesto arrogante, ma la conferma di una crescita ormai visibile. Verstappen lo ha capito subito, tanto da soffermarsi sulla qualità della gara del giovane italiano, definendo "incredibile" lo stint che gli aveva permesso di andare più forte di George Russell sulla stessa macchina nonostante l'enorme differenza per quanto riguarda i giri effettuati con quel set di gomme. Il campione Red Bull sa riconoscere chi ha la stoffa, anche perché rivede in lui il percorso che ha fatto a sua volta da giovanissimo.

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Il gesto di Las Vegas ha avuto quindi un peso specifico particolare. In quella frazione di secondo Verstappen ha colto un dettaglio essenziale: Antonelli non è un rookie qualsiasi, ma un pilota che sa reggere la pressione, che non si nasconde e che soprattutto ha imparato a non forzare quando non serve, un difetto che aveva mostrato nella prima parte dell'anno.

La conferma è arrivata anche ricordando la battaglia di San Paolo, quando Max aveva provato invano a superarlo all'ultimo giro: "È stata una prestazione davvero forte da parte sua", ha detto. Lo stesso giudizio che, implicitamente, gli è passato davanti agli occhi quando Kimi gli ha mostrato quel "4″. A Las Vegas, insomma, Verstappen non ha visto un gesto da teenager, ma il segnale concreto che Antonelli sta entrando a pieno titolo nel gruppo dei piloti che contano. E quel pollice alzato racconta esattamente questo.

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