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Prova disumana di Vingegaard a cronometro, disintegra Pogacar in 22 km: “Non ci credevo nemmeno io”

Scelte tattiche e tecniche perfette ma soprattutto uno stato di forma pazzesco: così Jonas Vingegaard ha stravinto la cronometro dando oltre 1 minuto e 30 a Pogacar. “Non come sia potuto accadere, stavo semplicemente bene”. Appaiati per 2.600km, ne sono vastati 22 per ipotecare il Tour de France.
A cura di Alessio Pediglieri
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Nella 16a tappa al Tour de France, che prevedeva l'inizio della terza settimana con la cronometro da Passy a Combloux, il dominio di Jonas Vingegaard si è manifestato in tutta la sua potenza, conquistando la vittoria con una dimostrazione di forza impressionante. Annichilito Tadej Pogacar, arrivato secondo a oltre 1 minuto e 30, battuto in modo inesorabile e adesso lontanissimo in classifica generale in vista di Parigi. E la stessa maglia gialla ha stentato a credere alla prova prestazione.

Dopo aver percorso 2.613 km in due settimane, Jonas Vingegaard e Tadej Pogačar erano separati solamente da 10 secondi. Nè i Pirnei né le Alpi avevano permesso di capire chi fosse il migliore tra i due che si sono battuti su ogni salita con scatti e contro scatti, sempre arrivando gomito a gomito. Poi sono bastati solo 22 chilometri e tutto è cambiato. Merito di una prestazione monstre di Vingegaard che ha disputato una cronometro che ha rasentato la perfezione e non ha lasciato scampo all'avversario, che ha chiuso a 1'38" di ritardo. Jonas Vingegaard è letteralmente volato interpretando un percorso che era tutt'altro che facile e che si sta dimostrando decisivo per la maglia gialla da mostrare a Parigi.

Una vittoria che sa di dominio incontrastato anche se mancano un paio di tappe, come la 17a ancora in piena montagna, in cui Pogacar dovrà provare a fare di tutto per rientrare in corsa per il Tour. Anche lo stesso Vingegaard si è strabiliato per la propria prestazione, sia durante sia dopo il traguardo, rivedendosi. Dopotutto l'impresa ha lasciato letteralmente a bocca aperta tutti, confermando uno stato di forma eccezionale e scelte di gara vincenti. Al contrario di Pogacar, infatti, il danese ha deciso per una tattica completamente differente: nessun cambio di bici, nessuna borraccia con sé per potersi dissetare. Tutto ciò che invece ha fatto Pogacar che alla fine però ha pagato le proprie scelte, restando ingolfato malgrado la decisione di cambiare mezzo all'inizio dell'ultima ascesa.

Al di là delle scelte tecniche e le tattiche utilizzate, è stata proprio la prova di Vingegaard a non lasciare scampo agli avversari: "È stato uno dei miei migliori giorni in bici di sempre. Ad un certo punto ho iniziato anche a dubitare del mio misuratore di potenza perché mostrava un numero troppo alto di watt. Ma c'eravamo preparati a lungo e sapevamo che ero davvero in ottima forma, così tutto il duro lavoro di oggi è stato ripagato". E i dati confermano l'eccellente potenza sprigionata dal capitano della Jumbo-Visma che si era prefissato un massimale sui 360w e si è ritrovato a pedalare a 380w.

"Ho visto sugli schermi che ero avanti di un minuto, ma non me rendevo conto e sono rimasto sorpreso di essere così avanti. Mi ha anche motivato il fatto che a un certo punto ho iniziato a vedere la macchina e questo mi ha dato più motivazione. Il segreto? Non ho alcuna spiegazione del perchévsia riuscito a tanto. Sto solo facendo del mio meglio, fortunatamente è stato sufficiente per creare un grande divario e sono super felice".

Una prestazione da capogiro ma non di certo al limite, perché rivedendosi nel dopo corsa lo stesso Vingegaard non ha lesinato qualche autocritica evidenziando alcuni suoi errori a cronometro: "In bici in queste occasioni se riesci a stare dritto con la schiena, vai ancora più veloce. Io devo ancora lavorare molto sulla mia postura e la posizione della schiena. Se riesci a stare più dritto vai ancora più veloce". Il meglio, dunque, deve ancora venire.

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