La protesta ProPal alla Vuelta raccontata dai ciclisti: “Il caos, sembrava una rivolta in carcere”

Le proteste degli attivisti pro-Palestina contro il team Israel-Premier Tech, sostenuto finanziariamente dal governo israeliano, hanno raggiunto l’apice alla Vuelta. L’undicesima tappa si è infatti chiusa senza un vincitore, con la direzione di corsa che ha deciso di fermare la gara a tre chilometri dal traguardo. Nonostante le misure di sicurezza predisposte per una situazione prevedibile, diversi corridori hanno manifestato timori per l’evoluzione degli eventi.
Ciclisti spiazzati dagli effetti delle proteste pro Palestina alla Vuelta
Jonas Vingegaard, protagonista della tappa e bravo a tenere testa a Pidcock in salita per conservare la maglia rossa, non ha nascosto il suo disappunto, soprattutto dopo aver visto gli attivisti tentare di sfondare le recinzioni: "La polizia ha fatto un ottimo lavoro. La prima volta che abbiamo attraversato il traguardo abbiamo visto persone che cercavano di invadere la strada. Siamo stati bloccati anche su quell’altra salita, ma per fortuna siamo riusciti a continuare".
L'amarezza di Vingegaard
Un grande dispiacere per lui è stato non poter competere per vincere una tappa speciale: "È il compleanno di mio figlio, oggi compie un anno. Volevo davvero vincere per lui e abbiamo lavorato tutta la giornata per riuscirci. Credo sia un vero peccato che non abbiamo avuto questa possibilità. Mi sarebbe piaciuto avere l’occasione di dedicargli la vittoria di tappa, ma è andata così".

Patxi Vila, direttore della Red Bull-Bora, non ha nascosto la preoccupazione per la piega presa dagli eventi: "È stato spaventoso per la sicurezza dei corridori". Questo nonostante, a suo dire, la gente abbia manifestato pacificamente: "Siamo stati sempre al sicuro e le forze di sicurezza sono state fenomenali".
Lo shock di Bou per la presenza della polizia anti-sommossa
Molto provato Joan Bou (Caja Rural-Seguros RGA). Il ciclista spagnolo si è subito reso conto che le cose stavano degenerando: "La prima volta che abbiamo tagliato il traguardo ci hanno avvertito che sarebbe stato complicato. C’erano molte bandiere e molta gente che protestava, e proprio mentre passavamo hanno lanciato le transenne in aria. Hanno iniziato a gettare volantini e bandiere, e la polizia antisommossa ha cercato di fermarli, ma è stato piuttosto complicato".
Secondo lui, la situazione era ormai quasi fisiologica, visto il clima degli ultimi giorni: "Da tempo la situazione stava peggiorando e sembrava una rivolta in carcere, con bandiere lanciate per strada, recinzioni divelte e la polizia antisommossa". Sulla stessa linea anche il connazionale del team Bahrain-Victorious, David Fernandez: "Speriamo che tutto questo finisca qui oggi".
Arresti e poliziotti feriti alla Vuelta, il bilancio delle proteste
La polizia basca ha arrestato tre persone per i disordini, ne ha identificate altre cinque e quattro agenti sono dovuti ricorrere alle cure mediche. Il consigliere per la Sicurezza del governo basco, Bingen Zupiria, ha spiegato: "Un gruppo di persone ha dispiegato uno striscione sul percorso, mettendo a rischio il plotone e, al passaggio per la Gran Via di Bilbao, alcuni hanno mandato all’aria le transenne di protezione, facendo irruzione in quello che doveva essere il tratto finale della tappa della Vuelta".