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Tour de France 2025

Il VAR nel ciclismo dà una lezione al calcio: “Non solo per punire, ma per educare gli atleti”

Anche nel corso dell’attuale Tour de France 2025, la ciclopica macchina del VAR del ciclismo è in funzione. “Il nostro lavoro è quotidiano, inizia prima della partenza e finisce a tarda sera”. Un sistema per verificare tutto ciò che accade in corsa: “Ma non solo per punire. Aiutiamo a migliorare il ciclismo mostrando errori e situazioni ai ciclisti”
A cura di Alessio Pediglieri
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16 telecamere disseminate lungo ogni percorso del Tour de France, per tre settimane, dal primo istante al momento del via, fin dopo l'arrivo dell'ultimo corridore. Tra le quattro e cinque ore giornaliere in corsa e poi altre ore passate sui monitor in serata: il VAR nel ciclismo è una mastodontica macchina perfetta imposta dall'UCI per imporre il rispetto di regole ferree e scovare qualsiasi situazione fuori norma: "Ma non osserviamo e registriamo le immagini sono per punire i ciclisti. Le utilizziamo anche per educarli: alla sera proponiamo ciò che non è andato perché possano capire, imparare e non ripeterlo più".

Il VAR nel ciclismo, un lavoro cinque volte più complicato rispetto al calcio

Immaginate la Sala VAR della FIGC, che in 90 minuti segue una singola partita e con un gruppo di 4-5 professionisti l'analizza e scagliona secondo per secondo, con i 22 uomini in campo in aiuto ad un arbitro e ad un quarto uomo per limitare al massimo controversie ed errori. Ora moltiplicate quei 90 minuti per cinque, aumentate gli atleti da seguire da 22 a 160 e si inizia a capire cosa significhi il VAR presente su un Tir dedicato, posizionato all'arrivo ad ogni tappa durante il Tour: e il tutto svolto da una sola persona al suo interno.

Come funziona il VAR nel ciclismo: 16 telecamere, replay e zoom su qualsiasi particolare in gara

In un enorme camion regia, si segue ogni giorno la tappa, con a disposizione 16 telecamere che seguono l'andamento della gara, pronte a dividersi in caso di fughe, gruppetti, ritardi. Anche se sui circuiti internazionali non viene trasmesso o rivelato il tutto, qualsiasi ripresa viene registrata, analizzata e sviscerata, anche ben dopo il traguardo: "Se lo paragoniamo al calcio, è abbastanza simile" ha spiegato il diretto responsabile della moviola del ciclismo: "Ho 16 telecamere e vedo tutto ciò che accade durante la gara sia alla partenza, all'arrivo o persino dall'elicottero. Seleziono e registro le immagini e posso anche trasmetterle ai miei colleghi in viaggio per correggere determinate situazioni o prendere determinate decisioni".

Il sistema VAR durante e dopo la gara: "Il nostro lavoro inizia alla partenza e continua fino a sera"

La giuria di gara è composta da un totale di cinque persone, le cui decisioni vengono prese a maggioranza con i commissari che sono posizionati sul percorso del Tour, ma in "regia" c'è solo una persona, che scruta i monitor: "Il vantaggio è che non abbiamo solo ciò che viene trasmesso in diretta ma possiamo catturare e selezionare qualsiasi immagine in qualsiasi momento". Con l'introduzione anche dei cartellini gialli il lavoro si è trasformato in una analisi sempre più complessa: "Per alcune infrazioni ci prendiamo più tempo per discuterne la sera, quando tutti sono tornati. Con questo sistema video disponiamo di informazioni sufficienti per formulare il nostro giudizio"

La lezione al calcio: "Non solo per sanzionare, facciamo vedere gli errori ai ciclisti. Perché imparino"

Ma se il confronto con ciò che accade nel calcio è simile, il parallelo col VAR del pallone finisce qui, perché quello del ciclismo non è semplicemente una macchina sanzionatoria: "I primi a conoscere le nostre decisioni, sono sempre i team e non solo per conoscere eventuali punizioni o penalizzazioni. Spesso registriamo solamente con un unico scopo, per mostrarle ai ciclisti e ai loro dirigenti il giorno dopo. E' un modo utile a tutti perché che non si comportino più in quel modo. Diamo molti accorgimenti a tutti anche la mattina prima della partenza, ricordando episodi precisi. Alcune registrazioni aiutano a migliorare il comportamento in tutto il ciclismo, non solo punendo".

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