Tre allenatori tedeschi in semifinale di Champions. Il segreto? Organizzazione e costi contenuti

Flick del Bayern Monaco. Nagelsmann del Lipsia. Tuchel del Paris Saint-Germain. Tre allenatori tedeschi in semifinale di Champions League, un record assoluto per la competizione. Il più "vecchio" è il tecnico dei bavaresi che hanno umiliato il Barcellona: 8-2 il risultato finale del "Libsonazo", dinanzi al quale anche il 55enne trainer dei tedeschi resta stupito. Ha lo sguardo stralunato in panchina e quasi deve darsi un pizzicotto. Tutto vero, Hans. Come nel 2014, in occasione del 7-1 al Brasile: allora era stretto colleboratore di Joachim Löw, ct della Germania.
L'ex Borussia, invece, è a un passo dal fare la storia coi francesi: 46 anni, gemello di Klopp (quanto a concezione del calcio e modo di stare in campo), giunto da bacino della Ruhr con un cuore d'acciaio. Senza non avrebbe potuto reggere a quel finale da cardiopalmo. Prima ha visto sfuggire di mano la qualificazione poi Mbappé, Neymar e il "predestinato" Choupo-Moting lo hanno portato trascinato dall'inferno al paradiso (salvandone il posto…). Julian, ultimo della lista, ha solo 33 anni e alla testa del Lipsia (il laboratorio del calcio che Rangnick avrebbe trasferito anche in Italia se il Milan e Gazidis non gli avessero voltato la faccia) è riuscito nell'impresa di eliminare l'Atletico Madrid e scrivere una delle pagine più interessanti di questa stagione anomala.
Eccezion fatta per il Psg, sia Bayern sia Lipsia sono state allestite secondo costi contenuti. Cento milioni, tanto hanno investito i bavaresi per la formazione che ha schiantato il Barcellona. Meno di Griezmann, che i catalani hanno acquistato per 120 milioni dell'Atletico Madrid. Quanto alla squadra della "Red Bull", il segreto è tutto nell'organizzazione di gioco camaleontica disegnata da Nagelsmann sotto l'egida del suo guru, Rangnick. Quel calcio "liquido" che permette a una squadra di cambiare moduli e sistema a seconda dell'avversario e del momento. Pazzesco… infatti, l'Atletico ci ha capito poco.