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Taricco si dimette in Corea dopo la squalifica per questo gesto: lui dice che intendeva tutt’altro

Mauricio Taricco si è dimesso da vice allenatore del Jeonbuk in Corea del Sud dopo essere stato stangato con una squalifica di cinque giornate per un gesto interpretato come razzista. L’argentino si difende in maniera appassionata, sostenendo che voleva dire tutt’altro.
A cura di Paolo Fiorenza
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Mauricio Taricco, ex difensore argentino che da calciatore ha lungamente militato nel Tottenham e nell'Ipswich, ha annunciato che si dimetterà dall'incarico di vice allenatore del Jeonbuk Hyundai Motors, squadra campione del campionato sudcoreano, dopo che è stata ufficializzata la squalifica di cinque giornate a suo carico per aver presumibilmente compiuto un gesto razzista durante una partita della K League. Il gesto in questione, ovvero portare le dita delle mani ai lati degli occhi, è stato interpretato dall'organo disciplinare come un insulto di tenore razzista rivolto all'arbitro, ma Taricco si è difeso con veemenza, sostenendo che in quel momento stava chiedendo solo al direttore di gara se avesse visto bene quello che era appena accaduto in campo. Una versione peraltro coerente col frangente del match in cui è avvenuto l'episodio.

Il gesto di Mauricio Taricco verso l'arbitro nel match di K League

Il 52enne assistente in panchina di Gus Poyet è stato espulso dall'arbitro Kim Woo-seong durante la partita che il Jeonbuk ha giocato contro il Daejeon Hana lo scorso 8 novembre, per aver protestato con foga in occasione di un calcio di rigore fischiato contro la propria squadra. È stato allora, nel faccia a faccia furente con l'arbitro, che Taricco si è portato gli indici agli occhi, in un gesto interpretato come un'allusione razzista a chi gli stava davanti.

La stangata per razzismo: "Noto gesto dispregiativo dello ‘sguardo a mandorla' nei confronti degli asiatici"

L'arbitro ha messo tutto a referto e segnalato l'accaduto alla commissione disciplinare. Il 19 novembre è arrivata la stangata: Taricco è stato squalificato per cinque partite e gli è stata inflitta una multa di 20 milioni di won (pari a quasi 12mila euro). "Le azioni dell'allenatore Taricco erano identiche al noto gesto dispregiativo dello ‘sguardo a mandorla' nei confronti degli asiatici e hanno sufficientemente inflitto sentimenti di insulto razziale al destinatario", si può leggere in una dichiarazione della K League.

La difesa appassionata di Taricco, si dimette: "Con il cuore pesante, ho deciso di lasciare dopo la fine di questa stagione"

Dal canto suo, l'ex calciatore argentino ha negato di essersi comportato in maniera razzista e ha insistito nel dire che stava chiedendo all'arbitro se avesse visto bene l'episodio del rigore. "Ho lavorato con molte persone in molti Paesi e ho vissuto e socializzato con loro senza alcun problema legato alla loro cultura o razza, e ho considerato questo una benedizioneha scritto Taricco in una dichiarazione pubblicata sul sito del Jeonbuk Tuttavia ora sono stato etichettato come razzista da autorità ‘autoproclamate' a causa di un singolo malinteso in cui il contesto, le espressioni culturali e i significati di tutte le situazioni che ho continuamente spiegato sono stati ignorati".

"La mia vita, indipendentemente dalla nazionalità e dalla razza, deve continuare in un luogo dove ci siano sicurezza, rispetto, pace e uguaglianza davanti alla legge come calciatore, quindi con il cuore pesante, ho deciso di lasciare questo posto dopo la fine di questa stagione.Vorrei esprimere la mia gratitudine al club e ai giocatori con cui ho potuto condividere successi e storia, e sono davvero grato ai tifosi che mi hanno dato un sostegno incrollabile. Non vi dimenticherò", ha concluso Taricco.

Il club, che ha appena conquistato il suo decimo titolo della K League, ha dichiarato di aver concluso, dopo un esame "completo e obiettivo", che "sarebbe irragionevole considerare il comportamento di Taricco un'intenzione di discriminazione razziale". Il Jeonbuk intende dunque presentare ricorso contro la decisione della commissione disciplinare: "Il club si aspetta che venga emesso un giudizio più obiettivo ed equilibrato attraverso il processo di appello e farà del suo meglio fino alla fine affinché l'allenatore possa uscire rapidamente da questa situazione disonorevole e il suo ricordo della K League e del calcio coreano non rimanga un dolore amaro".

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