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Stramaccioni non se l’aspettava e rimase di sasso: “Non me la sento”. C’era il richiamo di Dio

Un giovane allenatore da un lato, un giovane calciatore dall’altro: tra loro un dialogo che avrebbe cambiato la vita di uno dei due, per sempre.
A cura di Paolo Fiorenza
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Quel 23 gennaio 2010 era il giorno che avrebbe dovuto cambiare la vita di Samuel Piermarini e invece fu solo il primo mattone nella costruzione dell'edificio della sua vita. Un mattone che tuttavia in quel momento gli sembrava pavimento, mura e tetto: l'invito della Roma a un provino, la realizzazione del suo sogno di bambino. A distanza di 11 anni la vita di quel ragazzone ha seguito un'altra strada: nella scorsa primavera è stato infatti ordinato sacerdote da Papa Francesco nella diocesi di Roma.

Dopo 7 giorni dalla ricezione di quel fax – che ancora conserva – e qualche allenamento, arrivò il momento che aveva tanto desiderato. Piermarini infatti fu scelto dall'allora tecnico degli Allievi giallorossi, Andrea Stramaccioni: aveva superato il provino, resosi necessario per la sostituzione del secondo portiere della Roma, infortunato. Il resto della storia è nel racconto fatto dal giovane prete al Corriere della Sera qualche tempo fa: "Poi è arrivato il giorno che Stramaccioni mi ha detto: d’accordo, sei bravo, ti prendiamo, vieni a firmare. Era da una settimana che facevamo i provini, gli altri candidati e io. La fatica e i sogni di una vita intera, per il ragazzo di 17 anni che ero, cresciuto con il modello di Buffon, e adesso era fatta: firmavo con gli allievi della Roma, diventava una cosa seria, da non crederci, era il momento di puntare tutto sul calcio".

"Ho cominciato a farfugliare scuse un po’ goffe, non so se me la sento, e poi chi mi accompagna agli allenamenti, e intanto c’era il mister imperturbabile che mi guardava con l’aria di chi pensa: ma sei scemo?", è il nitido ricordo di quel colloquio che lasciò di sasso il futuro allenatore dell'Inter e attuale tecnico dell'Al-Gharafa in Qatar. In quel momento il 28enne sacerdote aveva sentito qualcosa dentro di lui, un richiamo che non era quello del pallone ma ben altro: "Sentivo che non ero chiamato a fare questo, ecco. La mia vita, la mia vita intera, stava altrove. Avevo una fidanzata, la scuola, il calcio, gli amici che mi dicevano: ma che hai fatto? Ma c’era quella domanda, in me: Signore, non è che mi stai chiamando a un’altra vita? Quello è stato l’inizio del discernimento".

E non si pensi che Piermarini non potesse arrivare ad alti livelli, anzi: "Ricordo che il primo portiere era Mirko Pigliacelli, uno che poi ha giocato in A ed ora sta nella Liga I in Romania, un armadio rispetto a un mingherlino come me, mi pareva impossibile…". Insomma le doti c'erano eccome, nell'allora portierino dell'Ostia Mare, ma c'era anche altro che covava sotto i guantoni: la vocazione.

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