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Sandro Piccinini: “Berlusconi chiamò durante una telecronaca e mi sentii gelare. Fu una lezione”

Sandro Piccinini, conduttore e telecronista, oggi voce di Prime Video per la Champions, spiega cosa c’è dietro le quinte di una telecronaca e quanto è importante nel rapporto con le secondi voci il rispetto dei tempi e dei ruoli. “Ognuno ha il suo stile…”. E sulle italiane in Coppa ha un’opinione chiara.
A cura di Maurizio De Santis
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Cosa c'è dietro le quinte del calcio raccontato in tv, com'è cambiato lo stile delle telecronache e quanto sono importanti il rispetto dei tempi e dei ruoli nel rapporto con le seconde voci. Nell'intervista a Fanpage.it, Sandro Piccinini, conduttore e telecronista, oggi voce di Prime Video, spiega tutto. "Ognuno ha il suo stile poi dipende dai direttori di Rete, se va bene a loro…". Non mancano gli aneddoti: quella volta che Silvio Berlusconi lo chiamò nell'intervallo di un diretta per fargli una ramanzina bonaria; le reazioni umorali dei club ai commenti in trasmissione ("compreso il Milan, che non ci mandò giocatori"); le telefonate di Luciano Moggi quando tra i casi da moviola c'erano quelli che riguardavano la Juve.

Come si prepara una telecronaca?
"Niente di particolare, ho fatto i due play-off delle qualificazioni, quindi c'è stato già un po' di rodaggio. Però il rituale è più o meno sempre quello. Anzi, dovrei forse modificare qualcosa perché sono un po' troppo maniacale. Nel tempo ci si affeziona a tutte le ricerche che si fanno. Poi adesso c'è sempre più materiale su internet, video da vedere… si possono vedere veramente tutte le partite che vuoi. Quindi si comincia a studiare un po' con immagini delle partite giocate fin qui, soprattutto della squadra straniera che in questo caso è l'Ajax. E poi cominci piano piano a preparare tutte le schede da mettere a fuoco. È un lavoro lento che però, soprattutto adesso, in un momento della carriera in cui ho rallentato tanto, ho molto più tempo per occuparmene. Quindi anche la preparazione diventa un rituale piacevole".

Ci sarà qualche parola nuova che diventerà tormentone?
"No, io non metto mai la testa a pensare a tavolino. Se viene qualcosa di nuovo e vedo che è efficace, bene. Sono sempre molto spontaneo. È frutto dell'idea di usare termini che accorcino il discorso, renderlo essenziale. Invece di dire ‘il pallone finisce alto sopra la traversa' preferisco usare ‘non va'. Con questo principio è da qualche anno che sto cercando di ridurre proprio il numero delle parole, perché dopo tanti anni la telecronaca è diventata sempre più piena di cose: ci sono anche una seconda voce, un esperto arbitrale e i collegamenti con i bordo-campisti. Alla fine ho sentito il bisogno di renderla più essenziale almeno nel modo di raccontarla, visto che parliamo di una telecronaca e non di una radiocronaca. Tantissime espressioni non sono veramente necessarie. Le mie espressioni sono sempre una parola o due, per rendere il racconto snello".

Ha mai pensato di dedicarsi ad altro dopo tanti anni a raccontare le partite in tv?
"Di occasione ce ne sono state e in quasi 50 anni ho fatto veramente di tutto. Nelle tv locali sono stato anche montatore dei servizi. Oltre a fare conduzione di programmi a lungo, ho anche collaborato con Radio Serie A della Lega Calcio, sono stato opinionista al Club di Sky… diciamo che ho sempre colto quelle occasioni che ritenevo di qualità, piacevoli. Non mi sono mai tirato indietro ma deve valerne la pena".

Perché è finita la sua esperienza al Club di Sky?
"È stata una scelta personale, di qualità della vita a margine di un'esperienza che ho trovato divertente. Per gli impegni e per gli orari che avevo, soprattutto da quanto ho ricominciato con le telecronache a Prime, ho sentito che non potevo più andare avanti con certi ritmi".

A proposito di seconde voci, c'è mai stato qualcuno che l'ha messa in imbarazzo in diretta?
"Può succedere ma, a dire il vero, da questo punto di vista sono sempre stato abbastanza fortunato. Oggi addirittura capita che il telecronista vuole fare anche la seconda voce e l'opinionista. Adesso lavoro con Ambrosini ma ho avuto con me anche Aldo Serena, Di Gennaro, Cravero. Tutti molto preparati. In generale, non ho alcun problema se la persona che commenta la partita ha un'opinione diversa dalla mia. Non c'è nulla di male né mi crea imbarazzo. La cosa veramente importante sono il rispetto dei tempi e dei ruoli. Se ci sono queste due premesse, si può avere anche un parere diverso e il prodotto telecronaca non ne risente".

Cosa non le piace di un certo modo di fare telecronaca?
"A me danno più fastidio quelle seconde voci che non rispettano i tempi, che sono logorroiche, che straparlano anche durante l'azione in corso e quello secondo me è un danno per la telecronaca".

Avrebbe fatto anche lei il "pranzo al sacco" in telecronaca per Israele-Italia?
"Ognuno ha il suo stile… E se a un direttore piace un certo stile è giusto che proponga quello stile lì, perché sono i direttori che scelgono i telecronisti e non vengono scelti dal popolo. Poi, però, va chiarito un equivoco: gli ascolti delle partite non dipendono dalle telecronache. A volte c'è chi dice: la mia partita ha fatto 5 milioni, ma è la partita in sé che attrae o meno gli spettatori. È il pubblico che decide di vederla o meno, non c'è una dipendenza diretta con la telecronaca. Al massimo si può fare una ricerca sugli indici di gradimento, come si faceva una volta".

Le piacerebbe avere Adani come seconda voce?
"Non lo so, non ho idea. In genere l'affiatamento con la seconda voce parte anche da un rapporto privato e di conoscenza, di feeling molto forte anche fuori dal campo. Non giudico le persone che non conosco. Ho una mia idea sulla stile in onda ma è inutile dire: mi piace questo o quello… anche perché il pubblico vede comunque la partita. Ripeto, sono i direttori che fanno le scelte. E se le fanno, significa che hanno le loro buone motivazioni. A volte, per una telecronaca, si può scegliere anche un personaggio più popolare e un po' meno bravo perché più popolare di un altro. Dipende da quello che sta bene ai direttori".

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Agnelli era solito chiamare gli allenatori di buon mattino, Berlusconi quando e come si faceva sentire?
"È intervenuto più volte anche sulle telecronache. Ricordo che durante un Real Madrid-Barcellona, una delle prime partite importanti che facevo per Italia 1, iniziai facendo l'elenco di tutti i calciatori di rilievo che erano assenti nel Real. Io partii dicendo subito tutte le informazioni, che sarebbe stata una partita difficile per il Real e a metà incontro, nell'intervallo, siccome la stavo facendo in studio a Milano, il direttore mi chiama e mi dice: c'è Silvio Berlusconi, ti vuole parlare…".

Cosa provò in quel momento?
"Lui mi disse subito: guardi, complimenti, è una bellissima voce, è la prima volta che la sento per intero… molto molto bene davvero. Peccato che molti avranno cambiato canale".

Ahia…
"Io mi sentii gelare. E dissi: in che senso, dottore? Mi rispose: pronti, via… ha fatto subito l'elenco degli assenti, così mi ha tolto i motivi per vedere la partita. Ed era una lezione che più tardi ho ricordato. In effetti prima è giusto dire i motivi per cui devo vedere la partita, un attimo dopo si possono dare pure le informazioni complete. E partire proprio con l'elenco degli assenti non è stato il massimo perché togli tutto l'interesse. Ma questo è solo un esempio. Tante volte Berlusconi chiamava anche perché fossero regolate le luci in studio, una scenografia, l'abbigliamento e tanto altro ancora".

C'è mai stato qualche presidente di club, dirigente o allenatore che l'ha chiamata per lamentarsi dei commenti?
"Si può dire che il lunedì, dopo Controcampo, passavo un bel po' di tempo al telefono. Tutte le società chiamavano, compreso il Milan che una volta si arrabbiò per alcuni commenti e non mandò giocatori in diretta per un po'. È così che reagivano tutti i club. Però, avevamo studiato una formula con degli ospiti fissi a prescindere dai giocatori, che ci ha aiutato durate i periodi di blackout… a seconda del periodo di squalifica, diciamo così, che ci davano".

E con l'analisi dei casi da moviola cosa accadeva?
"Sapevamo che faceva parte del gioco ma con un impianto di ospiti fissi riuscivamo a fare un talk show di qualità. Rivedendo le immagini e gli episodi a favore o a sfavore di una squadra poi capitava che qualcuno chiamava. Ogni tanto ricordo le telefonatine di Moggi al lunedì quando capitavano i casi sulla Juve".

A chi diamo le prime sciabolate della stagione?
"È ancora troppo presto per dare giudizi definitivi. Possiamo dire che, in base alla campagna acquisti, il Napoli l'ha fatta veramente da padrone ma era prevedibile perché è una società con i conti a posto e quindi ha potuto investire bene. Le altre si sono dovute tutte arrangiare. Apparentemente poteva fare meglio il Milan, che si è preoccupato soprattutto di vendere, però anche lì c'è un problema di conti da mettere a posto. Adesso sembra che sia in difficoltà la Roma e dal punto di vista finanziario anche la Juve. Io dico aspettiamo per vedere le risultanze tecniche, magari le scelte giuste si rivelano altre. Diciamo che in partenza il Napoli ha fatto meglio di tutti. E non a caso Conte è rimasto lì".

Che aria tira in Champions per le italiane?
"Non vedo attrezzatissime le italiane per andare molto avanti considerando campionato e Coppa. Il Napoli è l'unico che ha ampliato la rosa di qualità però sappiamo che Conte non ha mai privilegiato la Coppa rispetto al campionato. Anzi, è sempre stato il contrario. Quest'anno De Laurentiis credo abbia investito tanto anche per andare avanti il più a lungo possibile in Champions, però bisognerà vedere quando arrivano i momenti decisivi della stagione cosa succede. E secondo me Conte avrà sempre un occhio di riguardo al campionato. È comunque l'unica squadra più attrezzata rispetto alle altre per fare campionato e Coppa d'alto livello".

In campionato ci sarà il mucchio selvaggio o c'è qualcuno che prende il largo?
"In campionato vedo il Napoli davanti a tutti. Poi c'è l'Inter, se riesce a mettere a posto certi aspetti interni e tattici ha le qualità per competere. In terza fila vedo la Juventus poi c'è sempre il campo che dice tutto e cambia le cose".

Ha ancora la sigla di Controcampo come suoneria sul cellulare?
"No, no… (sorride, ndr). Era una bellissima sigla. Sono felice per il nostro regista, Giancarlo Giovalli, e per i programmi che sta facendo adesso. Tutto lo staff di Controcampo è sempre nel mio cuore, compresa la sigla".

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