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Ristoranti, empatia, incontri: come si diventa Mino Raiola

Come si diventa Mino Raiola? Ecco come è nata la carriera del re dei procuratori, che in giovanissima età ha lavorato come cameriere nella pizzeria di famiglia in Olanda, imparando tante cose che gli sono servite più avanti per diventare un vero e proprio Re Mida del pallone, tra i più amati dai calciatori.
A cura di Marco Beltrami
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Come si diventa uno dei procuratori più potenti, e ricchi del mondo? Come si diventa Mino Raiola? La storia di quello che è considerato una sorta di Re Mida dei giovani talenti del calcio, capace di smuovere attraverso trasferimenti eccezionali milioni su milioni di euro, e di incidere in maniera decisiva sulla carriera di tanti calciatori (Nedved, Ibrahimovic, Pogba, Donnarumma, Haaland, de Ligt tanto per citarne alcuni) è tutt'altro che banale. Già perché in molti si lasciano condizionare dall'apparenza, un errore che proprio il classe 1967 Carmine Raiola da Nocera Inferiore nella sua vita ha imparato a non commettere. La sua fortunatissima avventura professionale nasce in Olanda, nella cucina di un piccolo ristorante.

Mino Raiola, tutto è nato in una pizzeria in Olanda

Quando Mino era praticamente ancora in fasce, la sua famiglia si trasferì da Angri ad Haarlem in Olanda. Qui i Raiola decisero tra mille sacrifici (vivevano in 35 in tre piccole case adiacenti) di aprire una pizzeria "Napoli". Un lavoro estenuante per il papà del classe 1967, che a 11 anni decise subito di dare una mano ai suoi cari. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa all'interno del locale, eppure Mino decise di fare il cameriere e di aiutare in cucina, lavorando all'occorrenza anche come lavapiatti. Tra tavoli, clienti, portate e piatti da pulire, senza nemmeno rendersene conto, il ragazzino mise le basi della sua futura fortuna.

Come? Sviluppando in primis una sorta di empatia con tutte le persone che frequentavano la pizzeria. Mino Raiola, insieme con gli altri componenti della sua famiglia, cercava sin da subito di mettere clienti a proprio agio. Dal momento in cui si accomodavano nella pizzeria, il ragazzino provava senza risultare invadente, a mettersi nei loro panni cercando di immaginare per loro le condizioni migliori anche attraverso un menù personalizzato con tanto di consigli. L'obiettivo era quello di far sentire tutti a casa, proprio come anni dopo Mino farà con i suoi calciatori, messi nelle condizioni di considerarlo uno di famiglia.

Il tutto senza però mai commettere un errore, quello di lasciarsi condizionare dalle apparenze. A tal proposito proprio Raiola, ha raccontato un episodio accaduto nella sua pizzeria e fondamentale per la sua vita su GQ: "Un giorno si presenta un cliente. È vestito male e sembra sporco. Mi accorgo che quel cliente ha scelto la bottiglia più costosa e dico a papà: ‘Sei sicuro che possa pagare?’. Non alza neanche gli occhi dal giornale: ‘Mino esistono due tipi di clienti. Il cliente e il cliente. Stappa il Sassicaia e sbrigati’. Lo straccione era ricchissimo. Fu una lezione. Non giudico mai dalle apparenze, non mi vesto in giacca e cravatta come mi insegnò il mio professore di storia. In un ristorante cresci in fretta. Impari a prenderti le tue responsabilità. Oggi quando un affare fallisce non penso mai ‘è colpa degli altri’, ma sempre ‘è colpa mia’".

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Gli inizi nel mondo del calcio

Dai clienti ai fornitori, dai fornitori agli imprenditori e alle banche. Mino Raiola cresce, e con lui cresce anche la bravura nella gestione degli affari. Non è un caso che la sua famiglia acquisisca 11 ristoranti e che il rampollo, acquisti un McDonald's locale rivendendolo poi a peso d'oro. Un tesoretto da reinvestire proprio nella sua nuova vita da agente di calciatori, dopo che nel frattempo grazie alle frequentazioni nella pizzeria dei dirigenti dell'Harleem era entrato a contatto con i dirigenti della squadra locale, che gli avevano permesso di diventare direttore tecnico del club. Da lì in poi, la sua carriera è un crescendo: da Bergkamp, a Roy portato in Italia al Foggia del suo poi amico Zeman, e poi Nedved, Ibrahimovic e così via. Trasferimento su trasferimento, provvigione su provvigione, milioni su milioni.

Uno dei decani dei procuratori italiani, Dario Canovi in un’intervista ai microfoni di A Tutto Campo su Radio Ies dichiarò: "Spregiudicati come Raiola? Ho tante colpe nella mia carriera e una di queste è di aver introdotto Raiola nel mondo del calcio. Lui aveva un ristorante vicino alla sede dell'associazione nazionale calcio olandese e c'era lì un avvocato, il figlio del presidente della società, e i dirigenti andavano a mangiare lì. E' per questo che lui è arrivato nel mondo del calcio. Quando fondammo la società di agenti internazionali, arrivò anche lui e così cominciò la sua storia".

Amatissimo dai suoi calciatori

Spregiudicato, e in molti casi odiato da colleghi, presidenti, dirigenti, e allenatori (celebre il suo confronto durissimo con Ferguson per il rinnovo del contratto poi sfumato di Pogba), ma amatissimo dai suoi calciatori. Mino Raiola, non si è mai snaturato ed è diventato per i suoi assistiti un punto di riferimento, grazie ad un rapporto sempre impostato sulla schiettezza: "Ai calciatori domando: ‘Vuoi diventare il più pagato o il migliore?’. Se rispondono ‘il più pagato’ gli indico la porta. Il pittore che dipinge un quadro per denaro e non per passione non lo vende. I soldi sono molto importanti, ma se li insegui non arriveranno mai e con il tempo finisci per capire che c’è sempre qualcuno più ricco di te". Raiola diventa per i calciatori una sorta di fratello maggiore. Non è un caso che tutti lo chiamano a qualsiasi ora del giorno e della notte anche per chiedergli consigli. Curioso il caso di Balotelli, che quando diede fuoco alla sua abitazione inglese, telefonò proprio al procuratore per chiedere aiuto.  E Raiola c'è sempre, come quando da ragazzino cercava di trattare i suoi avventori come se fossero di famiglia. Un po' psicologo, un po' business-man, ma senza snaturarsi mai.

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