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Reginaldo: “Feci un gesto ad Antonio Conte e lui si avvelenò. Poi a Sassuolo spaccò lo spogliatoio”

Reginaldo racconta l’aneddoto con Conte al Siena: dal confronto duro, con il provvedimento drastico del mister fino alla pace.
A cura di Marco Beltrami
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Reginaldo e Antonio Conte hanno condiviso un'esperienza molto positiva al Siena. L'attaccante brasiliano e l'allenatore hanno conquistato la promozione in Serie A nel 2010-2011, togliendosi una bella soddisfazione. Il loro percorso non è stato tutto rose e fiori, e non sono mancati i momenti difficili. Basti pensare che Reginaldo fece arrabbiare il mister, che decise di metterlo fuori rosa.

Quando Reginaldo fece infuriare Antonio Conte al Siena

Ne ha parlato l’attuale esperto attaccante del Real Magma in un intervento al podcast Doppio Passo. Un viaggio indietro nel tempo con la memoria per Reginaldo, che ha raccontato come tutto iniziò dopo un viaggio di ritorno di 20 ore dal Brasile. Il centravanti era molto provato: "Ero cotto. Avevo ancora i sedili dell’aereo sulla schiena. Ero talmente stanco che ho detto al mister: ‘Non voglio manco mangiare'. Erano le 8:00 di sera, ho detto: ‘Voglio andare a letto'. Solo che c’era quel fuso orario, no, di 5 ore. Quindi io la notte non ho dormito bene".

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Conte mise fuori rosa Reginaldo, storie tese al Siena

L’attuale allenatore del Napoli, però, come se nulla fosse, era pronto per gli allenamenti. Reginaldo pensava che bastasse il minimo sindacale: "Pensai che quel lavoro con 20 ore di viaggio potesse bastare. E invece noi avevamo tre blocchi da 7 minuti, 20 secondi sui 100, come facevano loro. Ho detto: ‘Ma veramente io mi sto stirando, non ce la faccio‘. Sembrava che i flessori si stessero spezzando, comunque feci anche i blocchi. Lui voleva di più e gli dissi: ‘Un incubo, cioè no, non ce la faccio'".

Parole che furono digerite in malo modo da Conte, che s'infuriò e non poco: "Lui già si alterò e disse: ‘Chiama il procuratore, fallo andare via. Non lo voglio sapere, non c’ha voglia'". Reginaldo ha provato a spiegargli: "Mister, ma non è che non ho voglia, non ce la faccio, mi sto stirando". Niente da fare per l’allenatore, arrabbiatissimo: "No, no, vai via di qua". Un gesto di stizza con la mano di Reginaldo ("Vabbé allora me ne vado") incendiò ulteriormente Antonio Conte: "Si è avvelenato per quella risposta e mi ha messo fuori rosa".

La pace Conte-Reginaldo, e lo spogliatoio di Sassuolo

Dopo due settimane fuori rosa, la cosa è rientrata con un caffè: "Ho saputo che i compagni all’epoca, Claudio Terzi, Del Grosso, Portanova, che era il vicecapitano, Di Vaio, che erano là, sono andati dal mister e hanno detto: ‘Mister, guarda che lui ci serve nello spogliatoio. Ci fa ridere, ci fa stare bene‘". Un’occasione per parlare a viso aperto e confrontarsi sulla metodologia del mister: "Gli dissi: ‘Mister, sai, noi abbiamo Immobile, Marrone, Bolzoni, anche Caputo… Abbiamo già giovani fortissimi, però hanno paura di giocare con lei. Hanno paura di sbagliare i passaggi‘. Perché veramente il mister c’aveva la vena che gli usciva qua".

Un’occasione d’oro per Reginaldo: "‘Mister, guarda, ti posso dire una cosa? Ho sbagliato a risponderti, però ti ho risposto solo perché non ce la facevo più. Eravamo secondi in classifica in Serie B. È successo a Sassuolo che abbiamo perso 3-1 con una squadra appena retrocessa dalla Serie A e lei ha spaccato lo spogliatoio. Abbiamo giocatori fortissimi, giovani, ma hanno paura di giocare. Hanno paura veramente'".

Conte, a sorpresa, accettò il consiglio: "‘Reggi, questo è il mio atteggiamento, cercherò di migliorare'". E quindi abbassò i toni. Cominciò a fare delle cose diverse, tipo il giovedì mezz’ora di torello con noi, a ridere, a scherzare. E abbiamo vinto il campionato. I ragazzi sono stati più tranquilli a giocare".

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