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PSG-Bayern è il nuovo grande classico del calcio mondiale all’insegna della bellezza

Sarà stato l’Allianz Arena vuoto, la neve di aprile o la grandezza delle due squadre, ma l’andata di Bayern Monaco-Paris Saint Germain è già oggi un piccolo classico della Champions League. Cosa sarà adesso il ritorno, in cui il Bayern farà di tutto per passare il turno, mentre il PSG ha giocatori capaci di vere magie in campo aperto?
A cura di Jvan Sica
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Forse non ce ne siamo accorti, o ce ne siamo accorti fin troppo bene, soprattutto noi italiani che avevamo visto pochi minuti prima uno Juve-Napoli senza grandi squilli. La bellezza infatti non ti può lasciare indifferente e l’andata dei quarti di finale di Champions League fra Bayern Monaco e Paris Saint-Germain è stata una delle partite più belle che abbiamo visto negli ultimi anni.

Iniziamo dalla cornice. L’imponenza dell’Allianz Arena vuoto fa impressione. Non che non faccia o stesso effetto il Camp Nou o San Siro, ma nello stadio dei bavaresi, sempre pieno, rumoroso, colorato e compatto ormai da anni, il silenzio e il rimbombo del pallone colpito dai calciatori crea un effetto straniante. Dove c’era più rumore, ora il silenzio è più assordante.

A questo effetto che crea distanza e anche un po’ di angoscia si è unito un elemento atmosferico, capace di rendere tutto più eroico, oltre che poetico se si è particolarmente sensibili (e dopo un anno di Covid siamo tutti più sensibili). Parliamo della neve di primavera che è scesa su Monaco di Baviera e ha colorato tutto di irreale e profondo. Una partita sotto la neve di aprile è già trasognante di suo, l’assenza di spettatori faceva il resto. Sembrava una via di mezzo tra una partita epocale e una giocato sui prati nel giorno di Pasquetta (si sa che a Pasquetta piove sempre e se va proprio male nevica, anche se siamo in aprile).

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Scendono in campo le due squadre e mancano campioni enormi. Manca il Pallone d’oro 2020 Robert Lewandowski, anche se sappiamo che non gli è stato riconosciuto, uno dei centrocampisti europei più influenti nella propria squadra, Marco Verratti, l’uomo decisivo per il Bayern dello scorso anno in cui ha vinto tutto, Serge Gnabry, il vice capitano dell’Italia, Alessandro Florenzi e la punta che dovrebbe finalizzare il gioco dei parigini, Mauro Icardi.

Una partita che inizia con questi assenti di grande peso ha tutto il diritto di essere mediocre o almeno giocata a sprazzi, da squadre che perdono la loro identità specifica, inquinata da assenze che contano troppo. E invece le due rose sono così piene di campioni, di calciatori che possono ridefinire la propria squadra anche in altro modo, che non solo non si è vista difficoltà nelle misure e nei ritmi, anzi tutto è stato follemente più bello.

In tutta la partita non c’è stato un momento medio-lungo in cui ci sia stato un fraseggio costante e d’attesa a centrocampo, una di quelle fasi che spesso vediamo quando, come si dice in gergo, “le due squadre si studiano”. Il Bayern Monaco si è installato sui 40 metri dalla porta di Keylor Navas e ha creato occasioni su occasioni, senza fermarsi mai, spendendosi fisicamente fino allo stremo delle forze (la faccia di Choupo-Moting a fine gara raccontava una fatica davvero insostenibile tra movimenti, scontri, scatti e battaglie fisiche). Da quella posizione hanno lavorato con e senza palla soprattutto Leroy Sané e Thomas Müller, capaci di una partita incredibile per la loro essenziale bravura nell’essere importanti ogni volta che si muovono. Insieme a loro due un altro giocatore che ha dimostrato la sua assolutezza su un campo di calcio è stato David Alaba, partito come difensore e poi spostato mezzala e arrivato al tiro pericoloso una marea di volte.

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Dall’altra lato c’era il meglio che il “ripartentismo” mondiale metteva in campo. Dai 20 metri di spazio in cui correre a Neymar e Mbappé e ti conviene chiamare il VAR perché la vuoi rivedere tanto veloce è stata l’azione. Il brasiliano ha quasi sempre rotto gli argini a centrocampo, innescando le valanghe, il francese ha segnato due gol che dicono qualcosa di preciso ormai sul calciatore. Come Ronaldo il Fenomeno è così rapido, veloce, potente che gioca con un tempo di anticipo su tutti gli altri. Il secondo gol lo dimostra. Prende la palla sul lato sinistro dell’area di rigore, si accentra camminando in pratica ma è sempre attivo, sempre rapido, finta un paio di volte su Jérôme Boateng, che aveva già vissuto una situazione del genere contro Messi qualche anno fa, e tira sul primo palo forte, senza dare nessuna speranza al portiere Neuer.

Questo accade perché quando Mbappé si è spostato verso il centro, il suo corpo è già perfettamente coordinato per il tiro, lo spostamento in velocità non l’ha scoordinato per poter superare il difensore e tirare senza il corpo dell’avversario davanti. Lui è così rapido che è già oltre la sagoma del difensore e tirargli fra le gambe è un giochetto facile facile. Acquisisce solo muovendosi quel tempo di vantaggio che, come si accennava, hanno avuto solo il Fenomeno Ronaldo e Messi.

Il match è terminato purtroppo (purtroppo per il fatto che sia finito non per come è finito) 2-3 per il Paris. Vincere all’Allianz senza tutti quei calciatori e con Marquinhos (altro giocatore incredibile) che esce dal campo al 30’, dopo aver fatto gol, è un’impresa senza se e senza ma, un momento di svolta in questo cammino dei parigini nel percorso verso la Champions League e molto probabilmente per la loro storia europea da qui in avanti. Ma il ritorno non è già scritto.

Se Bayern Monaco-Paris Saint-Germain è già oggi la partita più bella dell’anno, perché Paris Saint-Germain-Bayern Monaco dovrebbe essere da meno? Per questo motivo, stasera usate tutte le scuse possibili, appellatevi a tutti i DPCM esistenti (e sono ormai tanti) per mettervi davanti alla tv e non perdervi un vero spettacolo, uno spettacolo di calcio.

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