Portanova ricorda cosa gli disse Ibrahimovic dopo essersi menati: “Tu uomo, tu uomo”

Daniele Portanova è stato il classico difensore che un tempo si sarebbe definito arcigno, e lui stesso, oggi che ha 46 anni, racconta senza problemi di essersi "menato" fin dal primo minuto con l'attaccante che doveva marcare, in un calcio in cui "nessuno si tirava indietro" quando si trattava di darle, sapendo poi anche di prenderle. Messina, Siena e Bologna sono state le piazze in cui il calciatore romano ha lasciato maggiore traccia di sé, vestendo anche per una stagione le maglie di Napoli e Genoa. Tra ‘duri' in campo ci si capisce e Portanova racconta un aneddoto che spiega bene come funzionava nel suo mondo: l'altro protagonista della vicenda è Zlatan Ibrahimovic, la cui stima nei suoi confronti è nata proprio dopo un primo tempo di mazzate tra i due.

L'inizio della ‘amicizia' tra Portanova e Ibrahimovic: botte da orbi nel primo tempo di Siena-Juve
Siamo nell'ottobre del 2004, Daniele è appena arrivato al Siena, svincolatosi in estate dopo il fallimento del Napoli di Toto Naldi, ma anche Ibrahimovic ha cambiato casacca, approdando in Serie A dall'Ajax alla Juventus. Si gioca Siena-Juventus al Franchi: "Ibra è stato una persona corretta – racconta Portanova a TvPlay – Io e lui siamo amici-non amici, cioè nel senso che siamo diventati i migliori amici calcistici senza mai conoscerci, senza mai sapere l'uno della vita dell'altro. Tutto è iniziato perché dal primo anno suo in Italia, quando è stato alla Juve, in una partita Siena-Juve nel primo tempo ci siamo menati tutti e due, una cosa imbarazzante".

Ibrahimovic a Portanova dopo le mazzate reciproche: "Da adesso io e te amici"
"Io penso di avere dato più cazzotti, lui pure eh, cioè non è che si nascondeva – continua il suo racconto Portanova – Fino a quando finisce il primo tempo, poi lui rientra nel secondo e mi dà la mano, e mi dice: ‘Porta, da adesso in poi io e te amici'. E io ho detto: ‘Questo è malato di testa'. Perché ci siamo menati fino a cinque minuti fa, naturalmente nessuno si tirava indietro. Lui mi faceva: ‘Tu uomo, tu uomo'. Tutta la carriera lui mi ha abbracciato e mi rispettava, tutta la carriera. È bastato un mezzo tempo a menarsi dal 1′ al 45′, tutti e due a insultarci, a menarci, e poi ci abbracciavamo per i restanti 10 anni carriera…".