Pioli senza alibi in una situazione difficile: “Terza gara in cui non sapevamo se giocare”

La sconfitta di San Siro, contro il Genoa ferma ancora una volta i tentativi di rimonta da parte del Milan. Stefano Pioli è deluso, il 2-1 brucia anche se è maturato in una situazione quasi surreale, di disagio comune. In uno stadio deserto e desolato, il Milan ha affrontato il Genoa in uno stato di confusione incredibile: fino a qualche istante prima non si sapeva se si potesse giocare oppure no. E' vero che la situazione coinvolgeva anche il Grifone, ma per il Milan era la terza partita in dubbio, destabilizzante soprattutto da un punto di vista mentale.
Una situazione ambientale difficile
Se è vero che in settimana Pioli aveva ribadito di non volere alibi ("anche se i tifosi non sono sugli spalti, sono a casa a guardarci") è comunque realistico pensare che un impatto psicologico particolare abbia condizionato il Milan più del Genoa. Dopotutto erano i rossoneri ad avere più da perdere, giocando anche con il ‘gap' di non avere l'appoggio del proprio pubblico. E Pioli nel post partita ha ribadito il concetto iniziale, nessuna scusa ma tanto realismo: "Era la terza volta che una nostra gara veniva messa in dubbio. Se sei pronto per giocare e arrivano notizie che poi non si gioca per poi giocare lo stesso, è ovvio che ci siano dei condizionamenti psicologici. La situazione è difficile, poi c'è la partita sul campo".
I demeriti sul campo
Sul campo, il Milan ha pagato pegno al Genoa che ha trovato tre punti pesantissimi nella sua personale corsa verso la salvezza. Perché i liguri hanno sfruttato al meglio le occasioni che si sono presentate, hanno saputo difendersi al momento giusto, soffrire e contrattaccare. Per il Milan, un'occasione persa: "Ci sono molti demeriti nostri al di là delle condizioni in cui si è scesi in campo. Avevamo comunque la possibilità di dimostrare le nostre qualità e abbiamo perso l'occasione importante per vincere".
L'ombra di Rangnick
Pioli ha anche dovuto far buon viso a cattivo gioco in una settimana turbolenta dal punto di vista societario: "Ho letto le dichiarazioni di Boban e non penso al futuro. Il mio compito è preparare le partite, il resto fa parte della precarietà del nostro lavoro. Ho il dovere di concludere il campionato per il meglio, per il Milan e i suoi tifosi".