Perché Vlahovic non gioca Bologna-Juventus: la frase sibillina di Tudor svela il motivo dell’assenza

Le parole di Igor Tudor sull'assenza di Dusan Vlahovic in quello che è il match cruciale per la stagione della Juventus sollevano inevitabilmente dubbi sul futuro in bianconero del calciatore serbo."Ha provato e non ce la fa. Speravo di averlo, ma non si sente ancora al cento per cento" ha spiegato l'allenatore nella tradizionale conferenza stampa alla vigilia di Bologna-Juventus, la gara del Dall'Ara che potrebbe rivelarsi decisiva, in un senso o nell'altro, per il raggiungimento o meno dell'unico obiettivo stagionale rimasto al club piemontese, cioè quel quarto posto in classifica che significherebbe qualificazione alla prossima Champions League e usufruire degli ingenti introiti economici che ne conseguono.
Una frase quella del croato che, letta tra le righe, apre a riflessioni più profonde. L'attaccante bianconero, seppur reduce da giorni di lavoro differenziato e da un ritorno graduale in gruppo, ha partecipato anche alla rifinitura pre-match. Ma la scelta di non giocare sembra essere più sua che dello staff tecnico, segnale di un atteggiamento prudente che stride con il contesto di una partita che vale l’accesso alla prossima Champions League. Tudor è difatti noto per pretendere dai suoi giocatori spirito di sacrificio, determinazione e disponibilità a "stringere i denti" nei momenti cruciali. Caratteristiche che, in questa occasione, non ha ritrovato in Vlahovic.

Il serbo non segna da 70 giorni: l’ultima rete risale al 23 febbraio contro il Como. Da allora, solo tante occasioni mancate e una sensazione crescente di distanza emotiva dalla maglia bianconera. Anche con Tudor, che pure gli ha dato diverse opportunità, il bottino è rimasto fermo a zero gol. E ora, nel momento decisivo per la stagione della Juventus, Dusan Vlahovic sembra aver scelto di restare ai margini. L'assenza di Vlahovic a Bologna, alla luce delle parole dell'allenatore bianconero, alimenta dunque inevitabilmente l'ipotesi che a fine stagione le strade del centravanti e della Juventus si separeranno. Ciò difatti spiegherebbe il "meglio non rischiare" di oggi, lo stesso approccio già visto a gennaio, quando in panchina c'era ancora Thiago Motta, nella sfida contro l'Atalanta, altra gara cruciale in cui il serbo non se la sentì di scendere in campo per un affaticamento.