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Perché l’Inter prende troppi gol e Conte non sa ancora come risolvere il problema

Il bilancio dopo sei giornate di campionato alimenta tutti i dubbi sulle effettive ambizioni dell’Inter: con 10 gol subiti e l’ennesima opportunità sprecata perde terreno in classifica e rischia l’ennesimo flop in Champions, imperdonabile per un allenatore ben pagato come Conte che ha sempre costruito le sue fortune sulla compattezza del reparto. La difesa in linea è in difficoltà e va in tilt con avversari veloci che la prendono alle spalle. Cosa manca? Un calciatore alla Koulibaly.
A cura di Maurizio De Santis
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Dieci gol in 6 giornate di campionato. È questo il problema reale dell'Inter e di Antonio Conte: non l'assenza di Lukaku, che nel breve periodo può essere anche attutita (come accaduto contro il Parma), ma la fragilità difensiva di una squadra cui non bastano né il furore del ‘guerriero' Vidal (voluto a Milano proprio dal tecnico) oppure del ‘ninja' Nainggolan, né il pragmatismo di Gagliardini, né il ruolo di lotta e di governo di Barella, né il dinamismo degli esterni per riuscire ad assicurare la giusta protezione al pacchetto arretrato.

Dalla A alla Champions, stesso copione e stessi timori. Al netto degli errori dei singoli (de Vrji e Ranocchia nemmeno hanno visto passare Gervinho…), qualcosa non funziona e il riverbero di questa situazione sulla Champions è come spargere sale sulle ferite: 2 gare, 2 gol incassati (contro il Borussia Mönchengladbach) e uno 0-0 (con lo Shakhtar) che mettono i nerazzurri (e il suo allenatore) nella scomoda condizione di giocarsi tutto già a Madrid. Sembra un film già visto, la ripetizione del cammino balordo della scorsa stagione nel girone di Coppa quando – per l'infausta quanto sciagurata serata col Dortmund – l'Inter gettò alle ortiche qualificazione e milioni.

Cosa accadrebbe dinanzi all'ennesimo fallimento? Dopo due stagioni e uno stipendio che nessuno in Serie A percepisce e pochi in Europa possono vantare (12 milioni netti a stagione) si aprirebbe una seria riflessione sul futuro dell'allenatore e sulla funzionalità rispetto al progetto pesato sulla bilancia assieme al raffronto costi/benefici/risultati ottenuti.

Perché l'Inter prende tanti gol? Bella domanda. Il dato che emerge è abbastanza palese: la difesa in linea è in difficoltà e va in tilt con avversari veloci che la prendono alle spalle. E lì dietro manca un calciatore di gamba, veloce, rapido nei recuperi, possente abbastanza da conferire maggiore fisicità al reparto. Insomma, le manca un Koulibaly… La soluzione sta provando a cercarla lo stesso Conte che nemmeno si capacita come sia possibile una cosa del genere: ovvero, che una sua squadra subisca tante reti. Perché se è vero che i campioni si vincono anzitutto in difesa, il trend di rendimento attuale rischia di aggiungere zavorra alle ambizioni tanto in Italia quanto in Champions.

L'involuzione di Conte. Da allenatore che innestava sulla forza difensiva la compattezza delle sue squadre a tecnico che di gol ne prende anche troppi. Basta andare a ritroso nel tempo: medie preoccupanti risalgono agli albori della carriera in panchina ad Arezzo (26 gol subiti su 26 gare complessive), alla prima stagione a Bari (55 reti al passivo) o all'avventura poco felice a Bergamo al timone dell'Atalanta, quando andò via urlando in faccia ai tifosi che lo criticavano (20 reti subite in 14 match). Per il resto, Conte ha sempre imperniato i suoi successi sulla solidità del pacchetto arretrato: è stato così a Siena in B (35 gol), al secondo anno alla guida dei ‘galletti' pugliesi (35) e più ancora con Juventus (in 3 anni, dal 2011 al 2014, 67 gol incassati in campionato – rispettivamente 20, 23 e 24), Chelsea (33 al primo anno, quello del titolo in Premier; 38 il secondo, 5° posto) e alla stessa Inter (36 alla rima stagione, 2° posto in campionato).

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