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Perché il processo al Napoli e De Laurentiis non porterà a penalizzazioni: le differenze con la Juve

Il rinvio a giudizio del Napoli, del suo presidente Aurelio De Laurentiis e dell’Ad Andrea Chiavelli da parte del GUP del Tribunale di Roma non avrà conseguenze sul piano sportivo, qualsiasi sia l’esito del processo. Non ci sarà nessuna penalizzazione, diversamente da quanto accadde alla Juventus per la vicenda plusvalenze. Ecco i motivi per cui il procuratore federale Chiné ha deciso di non riaprire il processo sportivo revocando l’assoluzione del club azzurro per la vicenda Osimhen.
A cura di Paolo Fiorenza
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Oggi il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è stato rinviato a giudizio – assieme all'Ad Andrea Chiavelli e al club azzurro – per falso in bilancio dal GUP del Tribunale di Roma, con l'accusa di aver ‘gonfiato' plusvalenze in due operazioni di mercato: l'acquisto di Kostas Manolas dalla Roma nel 2019 per 36 milioni di euro, in parallelo con la cessione di Amadou Diawara ai giallorossi per 21 milioni, e quello di Victor Osimhen dal Lille nel 2020 per 71 milioni, inserendo come contropartite per una ventina di milioni il 35enne portiere Karnezis e tre giovani del vivaio partenopeo. L'udienza preliminare è fissata al 2 dicembre 2026, i tempi dunque saranno molto lunghi. Al di là di come andrà a finire il processo della giustizia ordinaria, per il Napoli non si profila alcun rischio di penalizzazioni o altre sanzioni sul piano sportivo: la giustizia federale ha già archiviato la questione e il procuratore Chiné a questo giro non ha ravvisato dalle carte ricevute dai magistrati romani alcun elemento per riaprire il caso. Un esito dunque completamente diverso rispetto a quanto accaduto alla Juventus, cui nel 2023 furono dati in appello 10 punti di penalizzazione (erano 15 in primo grado). Le differenze tra i due casi hanno portato a decisioni diverse della giustizia calcistica.

Il Napoli nel 2022 fu assolto dalla giustizia sportiva in due gradi di giudizio per la vicenda Osimhen

Per quanto riguarda il Napoli, la Procura federale della FIGC aveva già espresso parere favorevole all'archiviazione nel 2022 per la vicenda Osimhen e oggi, a distanza di qualche anno, nonostante la richiesta di rinvio a giudizio, non sono emersi "nuovi elementi" probatori che giustifichino un riesame sportivo secondo Chiné, cui gli inquirenti romani hanno girato gli atti dell'indagine appena chiusa. Il Napoli all'epoca fu prosciolto in due gradi di giudizio e la FIGC non ha ritenuto – né ritiene oggi – di dover revocare l'assoluzione.

Victor Osimhen ha giocato nel Napoli dal 2020 al 2024, vincendo uno Scudetto
Victor Osimhen ha giocato nel Napoli dal 2020 al 2024, vincendo uno Scudetto

Le differenze tra i casi delle plusvalenze di Napoli e Juventus

Nel caso della Juventus, il processo "Prisma" aveva portato a pene sportive perché, secondo le accuse federali, era sistematico il ricorso a plusvalenze fittizie per ‘aggiustare' i bilanci. Per quanto riguarda il Napoli, invece (e nulla ovviamente è cambiato da quel punto di vista anche con gli ultimi sviluppi dell'inchiesta romana) si parla sempre di due uniche e sole operazioni specifiche (Manolas e Osimhen) e non di un sistema diffuso di plusvalenze. Niente di strutturale, insomma, che sia comparabile a quanto messo in atto dalla dirigenza della Juventus per un numero di operazioni ben superiore.

Inoltre, dalle carte dell'inchiesta romana sul Napoli, non emergono intercettazioni o documenti confessori nei quali i dirigenti ammettono di aver manipolato insieme i valori dei calciatori per gonfiare i bilanci. Le chat e le email che sono trapelate dagli atti sarebbero normali dialettiche commerciali tra compratori e venditori, anche perché – e qua si arriva a un punto cruciale – in assenza della pistola fumante quale può essere un'intercettazione o una carta scritta sequestrata, resta scolpito nella giurisprudenza sportiva il principio per cui il valore attribuito a un giocatore è necessariamente relativo, arbitrario, legato ai mille parametri del calciomercato, e non può essere ‘matematico', ovvero fissato oggettivamente (usando le tabelle coi valori di ‘transfermarkt', per dirne una) in modo tale da costituire elemento di condanna.

Aurelio De Laurentiis dovrà andare a processo a Roma con l’accusa di falso in bilancio
Aurelio De Laurentiis dovrà andare a processo a Roma con l’accusa di falso in bilancio

Perché la Procura federale non revocherà l'assoluzione del Napoli: nessun rischio di penalizzazioni

Quindi per dimostrare il dolo del Napoli nei due singoli affari presi in questione servono prove certe dell'intenzionalità di alterare i valori in bilancio. Evidentemente per il procuratore Chiné quelle che emergono anche dalle nuove carte dell'inchiesta romana su De Laurentiis non sono tali da giustificare la ‘revocazione' della prima sentenza di assoluzione definitiva, possibile per il Codice di Giustizia Sportiva quando emergono nuovi fatti o prove decisive che non erano noti al momento della decisione originaria. La Procura federale ritiene che gli elementi raccolti nell'indagine della giustizia ordinaria non siano più gravi di quelli già valutati e scartati all'epoca.

Le differenze chiave rispetto al caso Juventus – l'assenza di un sistema strutturato di plusvalenze fittizie, la mancanza di prove intercettate con confessioni e l'archiviazione già stabilita dalla FIGC in via definitiva nel 2022 per la stessa vicenda – fanno sì che il Napoli non avrà alcuna conseguenza sul piano sportivo per il processo di Roma, indipendentemente dal suo esito finale. La Procura federale ha analizzato i nuovi atti senza trovare motivi per un nuovo processo. Andò in maniera ben diversa alla Juve, per la quale – dopo due assoluzioni iniziali – Chiné ottenne la revocazione, portando a sanzioni sportive, ovvero penalizzazioni e squalifiche. Il contesto probatorio che emerse dal processo "Prisma", con carte e intercettazioni inequivocabili, era ben diverso da quello valutato oggi per il Napoli.

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