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Perché il Napoli non può fare ricorso sul caso Acerbi-Juan Jesus: la sentenza non è appellabile

Perché il Napoli non può fare ricorso sul caso Acerbi-Juan Jesus: in linea teorica potrebbe presentare un esposto alla Procura federale, ma quest’ultima sulla vicenda e chiedere un secondo controllo sarebbe inutile. La vicenda è chiusa.
A cura di Vito Lamorte
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Il Napoli non può presentare ricorso sul "caso Acerbi" perché Juan Jesus non è parte del procedimento che è stato gestito interamente dal Giudice Sportivo. Per questo motivo non ci sono altre possibilità per provare a far valere la posizione del difensore brasiliano dopo l'assoluzione del calciatore dell'Inter dall'accusa di insulti razzisti durante la partita di Serie A Inter-Napoli della 29a giornata.

Nella giornata di martedì 26 marzo è arrivata la sentenza del Giudice Sportivo di Serie A che ha deciso di non applicare sanzioni nei confronti di Francesco Acerbi perché non ci sono prove sufficienti dell'insulto razzista a Juan Jesus per poterlo squalificare.

Il confronto tra Juan Jesus, Acerbi e l'arbitro La Penna durante Inter-Napoli.
Il confronto tra Juan Jesus, Acerbi e l'arbitro La Penna durante Inter-Napoli.

Tecnicamente la sentenza non è appellabile da parte del difensore del Napoli: così dal punto di vista della giustizia sportiva la vicenda si esaurisce qui.

In teoria, però, la società partenopea potrebbe presentare un esposto alla Procura federale, ma quest'ultima sulla vicenda Acerbi-Juan Jesus ha già indagato e per questo motivo chiedere un secondo controllo non avrebbe molto senso.

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Nella motivazione della sua sentenza il giudice Mastrandrea sostiene che l'insulto razzista non sia stato sentito da nessuno in campo al di fuori di Juan Jesus e che non esistano immagini che possano provarlo: per questo motivo, pur credendo alla buona fede del difensore brasiliano del Napoli non ha in mano gli strumenti sufficienti per poter sanzionare Acerbi con una squalifica.

Questa scelta la si può ritrovare anche per il fatto che al giocatore del Napoli poteva essere contestato l'art. 4 sulla mancata "lealtà, probità e correttezza" ma il Giudice non ha mai messo in dubbio che lui sia sinceramente convinto di aver subito un insulto razzista. Il dispositivo riporta queste parole: "il contenuto discriminatorio però, senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore della Soc. Napoli, risulta essere stato percepito dal solo calciatore ‘offeso' (Juan Jesus), senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale".

Il Napoli, dopo aver appreso la sentenza, ha diramato una nota molto dura in cui ha fatto presente che "non aderirà più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo e le discriminazioni, continueremo a farle da soli, come abbiamo sempre fatto, con rinnovata convinzione e determinazione". 

Anche Juan Jesus ha reagito a modo suo sui social cambia l’immagine del profilo di Instagram e mandando un messaggio fortissimo: la foto con il pugno chiuso rimanda alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, agli atleti americani Tommie Smith e John Carlos che presero posizione contro il razzismo alzando il pugno al cielo sul podio.

La vicenda Acerbi-Juan Jesus finisce qui ma, da qualsiasi lato si prenda, rimarrà un un precedente abbastanza "pericoloso" per quanto riguarda la lotta al razzismo nel calcio e nello sport italiano.

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