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Paul Pogba: “La Juve non mi ha aiutato durante la squalifica per doping, avevo chiesto aiuto”

Pogba è rimasto deluso dal comportamento della Juve durante il periodo della sua squalifica: “Credevo di essere in guerra contro l’antidoping ma non contro la Juventus”
A cura di Ada Cotugno
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Il ritorno in campo di Paul Pogba si avvicina sempre di più e la sua prossima destinazione potrebbe essere il Monaco. Il centrocampista ha scelto di ricominciare dal campionato francese per riprendere il filo della sua carriera dopo la squalifica per doping durata 18 mesi: è stato un periodo durissimo in cui ha avuto a che fare non soltanto con il peso della sanzione, ma anche con la risoluzione del contratto con la Juventus che lo ha lasciato andare a parametro zero.

In una lunga intervista concessa al canale francese TF1 l'ex bianconero ricorda quel momenti con molta amarezza perché non si è sentito supportato dalla società. È rimasto deluso dall'atteggiamento della Juventus e per la prima volta racconta che la sua richiesta d'aiuto non è stata ascoltata da nessuno. In seguito è arrivata la decisione di lasciare Torino per voltare pagina e attendere altrove il termine della squalifica.

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Perché Pogba è deluso dalla Juve

Il francese è amareggiato se ripensa al periodo immediatamente successivo alla sua squalifica. Era un tesserato della Juventus ma la società non ha ascoltato il suo grido d'aiuto: "Alla Juventus ho chiesto aiuto, tra virgolette, come la possibilità di fare dei massaggi oppure di avere un preparatore atletico visto che facevo sempre parte della squadra. Ma ne avevo diritto. Diciamo che non mi hanno sostenuto, e questo mi ha colpito, non ne ho capito il motivo. Credevo di essere in guerra contro l'antidoping ma non contro la Juventus".

Quel periodo è stato particolarmente complicato dal punto di vista mentale per Pogba. Il centrocampista ha fatto fatica a gestire la situazione e per questo ha deciso di andare via: "Non potevo continuare a portare i miei figli a scuola passando ogni giorno davanti allo stadio e al centro di allenamento sapendo che non avrei potuto riprendere per molto tempo. E i miei figli mi chiedevano sempre quando sarei tornato a giocare e quando sarebbero potuti tornare a vedermi allo stadio".

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