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Paradisi fiscali e accuse di riciclaggio, cosa c’è dietro le criptovalute sulle maglie di Serie A

Tra sponsor di maglia e altre partnership, il calcio italiano ha raggiunto accordi dal valore di circa 70 milioni di euro annui con società che forniscono servizi legati alle monete virtuali. Gran parte di queste, però, sono alle prese con sanzioni e blocchi da parte di diversi organi di controllo.
A cura di Benedetto Giardina
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In Serie A è tutto pronto per la prima sfida crypto di sempre. Sulle maglie e non solo: quella tra Lazio e Inter è una partita tra due squadre che hanno legato i loro nomi al business delle criptovalute: Binance per i capitolini, Socios per i nerazzurri, che non possono certo dirsi i precursori di questo tipo di partnership, ma hanno avviato il trend in Italia per questa stagione. Non si tratta infatti degli unici due club italiani sponsorizzati da piattaforme blockchain: oltre a loro c'è la Roma, che in estate si è legata a Digitalbits, ma il legame tra la Serie A e il mondo delle monete virtuali ha radici profonde, che ha portato la stessa Lega ad accordarsi con un altro player del settore come Crypto.com. Intrecci del genere si vedono anche in altri campionati e, soprattutto, sulla corsia opposta, con calciatori che investono in criptovalute o addirittura club che le usano per pagare i propri tesserati. Ma cosa c'è realmente dietro questo boom che ha colpito il calcio italiano, tra sponsorizzazioni milionarie e sedi in paradisi fiscali?

Serie A e criptovalute, un affare da 70 milioni annui

Ai club di Serie A e alla stessa Lega Serie A, le partnership con i fornitori di servizi blockchain stanno fruttando circa 70 milioni di euro a stagione. Oltre metà di questa cifra se l’è assicurata l’Inter, che vanta due diversi accordi: Socios è lo sponsor di maglia, mentre Zytara è il global digital banking partner del club nerazzurro, che annualmente prende 20 milioni dal primo (contratto di un anno con opzione di rinnovo fino al 2024) e circa 21 milioni di euro dal secondo (valore complessivo di 85 milioni per quattro anni, sebbene la durata non sia stata ufficialmente comunicata). Le altre seguono a ruota: sulle magliette dei club italiani trova spazio Digitalbits, la criptovaluta di Zytara, sponsor della Roma a 13 milioni annui (36 milioni nel triennio previsto dal contratto). La Lazio, invece, ha annunciato in questi giorni l’intesa con Binance: anche in questo caso accordo triennale, dal valore massimo di 30 milioni, dunque potenzialmente da 10 milioni annui. Sulla manica della maglia del Milan, a partire da questa stagione, appare il logo di BitMex (circa 3 milioni annui), ma i rossoneri sono inoltre nel portfolio di Socios, così come la Juventus.

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A questi accordi va aggiunto quello tra la maltese Crypto.com e la Lega Serie A, come sponsor della scorsa finale di Coppa Italia e, da questa stagione, del VAR. I termini economici dell'accordo restano ignoti, ma la partnership ha portato alla creazione di NFT (non-fungible tokens, letteralmente: gettoni non scambiabili), in questo rappresentazioni digitali di eventi (i video dei gol della finale tra Juventus e Atalanta, ad esempio) oppure oggetti, come la coppa in sé. Una raffigurazione del trofeo è tuttora in vendita a 70 milioni di dollari, cifra che ne farebbe l’NFT più costoso di sempre, se si considera che ad oggi il record è di 69,3 milioni di dollari per un'opera digitale dell'artista Mike Winkelmann. Il primato, per quanto riguarda i token calcistici, spetta invece a Cristiano Ronaldo: 290 mila dollari (meno di 250 mila euro) per una sua carta da collezione su Sorare, piattaforma ispirata al fantacalcio che vanta diversi personaggi di rilievo tra i propri investitori. Pique e Griezmann, di recente, hanno preso parte al finanziamento complessivo da 50 milioni di euro. Sorare, dal 2021, è partner di 11 club di Serie A.

Socios e Bitmex, chi sono i partner di Inter, Juventus e Milan

La principale protagonista a livello continentale, prima che italiano, è senza dubbio Socios: sponsor dell'Inter, partner della Juventus e del Milan, oltre che di altre big europee (Barcellona, Paris Saint Germain, Valencia e Atletico Madrid in primis), è una piattaforma che si avvale della criptovaluta Chiliz, attraverso la quale vengono emessi i cosiddetti «fan token». Si tratta di gettoni virtuali attraverso i quali i tifosi possono partecipare a sondaggi, concorsi e promozioni esclusive. Il fondatore è Alexandre Dreyfus, le cui prime avventure imprenditoriali si susseguono tra scommesse e poker, prima di tuffarsi nelle criptovalute. Sempre con sede a Malta, dove si trova la Socios Services Limited, ma come si legge su socios.com, il wallet service è gestito da una società registrata in Estonia, l'emissione dei token avviene attraverso la Socios Technologies AG in Svizzera e, giusto per non tralasciare nulla, «il mercato per lo scambio dei tokens» avviene tramite la Entertainment Trading Technologies Ltd. Sul sito non è indicata la sede, ma basta andare sul sito di Chiliz per trovarla: «Entertainment Trading Technologies Ltd is a company incorporated in the Republic of Seychelles».

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L'arcipelago piace parecchio a chi si occupa di criptovalute. Sempre nelle Seychelles, infatti, ha sede la HDR Global Trading Limited, proprietaria di BitMex, sponsor di manica del Milan. I fondatori sono Arthur Hayes, Benjamin Delo e Samuel Reed e, nel giorno in cui è stato annunciato l'accordo col club rossonero, sono stati sanzionati dalla Commodity Futures Trading Commission statunitense con una multa da 100 milioni di dollari. Il motivo? «Per aver gestito illegalmente una piattaforma di trading di criptovalute e violazioni antiriciclaggio» in un lasso di tempo che va dal novembre 2014 all'ottobre 2020, con cinque società coinvolte (tutte correlate tra loro): HDR Global Trading Limited, 100x Holding Limited, ABS Global Trading Limited, Shine Effort Inc Limited, e HDR Global Services Limited, quest'ultima con sede nelle Bermuda. Ad aprile, Hayes si era costituito a Honolulu a seguito delle accuse di violazione del Bank Secrecy Act, venendo rilasciato su cauzione di 10 milioni di dollari, ma non è l'unico ad essere finito nei guai: un ex dirigente di BitMex, Gregory Dwyer, è stato estradato dalle Bermuda con le stesse accuse, mentre il processo per i tre fondatori è fissato per il 28 marzo 2022.

Digitalbits e Binance, gli sponsor di Roma e Lazio

Da Milano si passa a Roma e dalle Seychelles si passa alle Cayman. È qui che ha sede la Fusechain Xdb I Ltd, ovvero una delle due società che controllano Zytara Lab, partner dell'Inter e della Roma, nonché sponsor dei giallorossi tramite Digitalbits. L'altro azionista di riferimento è il Vince Burgio Family Inv. Trust, ovvero il fondo familiare di Vincent Burgio, pokerista italo-americano e fratello di Al Burgio, CEO di DigitalBits e Zytara, nonché fondatore di Fusechain. Trovare qualcosa sulle loro aziende è pressoché impossibile, se non che Zytara ha sede a Cheyenne, nel Wyoming. Perché passare da un paradiso fiscale agli Stati Uniti? Perché proprio il Wyoming è diventato di recente terreno fertile per i cripto-pionieri: dal 2018, infatti, lo stato americano ha emanato ben 24 leggi per agevolare lo sviluppo di startup che si occupano di tecnologia blockchain, prevedendo tra le altre cose l'esenzione dalla tassa sul patrimonio, riconoscendo le criptovalute a tutti gli effetti come moneta.

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Batte bandiera cinese, infine, l’ultimo crypto-sponsor del calcio italiano, Binance. In realtà, di cinese c’è il fondatore, Changpeng Zhao, ma ha sedi sparse in tutto il mondo senza un vero quartier generale. Una di queste sedi, tanto per cambiare, si trova alle Cayman, dove però risulta essere in liquidazione. Forse perché le Cayman non hanno dato alcuna autorizzazione ad operare sul mercato? Fosse l’unico stato ad averlo fatto: dal 15 luglio, «il Gruppo Binance e le società che lo compongono non sono autorizzate a prestare servizi e attività di investimento in Italia», come comunicato dalla Consob, ma già nel 2020 era stato segnalato da Malta (dove si era trasferito per sfuggire alla severità dei controlli in Cina e Giappone). L’organo di vigilanza italiano ha agito subito dopo quello tedesco e quello britannico, che hanno ravvisato violazioni nelle operazioni svolte da Binance, finita sotto inchiesta pure negli Stati Uniti per riciclaggio e reati fiscali, stando a quanto riportato da Bloomberg. Non si salva nemmeno in patria, dato che la Banca Centrale Cinese ha vietato ogni tipo di transazione in criptovaluta e la stessa Binance non ha potuto far altro che togliere lo yuan dalla propria piattaforma. Nonostante ciò, resta la prima exchange mondiale per volume di scambi (28 miliardi di dollari). E da questo weekend, sbarcherà nel calcio italiano, con tutti i dubbi del caso.

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