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Mellis senzatetto a 32 anni: al Chelsea ha giocato la Champions, l’alcol gli ha mangiato la vita

Jacob Mellis guadagnava tanto e giocava nel Chelsea in Champions League, poi la sua vita è finita in un abisso che gli ha divorato l’anima. Oggi il centrocampista 32enne non ha più nulla e deve trovare un tetto che lo ospiti tutte le sere. Il suo è un grido di aiuto per cercare di uscire dalla sua dipendenza dall’alcol: “Anche adesso sto bevendo più che posso”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Jacob Mellis stasera non sa dove dormirà. Sa che se troverà un tetto, non sarà quello di ieri e neanche quello di domani. Guardarsi indietro è doloroso per chi poco fa giocava in Champions League con la maglia del Chelsea e prometteva di diventare qualcuno nel calcio. Fa male, molto male, quando a 32 anni il presente è fatto di stenti e di rimpianti, quando la preoccupazione al risveglio è arrivare alla sera con un boccone da mangiare, mentre un cielo nero opprime l'anima.

Mellis oggi è un senzatetto, la dipendenza dall'alcol gli ha mangiato la vita e la carriera. L'ex centrocampista inglese ha raccontato la sua storia drammatica: cerca un aiuto, forse vuole che la sua caduta all'inferno sia di monito ad altri calciatori che rischiano di imboccare la strada sbagliata. È un attimo: un giorno sei alle stelle e hai tutto, l'indomani sei lì indifeso sotto la pioggia. Mellis davvero aveva tutto al culmine della sua giovane carriera: a 19 anni il ragazzo di Nottingham esordiva in Champions con i Blues e guadagnava mezzo milione all'anno, un'enormità per un giocatore proveniente dall'Academy.

Jacob Mellis ai tempi delle giovanili del Chelsea: era una grande promessa
Jacob Mellis ai tempi delle giovanili del Chelsea: era una grande promessa

Oggi Mellis non ha casa, macchina, reddito. Non ha niente. Negli ultimi 18 mesi, da quando ha perso anche l'ultimo contrattino da calciatore, Jacob ha fatto affidamento sulla buona volontà di familiari e amici che gli hanno offerto un divano su cui dormire o dato i soldi per una camera d'albergo. La ricerca di un posto dove appoggiare la testa al tramonto è infinita: "Passo ogni giorno solo pensando a dove andare a dormire. Ho una famiglia, ma non voglio davvero fare affidamento su di loro. Voglio provare a fare le cose da solo. È difficile, cerco di non pensarci troppo. Cerco solo di andare avanti".

Mellis, a sinistra, come si è presentato all'incontro col giornalista del Daily Mail
Mellis, a sinistra, come si è presentato all'incontro col giornalista del Daily Mail

"Loro vogliono solo il meglio per me. Cercano di aiutarmi il più possibile – spiega Mellis al Daily Mail – Ovviamente hanno le loro vite. Mi procurano degli alberghi o qualche volta posso stare a casa loro. Da un giorno all'altro non c'è niente di stabile. Pensi che non possa mai succedere a te".

La mazzata finale è stata un infortunio al ginocchio, aggravato da una diagnosi errata lo scorso anno a Southend, squadra di quarta divisione che gli aveva dato una possibilità: è stata la fine della sua carriera da professionista, iniziata il 23 novembre del 2010 a Stamford Bridge entrando in campo negli ultimi minuti contro il Zilina in un match del girone di Champions. Ma gli infortuni davvero non c'entrano con la triste parabola di Mellis. Lui per primo ammette di non aver sfruttato al massimo le proprie capacità, dissipando il suo talento nel bere e nel fare tardi la sera. Un problema che non è mai riuscito a scrollarsi di dosso, per anni e anni ha consumato la candela della sua esistenza, mentre il pallone ormai era solo un sottofondo.

Dopo quell'esordio col Chelsea, Mellis – uno dei gioielli più promettenti delle giovanili dei Blues – non è riuscito a confermarsi e ha iniziato un giro di prestiti, finché il club londinese lo ha scaricato. Poco più che ventenne, il centrocampista era già nella parabola discendente: da lì un girovagare tra terza e quarta serie, fino al ritiro di qualche mese fa. "Durante tutta la mia carriera è stata una cosa che mi ha causato problemi – spiega il 32enne riguardo alla sua dipendenza – Quando bevi non hai il controllo di quello che stai facendo. Ricordo di essermi presentato una volta all'allenamento ubriaco. Avrò avuto 19 anni".

Mellis nell'allenamento di vigilia di un match di Champions del Chelsea nel 2010: aveva 19 anni
Mellis nell'allenamento di vigilia di un match di Champions del Chelsea nel 2010: aveva 19 anni

Mellis racconta i tentativi di chi gli era vicino di indirizzarlo verso la strada giusta: "David Luiz non parlava molto inglese, ma quando ci stavamo riscaldando diceva: ‘Ehi, hai bevuto?'. Diceva basta col dito. Dermot Drummy, l'ex manager dell'Academy del Chelsea, mi ha dato un mentore, Ashley Cole, per impedirmi di uscire e per parlare con me. Quindi le persone ci hanno provato, non posso mentire. Allora ero presuntuoso, arrogante. Mi sentivo come se mi fosse dovuto lo scendere in campo. Se non fossi stato scelto dall'allenatore, sarei uscito per andare a bere. Non stavo rovinando il Chelsea, stavo rovinando me stesso".

L'alcol è diventato una presenza costante per tutta la carriera di Mellis, che è volata via in un respiro lasciando dietro di sé solo macerie: "Da quando ho smesso di giocare, ho più tempo per pensare e per pentirmi. La quantità di persone che vengono da me e dicono: ‘Oh mio Dio, cosa ti è successo?'. È allora che mi fa pensare. Queste sono persone che giocano in Premier League. Mi sento come se non sapessi davvero il talento che avevo".

Se pensate che oggi Jakob sia sobrio, beh, vi sbagliate. Anzi, è peggio, molto peggio. La sua situazione attuale di difficoltà ha infatti acuito il problema: "Sto bevendo più che posso, davvero. Solo per dimenticare lo stress".

Mellis è uscito allo scoperto col suo problema per lanciare un grido di aiuto, che è stato raccolto dalla Professional Footballers' Association, l'associazione dei calciatori professionisti inglesi. Il 32enne entrerà nella clinica Sporting Chance questa settimana nel tentativo di superare i suoi problemi con l'alcol: "Ho parlato con la PFA, cercando di spiegarlo. Sto cercando di rimediare".

Mellis con la maglia del Mansfield Town, League Two: spiccioli di una carriera bruciata
Mellis con la maglia del Mansfield Town, League Two: spiccioli di una carriera bruciata

E poi al suo fianco c'è anche il suo vecchio club, con una possibile nuova carriera sempre nel calcio: "Il Chelsea mi ha aiutato a ottenere i miei tesserini di scouting di livello 1 e livello 2. L'ho fatto con loro e con la FA allo Stamford Bridge. Penso che sia qualcosa che mi piacerà. Mi piace guardare i giovani, sento di poter vedere il potenziale nelle persone. Guardo il calcio tutto il giorno, tutti i giorni. Mi piace individuare i giovani talenti che emergono. Sento di poterli aiutare in altri modi, fuori dal campo. Cerco di allontanarli dalle cose che facevo io".

Attualmente trovare un lavoro permanente si sta rivelando difficile per Jacob: non avere un indirizzo fisso cui fare riferimento è il primo dei problemi. Per ora la priorità è la ricerca di un tetto. Non avendo né macchina né soldi, anche spostarsi da un posto all'altro, anche solo fare un biglietto di un mezzo pubblico, può essere molto difficile. Mellis ha perso tutto, ma forse ha ritrovato se stesso: è dura la salita, in gioco c'è la vita.

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