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Mazzoleni e le zone d’ombra del protocollo VAR: ad ogni partita è una lotteria

Il VAR è finito ancora una volta nell’occhio del ciclone dopo il contestato episodio in Benevento-Cagliari per il contatto Asamoah-Viola. Ennesimo esempio di un protocollo che lascia evidenti zone d’ombra e libertà d’interpretazione, che comportano differenti applicazioni e conseguenti polemiche.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Benevento ha perso la sfida contro il Cagliari che valeva più dei classici tre punti in palio, tra due formazioni che stanno lottando per non retrocedere: 3-1 in casa. Una sfida che le ‘streghe' di Inzaghi hanno tenuto fin quasi alla fine, tanto che nel finale potevano usufruire di un rigore (con risultato sul 2-1 per i sardi) che avrebbe potuto rimettere le cose a posto. E che invece è stato tolto dal VAR dopo un consulto con Doveri, scatenando la rabbia sia in campo sia nel dopo partita e ponendo ancora una volta il dito indice sulla gestione e l'utilizzo della moviola che presenta evidenti zone d'ombra e situazioni poco chiare a tutti. Alimentando polemiche e speculazioni.

Sul campo, il Benevento è uscito a testa bassa e adesso vede il baratro della retrocessione. Ma il presidente Vigorito non ha voluto ragioni: nel dopo gara ha ‘asfaltato l'arbitro dedicato al VAR, Paolo Mazzoleni, reo di aver compiuto un vero e proprio affronto al Benevento, affossandolo con una decisione che ha ribaltato l'iniziale scelta di Doveri, ovvero di indicare il dischetto degli undici metri dopo un contatto tra Viola e Asamoah.

"Quando si vuole fermare una squadra del Sud basta chiamare Mazzoleni". Perché il presidente del Benevento ha detto ciò? Semplice, perché per il numero uno del club campano è la seconda partita consecutiva che, quando è addetto all'assistenza sulla moviola a bordo campo, l'ex arbitro di Bergamo sembra non avere di buon occhio le squadre del sud Italia. Oggi è accaduto al Benevento, domenica scorsa al Napoli, quando Mazzoleni (sempre al VAR) aveva fatto annullare un gol di Osimhen per un presunto fallo dell'attaccante sul difensore Godin. Peccato che di fronte, in entrambe le occasioni c'era il Cagliari, una società non certamente del Nord Italia.

Perché la chiamata del VAR è al limite

L'utilizzo del VAR da parte di Mazzoleni è però giustificabile seguendo il protocollo in atto, per dare assistenza all'arbitro con la moviola. Secondo il regolamento, il VAR deve entrare in funzione su un "Chiaro ed evidente errore" oppure su un  "Grave ed evidente episodio non visto". Per Mazzoleni, il richiamo al monitor di Doveri è nato evidentemente dalla valutazione di una simulazione da parte di Viola che ha indotto il direttore di gara allo sbaglio. Una decisa presa di posizione – e responsabilità – da parte dell'ex fischietto per un episodio al limite perché ha valutato la decisione del collega, errata.

Una ‘chiamata' al limite del protocollo e che ha spinto Doveri a rivedere l'azione. L'assistente al VAR non ha deciso perché la scelta finale cade sempre e solo sul fischietto di campo. Dunque, davanti alla revisione delle immagini, è chiaro che sia Doveri (che avrebbe anche potuto confermare il rigore) a cambiare  idea e ritiene il contatto lieve e non influente per la caduta in area di Viola. Ma è altrettanto evidente, che su questo tipo di valutazioni si innesca una vera e propria lotteria dove ogni domenica ogni episodio rischia di essere considerato a sè.

Mazzoleni, dal campo al Gruppo VAR PRO

Avendo concluso la propria carriera sul campo per raggiunti limiti d'età, Mazzoleni  è stato inserito dall'AIA in questa stagione nel neonato "Gruppo VAR PRO", formato da arbitri ritirati dall'attività di campo e chiamati a svolgere la funzione di Video Assistant Referee per le gare di Serie A. E in questo campionato, oltre a Benevento-Cagliari, è stato già alla moviola in Napoli-Cagliari e Lazio-Milan.

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