Mario Mazzoleni: “Oggi molti arbitri si lamentano. Stipendi in ritardo per avere 150 euro a partita”

Mario Mazzoleni non arbitra più dal 2006, ma il calcio gli è rimasto nel sangue anche adesso che gestisce una galleria d'arte. "È una cosa di famiglia" ci confessa all'inizio dell'intervista raccontando che l'arte lo ha accompagnato sempre nel corso della vita, anche prima della sua parentesi da direttore di gara tra Serie A e Serie B. Allora era un mondo completamente diverso, senza l'introduzione della tecnologia e con figure autorevoli alla guida, ma da quegli anni poco è cambiato e la situazione degli arbitri in Italia resta critica.
Ai microfoni di Fanpage.it l'ex fischietto ha rivelato cosa si cela dietro al loro mestiere, partendo dalle problematiche che ogni settimana tanti professionisti si ritrovano ad affrontare. Stipendi che arrivano in ritardo, contratti non propriamente stabili, e poi ancora poche tutele che indeboliscono una classe arbitrale messa costantemente al centro delle polemiche. Oggi Mazzoleni è un gallerista d'arte e anche un'opinionista sportivo che cerca di mettere in risalto i problemi che gli arbitri di ogni categoria affrontano lontano dai riflettori e all'insaputa dei tifosi.
Hai arbitrato in Serie A in anni non facili per il calcio italiano. Com'era il mondo arbitrale in quel periodo?
"Gli arbitri di allora, come Pairetto e Bergamo, avevano grande personalità, parlavano un sacco ai ritiri. Pierluigi Collina era un precursore, era un grande arbitro ma soprattutto un grande professionista. Si studiavano le partite caso per caso e si davano le spiegazioni, così gli altri arbitri potevano trarre beneficio dagli errori degli altri. Dal punto di vista tecnico per me erano gli anni migliori".
Quali sono i problemi strutturali della classe arbitrale di oggi?
"La qualità di adesso non è paragonabile a quella di prima, dove c'erano anche dieci arbitri di livello. Ora anche con tutte le tecnologie e le possibilità difficilmente possono arrivarci. Ma è inevitabile, sono dei cicli che iniziano e finiscono. Nella qualità di un arbitro la personalità è un requisito fondamentale, il valore prima era probabilmente superiore a quello dell'arbitro medio di oggi italiano. Ora la federazione arbitrale ha litigato molto all'interno per l'elezione del presidente, c'è stato uno scandalo molto forte. Dietro c'è un mondo che non è mai cambiato in questi anni. Quindi senza la presenza di piani, di scuole di formazione che funzionano non cambierà".
Quali sono le carenze più gravi?
"Ho sentito miei colleghi lamentare questo aspetto, anche sulla puntualità della ricezione dei rimborsi spese, degli stipendi, delle problematiche legate ai diritti d'immagine e alla contrattualistica, questi aspetti non rendono giustizia alla classe arbitrale. Dovrebbero metterci mano in federazione, ci vorrebbe qualcuno all'interno dell'AIA che rappresentasse adeguatamente gli arbitri dicendo ‘Noi siamo i signori arbitri e come tali vorremmo contratti adeguati'. Invece non vengono pagati in modo puntuale e non vengono neanche difesi. Non è vero che un arbitro non arbitra bene se non viene pagato, l'obiettivo è sempre quello di non fare errori, però la serenità è una componente fondamentale per fare bene il proprio lavoro. Non puoi formare arbitri bravi e seri chiedendogli un impegno quasi professionistico ma pagandoli 150 euro per partita, magari con qualche mese di ritardo, mi riferisco a tutte le categorie".
È vero che gli arbitri non hanno ancora ricevuto tutti gli stipendi della passata stagione?
"Da quello che so stanno discutendo sulla parte finale della stagione, una delegazione è andata dal presidente federale per chiarire alcuni aspetti e si paventava anche uno sciopero. Purtroppo quando sei dentro a questo mondo non puoi dirlo, ma io ho lamentato questa situazione perché è arrivato il momento di mettere mano al sistema, di riformarlo e di cominciare a creare un gruppo solido. Il loro non è un hobby, è un impegno serio ogni settimana con allenamenti tra lunedì e giovedì, venerdì e le partite di sabato o domenica"
Cosa pensi delle innovazioni tecnologiche come VAR e bodycam?
"La bodycam che è un'estremizzazione dello spettacolo, ma che non cambierà dal punto di vista tecnico nulla. Le immagini che sono quelle che l'arbitro percepisce, è interessante, è una cosa molto spettacolare. Il VAR è un esperimento assolutamente innovativo, straordinario, sempre in stato favorevole, ovviamente va tarato ancora il protocollo perché si lasciano troppi margini di interpretazione aumentano gli errori".

E degli arbitri che ora danno le spiegazioni direttamente in campo?
"Sono molto aperto alla comunicazione, è un aspetto fondamentale. È chiaro che per fare comunicazione bisogna essere comunicatori. La parlantina però è un dono e si vede come nel primo caso della storia, la dichiarazione fatta con quel tono di voce, con il braccio alzato per il fuorigioco diventa motivo di scherno, è diventato un meme. Perde un po' di serietà e lo dico da ex arbitro".
Secondo te qual è il compito più complesso per un arbitro? Essere al VAR o in campo?
"Il VAR oggettivamente si limita a vedere le immagini, trasmetterle all'arbitro che dovrebbe spiegare la situazione finale. Io da tempo sostengo che al VAR andrebbe affiancato un ex calciatore perché ci sono dinamiche di campo che un arbitro non può conoscere. Se l'arbitro per arrivare in Serie A deve cominciare a 14 o 15 anni, come iniziai io a 16, per arrivare in Serie A a 25-26 anni, non può fare il calciatore e conoscere determinate dinamiche, astuzie in certi falli, colpi di mano. Il confronto arbitro-calciatore può portare migliorie al mondo arbitrale così come è importante che il mondo arbitrale entri nelle squadre di calcio. Le squadre hanno capito che affiancandosi all'arbitro si possono capire determinate situazioni di campo e quindi trarre vantaggio in alcuni episodi".
Il calcio ti manca?
"Mi manca tremendamente il campo, ho distanza di 15 anni quando posso arbitrarmi una partitella tra amici lo faccio molto volentieri. Gli arbitri merino rispetto perché sono ragazzi giovani che si impegnano, che ci mettono l'anima, perché siamo i primi noi ad accorgerci quando sbagliamo, qualcuno non dorme la notte e quindi meritano di fare una carriera tranquilla e serena. Purtroppo in Italia all'arbitro viene chiesto di essere un professionista, intanto durante la settimana deve essere un volontario. Bisogna trovare i soldi per pagare adeguatamente gli arbitri, non solo i 28 della Serie A, ma a partire dai ragazzini nel settore giovanile, che devono essere incentivati, fino ad arrivare alla Serie C, che secondo me è il campionato in bello di tutti".