video suggerito
video suggerito

Malesani oggi: “Tutti i pomeriggi all’osteria a giocare a briscola o tressette, faccio anche tornei”

Alberto Malesani a 71 anni si gode la pensione tra campi di golf e partite a carte all’osteria: “Sapeste com’è difficile! Faccio anche i tornei, ho raggiunto buoni livelli grazie agli insegnamenti dei miei amici che io chiamo maestri”.
A cura di Paolo Fiorenza
0 CONDIVISIONI
Immagine

Finita l'esperienza da viticoltore, Alberto Malesani oggi a 71 anni si gode una vita tranquilla, tra campi di golf e tavoli dell'osteria con gli amici: "Oggi nella mia vita ci sono la famiglia, gli amici, il golf la mattina e le partite a carte all'osteria tutti i pomeriggi. Mi diverto come un matto a giocare a briscola o a tressette. E sapeste com'è difficile! Faccio anche i tornei, ho raggiunto buoni livelli grazie agli insegnamenti dei miei amici che io chiamo maestri. E dopo, che abbia vinto o che abbia perso, una bella cena in trattoria tutti assieme. Questa, per me, è la serenità".

Alberto Malesani fatto fuori dal calcio a neanche 60 anni

Malesani ha smesso di allenare abbastanza giovane e non per decisione sua. La sua ultima panchina risale al 2014, doveva ancora compiere 60 anni. Era il 3 marzo quando il Sassuolo lo esonerò dopo solo cinque partite – era subentrato a gennaio al posto di Di Francesco – con zero punti portati a casa in quel breve lasso di tempo. Da allora nessuno più gli ha voluto dare fiducia e nel 2020 il tecnico veronese ha ufficializzato il ritiro con parole molto amare: "Non allenerò più, ne sono certo – disse all'epoca – Quando senti che ti allontanano un po', è inutile insistere. A un certo punto mi hanno messo dalla parte degli allenatori che consideravano finiti e con il tempo l'ho accettato. Di una cosa sono rimasto male, che l'esperienza in questo Paese, e di conseguenza nel calcio, non venga premiata".

Alberto Malesani sulla panchina del Sassuolo poco prima dell’esonero nel 2014
Alberto Malesani sulla panchina del Sassuolo poco prima dell’esonero nel 2014

Il tecnico che tanto bene fece con Chievo e Parma (con cui ha vinto Coppa UEFA, Coppa Italia e Supercoppa italiana) ha poi cambiato completamente vita, producendo vino in un'azienda vinicola a Trezzolano in Veneto. Attività poi cessata, ma che gli ha dato grande appagamento: "È stata un'altra soddisfazione – racconta oggi alla ‘Gazzetta dello Sport' – Sono riuscito a metter su un'azienda che ora ho ceduto, e ho ricevuto riconoscimenti importanti. Tutto nacque durante una trasferta di Coppa Uefa. Era la primavera del 1999, con il Parma andammo a Bordeaux e io, alla vigilia, visitai una cantina famosa e ne rimasi affascinato. Da quel momento ho sempre desiderato diventare un produttore di vino, ho comprato un bel pezzo di terra, ho ascoltato i consigli di un enologo e l'impresa è andata in porto".

La sliding door del mancato approdo al Milan: "Parlai con Galliani, poi il mio Verona crollò"

Voltandosi indietro, un dispiacere di Malesani è legato al miraggio – che poi non era tale, a sentire da lui come andarono le cose – di allenare il Milan. Era l'inizio del 2002 e Alberto allenava il Verona: "Il Milan era guidato da Carlo Ancelotti che aveva sostituito Terim. Parlo con il dottor Galliani che mi dice: ‘La seguiamo. Se nel girone di ritorno fa come nell'andata, ci risentiamo a fine stagione'. Purtroppo, invece, il mio Verona crollò e al termine del campionato ci fu la retrocessione. Io non andai più al Milan, Ancelotti restò in rossonero e, l'anno successivo, vinse la Coppa dei Campioni a Manchester. Il destino ha voluto così. Ma non ho rimpianti. Peccato, però, perché del Milan ero tifoso fin da bambino. Ci ho riflettuto spesso e direi che quel momento è stato una svolta nella mia carriera. Da allora in poi il mio percorso non è stato così positivo come negli anni precedenti. Sono comunque soddisfatto, non sto lì a piangermi addosso".

Facendo un bilancio della sua carriera, Malesani spiega cosa lo ha penalizzato: "Di base credo che ci sia il fatto che io non ho mai cercato, e di conseguenza non ho mai avuto, sponsor importanti, non ho mai fatto amicizia con chi contava. Sono stato nel calcio, ma un po' in disparte. È il mio carattere. Nel lavoro, in tutti i lavori che ho fatto, ci ho messo impegno, rigore, passione e un po' di sana follia. E sono sempre stato un uomo, e dunque un allenatore, libero. Probabilmente se avessi cantato nel coro, la mia carriera sarebbe stata diversa, ma va bene così".

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views