Lo sfogo di Viktorija Mihajlovic per gli attacchi a papà Sinisa: “Famiglia e salute non si toccano, vergogna!”

Quattro partite, due pareggi e altrettante sconfitte. Il Bologna quintultimo in classifica e reduce dall'1-1 subito in rimonta al Dall'Ara contro la Salernitana scatena la rabbia dei tifosi. I fischi che hanno accompagnato la squadra negli spogliatoi al termine del match spiegano bene quale possa essere lo stato d'animo per una formazione che non riesce a ingranare, crea poco e concede molto, che passa in vantaggio ma non riesce a gestire il match, dà sempre l'impressione di dover fare i conti con le proprie fragilità.
"Non so se siamo messi meglio o peggio dell'anno scorso…". Le parole del tecnico, Sinisa Mihajlovic, durante gli ultimi giorni di mercato testimoniano le perplessità e le difficoltà malcelate. Non ha mai cercato alibi, anzi… giovedì sera, dopo l'ennesimo boccone amaro ingoiato, ha dato ragione ai sostenitori. "Ci hanno sostenuto per tutta la partita – ha ammesso nel corso delle interviste – e i fischi sono il loro modo di esprimere dissenso. Fanno bene a farlo".

Fanno bene a farlo… ma ci deve essere qualcuno che s'è spinto oltre il limite della decenza e del rispetto. A Bologna c'è chi, sia pure con accenti differenti, ha fatto riferimento al ‘caso Mihajlovic', a quell'allenatore che – secondo alcuni – la società avrebbe dovuto accantonare senza lasciarsi prendere da remore particolari. E tra le pieghe del malcontento strisciante non sono mancati quelli – in base allo sfogo di Viktorija, una delle figlie di Sinisa – "mischiano il lavoro con la vita privata".
Ha affidato a una storia su Instagram la replica al clima ostile che si percepisce nei confronti del padre. Qualcosa che va ben oltre la contestazione sportiva. È comprensibile, fa parte del gioco. Ma quando si arrivano a toccare altri tasti allora "no, non lo accetto più" ha aggiunto.

"Non scrivo mai queste cose sui social – si legge nel messaggio condiviso da Viktorija -. Non ho mai perso tempo con persone che si nascondono dietro a una tastiera per sfogare tutta la loro frustrazione. Ma credo che quando il limite viene raggiunto e addirittura oltrepassato qualcosa vada detto. Non trovo giusto mischiare il lavoro alla vita privata.
"Volete insultare mio padre dal punto di vista lavorativo? Siete liberissimi di farlo, ci mancherebbe. Ma quando poi si tratta di famiglia, di salute e di tante altre cose vergognose che ho letto, no. Non lo accetto più. Quello che scrivete è raccapricciante".
"Ricordatevi che stiamo parlando di un uomo, di un padre. Ricordatevi che ci sono di mezzo dei ragazzi che potrebbero leggere quello che scrivere e rimanere colpiti. E io mi vergogno per voi".