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Luis Suarez e il caso della cittadinanza italiana

L’ex Rettrice di Perugia: “Per l’esame di Suarez c’era un clima da stadio”

Giuliana Grego Bolli è l’a ex Rettrice dell’Università per Stranieri di Perugia finita nella bufera per la vicenda dell’esame farsa di Luis Suarez sul quale c’è un’indagine della Procura umbra. “Non mai sentito Suarez parlare. Mi hanno dovuto spiegare chi fosse perché il calcio non m’interessa”.
A cura di Maurizio De Santis
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"Clima da stadio". Anche se non ebbe mai "la sensazione che ci fosse la volontà di favorire la Juventus, né pressioni di alcun genere". È così che la ex Rettrice dell'Università per Stranieri di Perugia definisce le circostanze ambientali in cui si è svolto l'esame di Luis Suarez. La sessione che ha fatto discutere per i dettagli emersi dalle intercettazioni telefoniche, e sulla quale c'è un'indagine della Procura in corso, torna di stretta attualità nelle parole di Giuliana Grego Bolli su quanto accaduto prima e in occasione dell'appello convocato per il 17 settembre al quale partecipò l'ex calciatore del Barcellona (il cui nome in quel periodo era accostato alla Juventus per una operazione di mercato mai conclusa). Quell'episodio le è costato le dimissioni, una sospensione di 8 mesi determinata dal giudice per falso ideologico, falso materiale e rivelazione di segreto d'ufficio. Nell'intervista al quotidiano Repubblica racconta la propria versione dei fatti, chiarendo subito un concetto: non sapeva nemmeno chi fosse Suarez.

Quando il rettore dell'Università degli Studi di Perugia mi ha chiamato per dirmi che la Juventus stava cercando di fargli fare l'esame di italiano, mi hanno dovuto spiegare chi fosse. Il calcio non mi interessa. Nella mia famiglia sono tutti juventini, ma io non guardo le partite. Ho pensato che fosse un buona opportunità per rilanciare la visibilità del mio Ateneo.

Il colloquio durante l'esame. La sessione che – come registrato agli atti – era stata cucita su misura per agevolare il superamento dell'esame dell'attaccante sudamericano. La foto con la commissione e poi ancora tutti i dialoghi tra i protagonisti della vicenda (dagli avvocati e dai dirigenti della Juventus fino ai vertici e ai professori dell'Ateneo). È tutto nel dossier sul tavolo degli inquirenti. L'ex Rettrice spiega così perché era stato creato un appello per l'ex Barça.

Bisognava evitare i rischi di assembramento dovuti alla presenza di un calciatore così famoso. Il 22 ci sarebbero stati altri quaranta candidati a sostenere l'esame di lingua e, in concomitanza, i test di ingresso per i corsi di laurea.

Altra nota dolente: Suarez sapeva già, prima di arrivare a Perugia per l'esame, quali sarebbero stati gli argomenti che la commissione gli avrebbe sottoposto. Anzi, dalle intercettazioni si evince come venga edotto sulle cose da studiare e – successivamente – quale sia il tenore del colloquio in sede di appello per verificare la effettiva conoscenza, padronanza della lingua italiano per ottenere la documentazione necessaria a completare il percorso burocratico per ottenere la cittadinanza italiana e il passaporto di comunitario.

Non ho avuto alcun ruolo nella preparazione né dell'esame, né del certificato consegnato a Suarez il 22 settembre. Il livello B1 richiede una capacità di farsi capire a livello medio-basso. Durante la pandemia, inoltre, l'esame si tiene solo in forma orale e dura circa 12 minuti. Io, però, non mai sentito Suarez parlare. Le intercettazioni? Di sicuro c'è stata molta euforia dovuta in parte alla legittima voglia di promuovere l'Ateneo e in parte alla fede calcistica. Spina e Olivieri sono juventini. Si era creato un clima da stadio, per così dire.

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