L’ex arbitro Eriksson distrugge Collina come capo degli arbitri FIFA: “È la persona peggiore”

Pierluigi Collina è stato un grande arbitro, un'eccellenza italiana unanimemente riconosciuta nel mondo, la cui notorietà è stata amplificata dall'aspetto iconico, col cranio privo di capelli e gli occhi spesso spiritati. Rispettato da tutti in campo, Collina dopo aver attaccato il fischietto al chiodo si è costruito una prestigiosa (e potente) carriera in seno alla FIFA: dal 2017 è presidente della Commissione Arbitri della Federazione Internazionale retta da Infantino, con molteplici compiti come determinare l’interpretazione uniforme del regolamento, stabilire la lista degli arbitri internazionali, selezionare direttori di gara e assistenti per le competizioni FIFA.
L'ex arbitro internazionale Jonas Eriksson fa a pezzi Pierluigi Collina
È molto raro sentire parlare male di Collina, oggi lo fa un altro ex grande arbitro, lo svedese Jonas Eriksson, che ci è andato giù durissimo nel criticare l'uomo prima ancora che il dirigente con cui ha avuto a che fare negli ultimi anni della sua carriera, che è durata ben 16 anni come arbitro internazionale, dal 2002 al 2018 (si è ritirato nel maggio di quell'anno). Eriksson ha diretto partite di eccezionale importanza, come la finale di Champions League del 2014 tra Real Madrid e Atletico, la Supercoppa europea dell'anno prima tra Bayern e Chelsea, e ancora la finale di Europa League del 2016 tra Liverpool e Siviglia, oltre a un gran numero di semifinali. Insomma parliamo di uno dei fischietti più stimati a livello europeo, eppure il suo finale di carriera gli ha lasciato l'amaro in bocca e di questo lo svedese incolpa Collina.

"Penso che tutti noi lo ricordiamo come un grande arbitro – si è sfogato Eriksson a Talksport – Ma come leader per gli arbitri, come capo e come manager ho incontrato molte persone nella mia vita nel mondo del calcio e lui è la persona peggiore che potresti avere come capo. Per molti versi è una persona che quando c'è la telecamera sorride e tutto va bene. Quando non c'è la telecamera, ti volta le spalle. Il modo in cui comunica o non comunica con te, il modo in cui chiede alle persone di parlare, di dire la propria opinione, e quando qualcuno ha un'opinione che non gli piace, viene messo sotto accusa. Quando agli arbitri non è consentito recarsi all'estero per arbitrare, lui si reca in Ucraina per 500mila sterline all'anno come consulente, perché le regole del gioco sono diverse per gli altri e per lui".
"La mia carriera è finita e potreste pensare che io sia amareggiato o arrabbiato. Ma voglio dire, questo è successo sei, sette anni fa – ha continuato Eriksson, raccontando poi nello specifico l'episodio che gli ha fatto disistimare massimamente Collina – È stato quando non sono stato convocato per i Mondiali del 2018, era il 17 novembre 2017. Pensavo che almeno avrei ricevuto una telefonata dal mio capo, ma non è successo. Ho dovuto leggerlo sul ‘Guardian'. C'era un elenco, io non ero nominato. Così l'ho chiamato e lui ha insistito dicendo che era occupato. Gli ho mandato un messaggio: ‘Per favore, chiamami. Ho bisogno di parlarti'. Non mi ha più richiamato. Da allora non mi ha più parlato, mi evitava perché non riusciva a sopportare di dirmi la verità".

A distanza di anni, i sentimenti di Eriksson per Collina non sono cambiati, il loro rapporto personale si è azzerato: "Mi sono detto che se mai lo dovessi incontrare, andrei dritto. Ero presente ai Mondiali femminili del 2023 in Australia e Nuova Zelanda per seguire la nazionale svedese e sono stato invitato dalla federazione calcistica svedese. Ho un ottimo rapporto con loro, quindi ero nella sala VIP e ho pensato: ‘Vediamo se lo incontro'. Ho incontrato il segretario generale della FIFA Mattias Grafstrom, che è svedese, e lui mi ha detto: ‘Dobbiamo scattare una foto e mandarla a Collina?'. ‘No, non dobbiamo', gli ho risposto".