82 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Le storie di Sukur e Kanter: perché il saluto militare dei calciatori turchi è ignobile

I calciatori della nazionale della Turchia hanno fatto il saluto militare anche dopo il pareggio con la Francia e hanno confermato il loro appoggio al presidente Erdogan. Combattono dagli Stati Uniti il regime, perché di fatto esiliati, l’ex bomber Hakan Sukur e il giocatore di basket Enes Kanter che su Twitter ha scritto: “Da 5 anni non vedo e non parlo con i miei genitori, mio padre è stato condannato a 15 anni. Il passaporto mi è stato revocato”.
A cura di Alessio Morra
82 CONDIVISIONI
Immagine

I giocatori della nazionale della Turchia per festeggiare il pareggio ottenuto contro la Francia, in un match fondamentale per le Qualificazioni a Euro 2020, rivolgendosi ai propri tifosi al termine del match hanno effettuato nuovamente il saluto militare, con questo gesto hanno appoggiato il presidente Erdogan e i soldati impegnati nella guerra contro i curdi in Siria. Tra i calciatori c’erano anche lo juventino Demiral e il milanista Calhanoglu, che al termine dell’incontro parlando con Sport Mediaset ha detto: “Appoggiamo la nostra nazione al 100%”. Una dichiarazione che ha creato ulteriori discussioni. La nazionale di calcio si è schierata con Erdogan a differenza dell’ex giocatore di Inter, Galatasaray e Torino Hakan Sukur e del cestista Enes Kanter, che oggi pagano a carissimo prezzo la propria ostilità al regime.

La storia del giocatore di basket Enes Kanter

Chi segue la pallacanestro conosce benissimo Kanter, ex dei Knicks e di Portland e da quest’anno giocatore dei Boston Celtics, che da qualche anno è il simbolo della lotta contro Erdogan. Il giocatore tre anni fa dopo il golpe fallito attaccò il presidente e nelle settimane successive visse indirettamente dei momenti drammatici, il padre fu arrestato, il fratello dopo essere stato bandito dalle nazionali fuggì in Spagna. Il giocatore sui social ricevette centinaia di minacce di morte, e da quel momento non ha più sentito i suoi familiari. L’escalation purtroppo è continuata. Nel 2017 in Indonesia agenti turchi cercano di rapirlo, fugge arriva in Romania, dove scopre che non ha più il passaporto turco, da apolide torna negli Stati Uniti. Il padre l’anno seguente viene condannato a quindici anni di galera. Nel 2018 un ragazzo turco che lo aveva votato sui social come miglior giocatore dell’All Star game viene arrestato, come pure un dentista di Istanbul che aveva una sua foto nello studio viene arrestato con la moglie. Kanter ha continuato a combattere e poche ore fa ha scritto un altro post contro Erdogan.

Il post di Enes Kanter

Non vedo e non parlo con i miei genitori da 5 anni. Hanno imprigionato mio padre. I miei fratelli non riescono a trovare lavoro. Il mio passaporto è revocato. E’ stato emesso un mandato di arresto internazionale. La mia famiglia non può lasciare il Paese. Ogni giorno ricevo minacce di morte. Sono attaccato, molestato. Hanno cercato di rapirmi in Indonesia. LA LIBERTÁ NON È GRATUITA.

I guai di Hakan Sukur

L’ex attaccante che dopo aver lasciato il calcio si è dedicato alla politica vive una situazione simile a quella di Kanter. Hakan Sukur dopo aver criticato pubblicamente il presidente Erdogan non può più tornare in Turchia. Sukur vive in California, su di lui pende un mandato d’arresto, perché ritenuto vicino a uno dei gruppi che cerco di sollevare Erdogan dal potere nel 2016, e tutt’ora continua a combattere contro il presidente: “Io difendo la libertà”, ha scritto in un recente tweet.

82 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views