video suggerito
video suggerito

La moglie di Matteo Materazzi: “Anche Marco si sta spendendo nelle sue possibilità, ha una famiglia”

La moglie di Matteo Materazzi, Maura Soldati, racconta la presenza costante del fratello Marco dopo la drammatica scoperta della malattia: i due si sono riavvicinati e anche il campione del mondo sta aiutando Matteo.
A cura di Paolo Fiorenza
24 CONDIVISIONI
Immagine

La raccolta fondi lanciata dalla moglie di Matteo Materazzi per mettere assieme il milione e mezzo di dollari (un milione e 300mila euro al cambio) necessario per mettere in atto quanto prima "la sola speranza per cercare di fermare la malattia, quella di creare una terapia ASO personalizzata per la mutazione di Matteo (TDP-43)", come ha scritto Maura Soldati a corredo della colletta lanciata sulla piattaforma ‘GoFundMe' (qua il link per chi vuole contribuire), ha superato i 200mila euro. La strada da fare è ancora parecchia, ma c'è tanta solidarietà per il 49enne ex calciatore e procuratore sportivo, fratello minore del più noto Marco Materazzi. Proprio il rapporto col fratello è stato oggetto di alcuni odiosi commenti sui social, con molte persone a chiedersi come mai Marco non aiutasse lui Matteo, visti i lauti guadagni in carriera, accelerando il viaggio negli Stati Uniti per provare la terapia sperimentale contro la rara forma di SLA che l'ha colpito.

La moglie di Matteo Materazzi sul fratello Marco: "Dall'inizio della malattia sono tornati a parlarsi quotidianamente"

Come spesso succede, si parla anche se non si conoscono le cose: scrivere sui social è facile, così come dare giudizi. Molti hanno basato le loro congetture sul fatto che era cosa nota che i rapporti tra Matteo e Marco si fossero raffreddati da anni, ma la verità oggi è un'altra e la spiega chiaramente la moglie di Matteo, Maura. La domanda è secca, le viene chiesto proprio del ruolo in questo momento del fratello Marco (di quasi tre anni più grande): "Per anni hanno avuto un rapporto complicato, ma dall'inizio della malattia sono tornati a parlarsi quotidianamente. Anche Marco si sta spendendo nelle sue possibilità, non possiamo dimenticare che ha una famiglia. Ma è accanto a lui, come tutti noi. E di questo Matteo è felicissimo".

Matteo Materazzi in una foto di tre anni fa, la malattia gli è stata diagnosticata lo scorso anno
Matteo Materazzi in una foto di tre anni fa, la malattia gli è stata diagnosticata lo scorso anno

Marco è dunque più che mai vicino al fratello in questo momento, del resto sarebbe assurdo il contrario. Quella di Matteo è una corsa contro il tempo, visto che la sua mutazione della Sclerosi Laterale Amiotrofica lo ha aggredito con grande velocità. In un anno le sue condizioni sono in rapido peggioramento: "In pochi mesi ha perso l'uso delle gambe, finendo sulla sedia a rotelle. Oggi non muove più neanche le braccia, solo un po' le mani – racconta la moglie Maura al ‘Corriere della Sera' – La malattia sta avanzando velocemente. Vorrebbe vedere crescere i figli ma non ci crede. È realista, il 50% di malati di SLA muore entro tre anni".

"Abbiamo solo una speranza, creare una terapia ASO personalizzata per la mutazione rara che lo ha colpito. Nel suo caso, poi, c'è una difficoltà in più: la proteina che si accumula nelle cellule neuronali e che le intossica è anche funzionale alla cellula stessa. Il che rende la ricerca di una cura più difficile. Siamo in contatto con la Columbia University e il dottor Shneider, un pioniere. Servono un milione e mezzo di dollari. E tempo. Quanto ne serve? Un anno, ma chissà se lo avremo", spiega ancora Maura.

Cos'è la terapia ASO per la mutazione della SLA che ha colpito Matteo Materazzi

L'acronimo ASO sta per Antisense Oligonucleotide (in italiano, oligonucleotide antisenso). Si tratta di una terapia genica sperimentale che utilizza brevi sequenze di DNA o RNA sintetico progettate per legarsi in modo specifico a un RNA messaggero target, bloccando o modificando l'espressione di una proteina anomala. Nel caso della SLA con mutazione TDP-43, come quella di Matteo Materazzi, l'ASO mira a ridurre l'accumulo della proteina tossica TDP-43 nelle cellule neuronali, che causa la loro morte.

La difficoltà sottolineata dalla moglie deriva dal fatto che la proteina TDP-43, oltre a essere tossica quando mutata, ha anche un ruolo funzionale essenziale nelle cellule sane. Pertanto, la terapia ASO deve essere progettata con estrema precisione per ridurre la proteina mutata senza compromettere la sua funzione normale, rendendo lo sviluppo di questa terapia particolarmente complesso rispetto a casi come le mutazioni SOD1 o FUS, dove l'approccio ASO ha già mostrato risultati promettenti.

24 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views