La Juve non è come l’Inter, Moratti: “Calciopoli fu una truffa, il virus è un’altra cosa”

Assegnare lo scudetto d'ufficio alla Juventus in caso di sospensione definitiva del campionato di Serie A. Spetterebbe alla Federcalcio gestire la "patata bollente" ma, alla luce delle indicazioni emerse già nelle scorse settimane, è un'ipotesi accantonata (il titolo resterebbe vacante) sia per la volontà di portare a termine la stagione – anche a costo di farlo con un format differente e modificato in vis straordinaria – sia per volontà stessa del club bianconero che non vuole cucire sulla maglia una coccarda ottenuta in carta bollata e non sul campo.
Niente "scudetto di cartone", come il popolo di tifosi della "vecchia signora" bollò quello attribuito all'Inter in epoca di Calciopoli. Un episodio che, a distanza di quasi 15 anni da allora, è ancora fonte di polemica. Il "mi piace" del presidente, Andrea Agnelli, a un post di un sostenitore fautore della conquista sul rettangolo verde dell'ennesimo titolo ha provocato la reazione piccata dell'ex massimo dirigente nerazzurro, Massimo Moratti.
Il concetto "la Juventus non è come l'Inter", che ribolle in pentola e alimenta dibattito nell'attesa che si conoscano (finalmente) le decisioni del Governo, viene raccolto dall'ex numero uno e rispedito al mittente con altrettanta decisione. Un conto è Calciopoli, altra ancora è la situazione generata dall'emergenza coronavirus.
La pandemia da Covid-19, i cui effetti sono stati devastanti, non è stato evento studiato a tavolino e messo in atto da una "cupola" finalizzata alla frode sportiva. È questo in sintesi la posizione espressa da Moratti nell'intervista ala Gazzetta dello Sport. Una differenza sostanziale che dà corpo a quel "Juventus non è come l'Inter" ma con una motivazione precisa.
C'è una leggerissima differenza… – ha ammesso l'ex presidente dell'Inter -. Allora si trattava di una truffa, qui di un virus che ha paralizzato il mondo.