Kyle Walker: “Non sarei dovuto andare al Milan, non lo farei più. Sono stato un egoista”

Kyle Walker si pente e lo ammette senza peli sulla lingua: la scelta di andare al Milan nell'inverno 2025 è stata semplicemente una delle sue peggiori scelte in carriera. Che il difensore inglese non rifarebbe se potesse solamente ritornare indietro: "Avrei dovuto restare accanto ai miei compagni di squadra, ai miei amici e alle persone che considero la mia famiglia". Un'avventura che è anche durata pochissimo da gennaio a giugno, senza quasi lasciare il segno indelebile che avrebbe invece voluto regalare ai tifosi rossoneri.
Il 35enne ex capitano della Nazionale inglese e stella del Manchester City ha rilasciato la sua prima riflessione sulla parentesi al Milan, con l'arrivo a Milanello nella difesa rossonera a inizio 2025, nella sessione invernale di mercato che aveva visto il club essere tra i principali protagonisti di una campagna acquisti faraonica, con diversi clamorosi arrivi tra cui Joao Felix e Santi Gimemez in attacco e in difesa, appunto l'esperto Walker. Che col senno del poi, si è pentito di tutto quanto.

Walker: "I miei compagni avevano bisogno, ho voltato loro le spalle"
A raccontare il proprio rammarico e fastidio per una scelta considerata sbagliata e deleteria è stato lo stesso giocatore, oggi ritornato in Premier League ma come difensore del Burney. "Avrei dovuto andarmene da Manchester e andare in prestito al Milan? Ero il capitano del club, e chi lo è dovrebbe essere il primo a cui rivolgersi quando le cose non vanno molto bene. In quel momento della stagione, non stavano andando al meglio ma me ne sono andato. Avrei dovuto farlo?" si è chiesto Walker in una lunga intervista a Sky Sports UK, "Ripensandoci ora, probabilmente no"
Walker: "Sono stato un egoista, ma quando chiama un club come il Milan…"
Il pensiero di Walker è diretto: nessuna polemica col Milan e con la possibilità di continuare o meno l'avventura in rossonero. Il punto è un altro: non avrebbe proprio dovuto accettare la corte rossonera. Punto e basta: "Avrei dovuto restare accanto ai miei compagni di squadra, ai miei amici e alle persone che considero la mia famiglia. Ma per la prima volta nella mia carriera sono stato un puro egoista. Ho pensato a me stesso perché volevo giocare, non ero contento di stare in panchina e fare una partita qua e una là. Sentivo di avere un motivo per dimostrare di poter giocare ancora ad alti livelli". Poi l'occasione del Milan: "Quando arriva un club come il Milan, non pensi di poterlo rifiutare". Per poi pentirsene.