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Joselu racconta il calcio in Qatar: “Mi alleno alle 19 senza aria condizionata, l’umidità è all’80%”

Le squadre in Qatar hanno routine completamente diverse rispetto all’Europa come spiega Joselu che si è trasferito lì un anno fa: “Si suda, i vestiti da allenamento si appiccicano”
A cura di Ada Cotugno
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Dai fasti del Real Madrid alla calma del calcio qatariota il passo è breve, ma non è tutto oro quello che luccica. Joselu è stato catapultato in un nuovo mondo due anni fa, quando ha firmato il suo contrato milionario con l'Al-Gharafa per chiudere la sua carriera in Qatar: come tanti altri giocatori ha scelti di migrare verso la penisola araba, spinto da uno stipendio altissimo e dalla tranquillità di giocare in un posto dove il calcio ricopre ancora un ruolo marginale.

Ma per i giocatori europei non è facile adattarsi alla vita in quei posti dove il caldo condiziona tanti aspetti, a cominciare dalla routine degli allenamenti che è completamente diversa. Lo spagnolo ha raccontato a Marca come si svolge la giornata tipica di un giocatore in Qatar, tra il caldo torrido della notte e le uscite in centro con la famiglia protetto da una guardia di sicurezza.

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Joselu spiega come si allenano i giocatori in Qatar

La routine delle squadre è completamente diversa rispetto all'Europa perché le temperature non permettono ai giocatori di potersi allenare al mattino o al pomeriggio come accade ovunque. Joselu ha raccontato che per ovviare a questo problema le sessioni si tengono soltanto in serata, in campi che non dispongono di aria condizionata, ma anche in quel caso la situazione non migliora di molto perché il tasso di umidità resta altissimo: "Ci alleniamo alle 19:00 e senza aria condizionata. Per me il momento peggiore della giornata è la notte, con l'umidità all'80%. Preferisco il sole e 44 gradi, ma con il 30-40% di umidità. Si suda, i vestiti da allenamento si appiccicano".

Neanche la notte lascia scampo alle persone, soprattutto a chi viene da fuori e non è abituato a certe temperature. Anche andare in giro diventa complicato per i giocatori provenienti dall'Europa. Non c'è la pressione di Madrid, dove è quasi impossibile uscire di casa, ma lo spagnolo ha raccontato che quando viene riconosciuto da tifosi ha bisogno dell'intervento della sicurezza: "Non è la prima volta che vado con la mia famiglia e la sicurezza deve salvarmi a causa delle persone che vengono ad accogliermi… C'è molta folla qui il venerdì e il sabato. Ma sì, in generale, le persone sono più rispettose se sei con la famiglia".

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