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Javier Pastore oggi ha un’anca in ceramica e non sa se giocherà più a calcio: “Ho fatto da cavia”

Javier Pastore racconta il suo calvario per via dei tanti infortuni che hanno messo un freno netto alla sua carriera. Non sa ancora se continuerà a giocare a calcio, vuole solo stare bene: “Ho fatto da cavia”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Javier Pastore vive a Madrid con la sua famiglia. Una scelta cercata e voluta dall'argentino che negli ultimi anni ha vissuto un autentico calvario sul fronte infortuni. Dal Palermo al PSG delle stelle, da Ibrahimovic a Cavani, Lavezzi, Di Maria e Neymar passando per Beckham, e poi la Roma e quello stop lunghissimo che ha messo fine alla sua rinascita nella Serie A italiana. In una lunga intervista a "La Nacion" il Flaco racconta proprio questo. I suoi problemi fisici, con la ricostruzione totale dell'anca in ceramica, hanno limitato il suo percorso e ora pensa solo a guarire e capire cosa vorrà fare da grande. Giocare a calcio non è più una priorità e non sa se infatti tornerà a combattere su un rettangolo verde o vestirà un altro ruolo in questo sport: "La mia testa oggi non pensa a giocare di nuovo a calcio, voglio solo recuperare e stare molto bene.

A 34 anni la voglia di giocare c'è sempre, è chiaro, anche se le ultime esperienze tra Elche e Qatar Sports Club non sono andate come pensava, anche per colpa dei problemi fisici. "Giocavo una partita e poi ero costretto a restare a letto per due giorni a causa del dolore che provavo". Javier non sa se continuerà a giocare a calcio o meno ma in questi giorni ha finalmente tolto stampelle che lo accompagnavano da quasi un mese a seguito dell'operazione all'anca sinistra all'Ospedale Vithas di Madrid. “Non ne potevo più. Mi svegliavo con il dolore e i primi passi erano già un calvario". 

Javier Pastore con la maglia del PSG.
Javier Pastore con la maglia del PSG.

Un racconto quasi drammatico quello di Pastore che spiega cosa sia accaduto in questi anni. Talento sopraffino dalla tecnica innata bloccato da un problema che l'ha costretto a stare fermo non mesi, ma anni. "Sedersi, chinarsi, salire in macchina, faceva sempre male – racconta – Era una sofferenza quotidiana. La mia testa mi diceva ‘basta, per favore…' Non volevo più soffrire. Continuando a giocare a calcio ho allungato i tempi, ho provato tante cose, terapie innovative, e alla fine ho fatto da cavia per tante cure che apparivano…".

Ogni volta sembrava sempre come se potesse ripartire, non sempre andava così: "Niente, non avevo i risultati sperati – spiega ancora – Sì, mi hanno migliorato così ho potuto allenarmi e giocare, ma non hanno mai migliorato veramente la qualità della mia vita". Tutto ebbe inizio proprio a Roma tra ottobre e novembre 2019: “Ho fatto un’artroscopia all’anca nel 2020 e sono migliorato molto, ma impattare nuovamente un’anca danneggiata è stato molto dannoso. Il dolore tornò e aumentò finché giocare a calcio non fu più un piacere. Era una punizione– racconta –  Ho sofferto in campo e ho sofferto anche dopo: non potevo nemmeno giocare con i miei figli. Ora ho avuto una sostituzione completa dell'anca sul lato sinistro".

L'argentino in azione durante un Roma-Milan.
L'argentino in azione durante un Roma-Milan.

Il calvario di Pastore e l'operazione a cui si è dovuto sottoporre

I dettagli di quell'operazione sono a dir poco da brividi e accentuano ulteriormente la sofferenza del giocatore: "Femore e acetabolo in ceramica – spiega – Il tutto incapsulato a pressione, senza viti né colla, e questo velocizza i tempi di recupero. Sono stato operato martedì e mercoledì stavo camminando. E senza dolore". Ma che vita sta conducendo ora Pastore? "Dopo la riabilitazione, che faccio ogni mattina… vedo una vita normale. Incredibile, poter dire vita normale… mi ha fatto cambiare idea. Sono felice". Il ricordo di quel dolore era atroce: "Oggi sono tranquillo – racconta – Durante la sofferenza di diversi anni, la mia testa si stava preparando per dare l'addio al calcio perché il dolore mi stava togliendo la voglia di allenarmi, di correre, perché sapevo che il dolore sarebbe arrivato dopo".

Il futuro resta un rebus: "In questi ultimi 8 mesi, da maggio/giugno 2023 quando ho terminato il mio contratto in Qatar, con il Qatar Sports Club, il dolore è stato 10 volte più forte perché non avevo più l'adrenalina o la motivazione per arrivare alla partita del fine settimana – afferma Pastore – Sapevo che non sarei riuscito a fare un passaggio, un gol, quindi il dolore si è moltiplicato per mille. La mia testa ha detto basta. Alcuni dei chirurghi che ho consultato mi hanno detto che avrei potuto giocare con la protesi in un club meno esigente, altri mi hanno detto di no". Oggi, anche per questi motivi, Pastore ha deciso di voler pensare in primis a stare bene stabilendosi a Madrid per vivere sereno in una città che rende felice la famiglia nonostante abbia mantenuto la casa a Parigi:

L'ultima esperienza in Qatar è stata da dimenticare.
L'ultima esperienza in Qatar è stata da dimenticare.

Il futuro di Pastore è un rebus, potrebbe anche essere lontano dal calcio giocato

"La mia testa oggi non pensa a giocare di nuovo a calcio, voglio solo recuperare e stare molto bene – conferma – E se mi sento bene a correre, forse avrò voglia di correre di nuovo. E solo allora lo prenderei in considerazione. Perché, è vero, non vorrei finire la mia carriera in questo modo. Se non sento dolore, penso che mi verrà la voglia di giocare ancora un po'. Giocare a calcio è quello che faccio da quando avevo 5 anni". Ma non chiude le porte ad altri ruolo: "A maggio inizierò un corso sulla gestione del club, mi piace di più il ruolo di direttore sportivo – chiude – Magari, più avanti, non escludo di fare il corso per allenatori perché magari tra 10 anni, con i figli cresciuti, mi verrà voglia di fare l'allenatore".

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