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Incredibile Ibrahimovic, fenomeno anche tra i pali: “Ho detto spostati, faccio io il portiere”

Nell’ultima intervista rilasciata a “Che tempo Che fa” sulle reti Rai, Zlatan Ibrahimovic ha anche rivelato l’ultimo ruolo inedito in cui si è cimentato in carriera.
A cura di Alessio Pediglieri
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Zlatan Ibrahimovic portiere. Un ruolo completamente inedito che il campione svedese ha ricoperto durante la sua immensa carriera. Lo ha confessato lui stesso nell'ultima intervista andata in onda sulle reti Rai in cui si è raccontato nel programma di Fabio Fazio, per la presentazione dell'ultimo libro dal titolo più che evocativo: "Adrenalina". L'ennesimo spaccato di vita, di un campione giunto a 40 anni e ancora al centro della scena del calcio internazionale, indossando la maglia rossonera, quella con cui vorrebbe concludere la carriera rinnovando l'attuale contratto che scadrebbe l'estate prossima. Condizionale d'obbligo, perché lo stesso Zlatan ha scherzato sull'argomento, facendo intendere che non ci saranno problemi dal suo punto di vista per una nuova firma.

Pensare a Ibrahimovic, re delle aree di rigore di mezzo mondo, ricoprire il ruolo più particolare del calcio, il portiere, è quasi assurdo. Un controsenso: un campione da oltre 500 reti segnate in poco più di 800 partite con la maglia di top club, dal Psg al Milan, dall'Inter al Barcellona e alla Juve, non ci si aspetterebbe mai una situazione del genere. Eppure, è accaduto, anche se molti anni fa quando Zlatan era un ragazzo, ancora sconosciuto al mondo ma già con le stigmate del fuoriclasse, dal carisma già straripante.

A raccontarlo è lui stesso in una intervista andata in onda su Rai 3, nella trasmissione di Fabio Fazio, davanti ad una foto d'epoca che lo ritrae in una squadra giovanile, il "Balkan" tra le sue prime esperienze con la palla tra i piedi. Nessun numero "9" o "11" sulle spalle come si conviene ad un bomber di razza, bensì un cappellino e dei guanti. Il cerchiolino rosso è infatti puntato sul ragazzino in fondo a destra, tra gli accosciati, irriconoscibile: è Zlatan all'età di 10 anni, nell'FBK Balkan. "Mi facevano fare anche il portiere, perché non ero felice del mio e un giorno gli ho detto ‘spostati, faccio io il portiere".

L'ennesimo racconto di una carriera inarrivabile ai più che si arricchisce di un ultimo tassello di un campione, in ogni senso, completo. "Io non ho un ruolo, io ne ho 11" ha continuato a scherzare durante l'intervista, "forse 12". Ma ce n'è uno che Zlatan non ricoprirà mai, quello del commentatore sportivo: "Tra i tanti ex giocatori che lo fanno, c'è chi cerca visibilità. Io non ne avrò mai bisogno". Tutto questo, quando smetterà di giocare, un argomento che però è in grado di incutere timore all'invulnerabile Zlatan.

Sentire Ibrahimovic dire di temere qualcosa o qualcuno è sempre particolare. Se i dolori, l'età, gli infortuni non spaventano Ibra, così come non hanno mai spaventato le sfide, gli avversari, gli obiettivi da raggiungere, c'è qualcosa che tormenta il campione svedese: il futuro. Un pensiero con cui l'età lo costringe a confrontarsi, controvoglia, e che davanti al quale si sente per la prima volta disarmato. Questo è il grande nemico che Ibrahimovic deve affrontare e contro il quale non appare – al momento – attrezzato: "Paura di smettere? Non so cosa mi aspetta dopo il calcio, non sono pronto per questo capitolo della mia vita, ho ancora paura e non ci penso. Ma è meglio, mi fa dare ancora di più". Ricordando quella volta in cui, pur di dare una mano alla propria squadra si è infilato i guanti ed è andato in porta.

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