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In Inghilterra chi lancia insulti razzisti sui social non potrà più andare allo stadio

Gli insulti razzisti scagliati sui social contro Marcus Rashford, Jadon Sancho e Bukayo Saka hanno alimentato sdegno. I tre calciatori dell’Inghilterra sono stati offesi in maniera molto grave per aver sbagliato i rigori contro l’Italia. In due giorni una petizione ha raccolto un milione di firme per bandire dagli stadi autori di azioni simili. Il governo inglese è pronto a varare una legge ancora più severa per chi commette abusi del genere.
A cura di Maurizio De Santis
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Chi lancia insulti razzisti sui social sarà bandito dagli stadi per un periodo che va dai 3 ai 10 anni. E vedrà anche il proprio passaporto ritirato per evitare che viaggi all'estero per seguire i match in altri impianti d'Europa. La presa di posizione del governo inglese è stata molto netta e replica con la forza della legge alla platea di persone dissemina odio nascondendosi dietro un account.

L'aggressione verbale, le offese rivolte ai calciatori dell'Inghilterra che hanno sbagliato i rigori nella finale degli Europei contro l'Italia, hanno spinto il premier, Boris Johnson, a lanciare il personale anatema su coloro che hanno preso di mira Marcus Rashford, Jadon Sancho e Bukayo Saka. "Senza se, senza ma, né eccezioni o scuse. Chi si comporta così non più andare alle partite", ha ammesso.

"Scimmia, torna al tuo paese", è il filo conduttore dei messaggi più volgari scagliati contro i giocatori per il colore della loro pelle. "Posso essere criticato per gli errori che commetto in campo – è stata la risposta di Rashford condivisa sui social – ma non mi scuserò mai per chi sono e da dove vengo". La solidarietà nei loro confronti è stata immediata, lo sdegno per l'episodio ha chiamato a raccolta quella parte sana che – anche alla luce delle pessime immagini giunte da Wembley per gli incidenti e l'atteggiamento sugli spalti – non ci sta ad essere accomunata al filone dei più facinorosi e razzisti.

In due giorni un milione di persone ha firmato anche una petizione chiedendo che gli autori di insulti razzisti, anche online, sui social media, siano banditi dagli stadi. Il progetto di legge è già allo studio del governo e le parole di Boris Johnson sono la conferma della direzione presa, così da estendere i divieti anche alla fascia di coloro che commettono abusi sfruttando l'apparente segretezza che offre la Rete a coloro che camuffano la loro identità con account fasulli.

Non solo repressione ma anche maggiore responsabilità da parte delle aziende tecnologiche. È un aspetto importante del testo normativo in elaborazione: fare in modo che le piattaforme colleghino i profili all'identità reale di una persona così da rendere più agevole per le forze dell'ordine risalire agli utenti e consegnarli alla giustizia. Impedendo loro di andare alle partite.

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