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Il video che spiega la grandezza di Pelè: ha inventato tutto quello che fanno i calciatori di oggi

A rivedere le immagini delle sue giocate si resta incantati. La Perla nera sembrava un calciatore venuto dal futuro, le sue prodezze sono state emulate dai campioni più recenti, da Cristiano Ronaldo fino a Zidane passando per Cruijff.
A cura di Maurizio De Santis
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Una delle giocate di Pelé scolpite nella storia del calcio.
Una delle giocate di Pelé scolpite nella storia del calcio.

Il dieci era solo un numero e il calcio solo uno sport. Almeno prima che arrivasse Pelé. Le parole che Neymar ha dedicato a o Rey riassumo bene cosa ha rappresentato la Perla Nera nel mondo del football. "Ha fermato una guerra", ha scritto la famiglia nel messaggio che ne ha annunciato la morte alimentando l'aura di leggenda e di misticismo intorno alla sua figura.

A rivedere i video delle sue giocate si resta incantati, a bocca aperta. Chi ha i capelli bianchi ricorda quel salto per colpire di testa: lui saliva verso il cielo, Burgnich restava sulla terra con la testa all'insù. Accadeva nella finale dei Mondiali con l'Italia (1970), sono trascorsi oltre 50 anni da allora ma certe cose fermano il tempo. Sembrava volare, lievitava come fosse sospinto da una forza soprannaturale. Succede sempre così quando il dio del pallone dà una carezza e un segno di pace attraverso i suoi campioni prediletti.

Pelé dinanzi alle foto della sua iconica rovesciata.
Pelé dinanzi alle foto della sua iconica rovesciata.

Eterno, ha scritto il Santos nel tweet con il quale ne ha omaggiato la grandezza e il ricordo. Sembrava venuto dal futuro: basta dare un'occhiata alle sue prodezze per capire come, da Cruijff a Cristiano Ronaldo, dai funamboli del Barcellona di Xavi e Iniesta fino a Zidane, il suo talento naturale abbia ispirato, anticipato i gesti tecnici esibiti dai campioni che avrebbero calcato i campi dopo di lui.

Mettete da parte la rovesciata in Fuga per la vittoria, il film nel quale segnava un gol epico nella sfida tra una selezione di prigionieri dei tedeschi e una squadra della Germania nazista. Quello è folklore in celluloide, il resto, dal vivo, è stato magia pura.

Prendetevi due minuti di tempo e lasciate che la clip scandita da dribbling, cambi di passo improvvisi, giochi di prestigio con la palla, affondi e numeri da giocolieri, spieghino più di mille parole qual è stata la portata del suo calcio. Lui non giocava a calcio, Pelé era il calcio.

O Rey entra in campo con la maglia numero dieci del Santos, attenderlo una folla di fotografi.
O Rey entra in campo con la maglia numero dieci del Santos, attenderlo una folla di fotografi.

Il tulipano dell'arancia meccanica olandese, Cruijff, guadagnò il soprannome di Pelé bianco per le movenze che – anni più tardi – avrebbero strappato applausi sul grande palcoscenico internazionale. Le finte di CR7 era qualcosa di già visto. La coordinazione del mago Iniesta che salta il bello stile avversari come birilli sono la trasposizione di qualcosa di leggendario.

E poi c'è lui, Maradona. L'ex Pibe de Oro, l'argentino rivale storico dei brasiliani. L'uomo del gol del secolo. Diceva Pelé che il miglior calciatore al mondo per lui è stato Di Stefano del Real Madrid, sorvolando la diatriba su chi fosse il campione di tutti i tempi. Oggi palleggiano in cielo insieme.

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