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Il terrore nelle chat dei giocatori del Chelsea, si parla di fallimento: “È tutto finito”

C’è grande incertezza intorno alla situazione del Chelsea dopo le sanzioni del governo britannico a Roman Abramovich: dallo spettro del fallimento alle reazione all’interno del club, un viaggio all’interno di una vicenda a dir poco complicata.
A cura di Vito Lamorte
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C'è un clima di grande incertezza intorno al Chelsea dopo le sanzioni che il governo britannico ha comminato a Roman Abramovich, proprietario del club londinese. L'oligarca russo aveva messo in vendita il club ma ora è tutto bloccato: i campioni d'Europa in carica avranno una licenza speciale per l'ordinaria amministrazione e continueranno a pagare giocatori e staff, ma non possono sottoscrivere nuovi contratti e non potranno rinnovare i contratti di alcuni calciatori in scadenza col club, non potranno vendere i biglietti per le partite e potrà accedere a Stamford Bridge solo chi è già in possesso dell'abbonamento. Inoltre è stata bloccata anche la vendita di maglie o di tutto il merchandising. Una situazione assolutamente impronosticabile fino a pochi giorni fa.

Nessuno si aspettava una escalation del genere e anche all'interno della società, a tutti i livelli, c'è grande incertezza su ciò che può accadere nelle prossime settimane. Nelle scorse ore sono diverse le ipotesi che oltre la Manica sono maturate e tra queste c'è anche lo spettro del fallimento. Il Chelsea non è più in vendita ma può richiedere una dispensa speciale, che sarebbe presa in considerazione se il governo approvasse un cambio di proprietà nell'interesse del club, a condizione che non vada a vantaggio di Abramovich: tale scenario potrebbe portare gli organi statali a prendere il controllo della cessione e il ricavato verrebbe congelato o destinato a un fondo di beneficenza, probabilmente per le vittime della guerra in Ucraina.

Questa strada lascia effettivamente ad Abramovich due opzioni: accettare le condizioni del governo e perdere il club senza avere ricavi personali, o lasciare che il Chelsea sparisca lentamente. È molto probabile che il miliardario russo andrà avanti con la prima opzione per preservare il futuro del club, anche se ciò significa che non riceverà un centesimo dei 3 miliardi di sterline da cui partiva la base per la vendita della scorsa settimana.

Nei giorni scorsi si è parlato molto di possibili acquirenti e tra loro c'è Il magnate britannico Nick Candy, ma i tabloid hanno fatto anche altri nomi per la nuova proprietà del Chelsea. I vertici del club londinese ha avuto un colloquio giovedì sera con il governo mostrando le loro preoccupazioni per chiudere la stagione senza problemi perché potrebbero perdere milioni di entrate da sponsorizzazione in seguito agli sviluppi della sanzione comminata ad Abramovich. Lo sponsor Three, visibile sulle maglie di gioco e su altro abbigliamento tecnico, ha sospeso il loro accordo da 40 milioni di sterline e Nike, che nel 2016 aveva stabilito un accordo di 15 anni da 900 milioni di sterline, sta valutando la possibilità di lasciare. Questo porterebbe ad una perdita di 540 milioni di sterline. Il Chelsea continuerà a ricevere i soldi dei diritti tv e di altre pubblicità, ma anche questi saranno congelati. Parlare di incertezza probabilmente non rende bene l'idea di ciò che sta accadendo a Stamford Bridge.

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Altra situazione da non sottovalutare è la reazione che c'è stata all'interno del Chelsea, dai dipendenti ai calciatori,  dopo la notizia della sanzione da parte del governo. C'è un resoconto del noto giornale di approfondimento sportivo The Athletic su quello che sta succedendo proprio in queste ore che fa capire bene il clima che si respira nella Londra a tinte Blues. Tra i racconti che spiccano c'è quello di un contatto vicino ad uno dei leader dello spogliatoio ("Una follia") e quello di un procuratore, che cura gli interessi di un calciatore in prestito, a cui sono state chieste le implicazioni finanziarie delle sanzioni per il suo cliente: “Chi lo sa? Una carneficina!". Un altro agente non vede una via d'uscita: "È tutto finito".

"Le persone sono preoccupate per il loro lavoro. Nessuno sa cosa sta succedendo": riporta sempre Simon Johnson che ha messo nero su bianco le paure dei dipendenti e la possibilità di tagli su tutto ciò che verrà considerato come spesa superflua e inutile per i prossimi mesi. Anche un agente abituato a trattare con il Chelsea ha lasciato trasparire le sue perplessità sulla situazione: “C'è una domanda su come ciò che sta accadendo al Chelsea influenzerà i pagamenti agli agenti, è sulla bocca di tutti. C'è una zona grigia. Chi viene pagato? Verrà pagato in tempo? La nostra agenzia ha crediti per accordi esistenti. È una domanda che dobbiamo porci. Possiamo avere chiarimenti sui nostri pagamenti? Siamo un'agenzia enorme, quindi se il Chelsea non è in grado di pagarci, potremo andare avanti. Ma siamo ancora in credito per il lavoro che abbiamo svolto. Gli affari che ci sono dovuti non sono astronomici, ma tutti abbiamo conti da sistemare".

Una fonte molto vicina allo spogliatoio dei campioni d'Europa in carica ha fatto capire quanto questa vicenda abbia lasciato il segno e pare che nella chat dei giocatori si respiri un clima di grande apprensione per le vicende che si stanno susseguendo in questi giorni.

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Intanto ieri sera i tifosi hanno cantato il nome di Abramovich a Norwich, in occasione dell'ultimo turno di Premier League, e la risposta del pubblico di Carrow Road è stata un mix di cori come "Denaro russo sporco", "Avete perso tutto" e "Dove sono finiti i tuoi soldi?" per tutti i 90 minuti. Clima complesso, sia in campo che fuori.

La situazione è davvero complicata e, secondo il tabloid The Sun, ci sarebbe un limite di 81 giorni prima del quale il Chelsea deve essere ceduto per evitare il fallimento: diciannove anni dopo essere diventato un club potentissimo a livello economico e sportivo grazie a Roman Abramovich, il Chelsea potrebbe andare in bancarotta proprio a causa delle proprietà dell'ormai ex numero uno.

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