
Il sorpasso c’è quasi stato, siamo arrivati a un passo, a un centimetro da un momento di passaggio impensabile per il nostro Paese. La finale delle ATP Finals tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz è stata vista in tv da 7 milioni di telespettatori, sommando quelli della Rai e di Sky Sport. La partita di calcio della Nazionale italiana contro la Norvegia è stata vista da 7 milioni e mezzo di telespettatori. Solo 500 mila spettatori di differenza hanno evitato il sorpasso. Cinquecentomila superstiti anche di fronte all’ennesima rotta di un’Italia che spera in qualcosa ma che non sa cosa sia.
Come tutte le cose di questo mondo, un fatto del genere ha anche i suoi “ma però” che si porta dietro. Sinner-Alcaraz è il meglio che il tennis oggi propone mentre un’Italia-Norvegia a qualificazione già decisa (per i norvegesi) non ha lo stesso appeal. Quella fra i due tennisti era un sorta di redde rationem che riguardava il 2025 (2 slam a testa) ed era davvero imperdibile, Italia-Norvegia era una semplice tappa di passaggio verso i playoff che ci riguarderanno e in cui ci giocheremo i Mondiali. Insomma la partita di tennis del pomeriggio era più importante e aveva un peso diverso rispetto alla partita di calcio della sera però l’aggancio sfiorato non può eclissarsi con una serie di “ma però”.

Il tennis e il calcio in Italia stanno andando in due direzioni completamente opposte, ormai da anni. Il tennis ha due top ten in classifica, Sinner e Musetti, almeno altri tre ottimi giocatori di singolare, Sonego, Cobolli e Berrettini, il fratello maggiore che ha stappato l’onda dorata. In doppio abbiamo una delle migliori coppie al mondo, Vavassori-Bolelli. Questo se parliamo degli uomini. Per quel che riguarda la donne abbiamo la numero 8 al mondo, Jasmine Paolini, un doppio fenomenale, formato dalla stessa Paolini con Sara Errani e sia con le donne che con gli uomini abbiamo vinto le ultime due edizioni della Coppa Davis-Billie Jean King Cup. Insomma siamo una potenza al limite del sogno.

Il calcio italiano è invece in crisi di tutto da venti anni. Se restiamo alla Nazionale, gli ultimi due Mondiali li abbiamo saltati e nei due precedenti siamo usciti al primo turno (la prima volta in un girone con Nuova Zelanda, Slovacchia e Paraguay). Abbiamo inavvertitamente a questo punto vinto un Europeo nel 2021, per poi fare una figura terribile in quello successivo. Perdiamo sistematicamente contro le Nazionali più forti (tranne per un 1-3 a Parigi di fine estate) e rischiamo anche con quelle medie come noi.

Chi deve scegliere di sedersi sul divano per passare un’ora e mezza di passione e tifo, si inizia a fare una domanda molto semplice, perché i semplici muovono il mondo (capito padroni del vapore internazionale e nazionale?). E la domanda ormai è la seguente: “Dovrò passare il mio tempo per ammirare il migliore (insieme a un altro) giocatore di tennis del pianeta o uno degli altri fuoriclasse italiani oppure dovrò guardare la squadra che è l’espressione di un movimento che non fa nascere un campione vero da decenni e che nell’ultimo turno di campionato tre partite sono finite senza reti?”. La domanda del semplice richiede una risposta semplice e la conosciamo ormai tutti quanti.
La conoscono addirittura i quotidiani sportivi nazionali, i quali da sempre devono seguire l’umore del popolo perché popolare è la materia che cucinano quotidianamente e oggi mettono in prima pagina una foto enorme del genio della racchetta e poi un misero trafiletto appena visibile per la figuraccia di San Siro. E se questo avviene vuole dire che davvero l’ordine è in fase di rivoluzione totale.

Ultima riflessione: ma quello che sta succedendo è un bene o un male? Ė sicuramente un bene, per anni abbiamo vilpeso i megafoni dello sport sottolineando che per loro contava di più l’acquisto inutile di un terzino di serie C che una medaglia d’oro nel canottaggio (per dire), oggi che vediamo addirittura l’Italia messa in un quadretto di prima pagina rispetto alla bellezza magniloquente del sorriso di un tennista, è una vittoria. Il problema è il modo. Se per il tennis e tanti altri sport (abbiamo ottenuto per due edizioni estive di fila 40 medaglie olimpiche, c’è tanto tanto oltre alla palla gialla) voliamo alto e sentiamo il desiderio di seguirli, il calcio sta sprofondando e questo resta un problema che non si risolve cambiando canale.