Il nuovo Higuain, esalta la MLS e manda un messaggio al veleno: “In Europa mai stato rispettato”

Gonzalo Higuain 2.0: è questo il giocatore che si incontra quando si guarda la MLS americana alla ricerca del ‘Pipita' che ha lasciato l'Europa per il calcio a stelle strisce. Un giocatore rinato, un uomo diverso: oramai verso le 35 primavere, l'attaccante dell'Inter di Miami dal 2020, non rinnega il suo passato sportivo nel Vecchio Continente ma rivendica su un calcio che non lo ha mai rappresentato dove "devi accettare le critiche, altrimenti te ne devi andare".
Dunque, il Pipita si è rigenerato con la cura della Major Soccer League, il massimo campionato statunitense che sta crescendo da 30 anni a questa parte fino a trovare una propria dimensione nel panorama sportivo nazionale e considerazione a livello internazionale. Higuain lo ha scelto controcorrente, rifiutando contratti faraonici in Oriente o proposte sudamericane dove concludere la carriera. Sposando l'idea di calcio di David Beckham e del suo Inter Miami, senza pentirsene: 40 presenze e 13 reti, ma soprattutto un calcio a dimensione umana.
È ciò che rivendica l'attaccante argentino in una lunga intervista a Olè dove calca l'affondo sul suo passato europeo e i suoi trascorsi con la maglia dell'Argentina, che segue ma per la quale non indosserà mai la maglia di nuovo, anche davanti ad una chiamata ufficiale: "Quando dico che un'esperienza è chiusa, è chiusa" ha sottolineato Higuain, ancora amareggiato dalle tante (troppe) critiche che ha dovuto subire e accettare negli anni passati.

Un elemento che si contrappone alla sua nuova realtà americana, fatta di calcio ma, soprattutto e non solo, di vita quotidiana differente dalle pressioni trascorse: "Qui ci sono meno regole, sembra che giochi solo nei fine settimana e negli altri giorni di ti rilassi. Se giochiamo in casa, arriviamo un paio d'ore allo stadio e in campo può venire anche la famiglia, senza divieti" racconta colui che è riuscito a segnare in una stagione più gol quante sono state le gare in campionato, stabilendo il record di sempre in Serie A. Ma senza mai ricevere la giusta considerazione.
"In quei casi ti adatti perché altrimenti devi andartene visto che ricevi più critiche che elogi. C’è stato un momento della mia vita in cui ho sofferto per ciò che mi veniva detto, ma poi ti adatti. Non è che diventi impermeabile alle critiche, perché quelle fanno sempre male, ma in un altro modo perché quando si cresce si vede da chi provengono o come vengono fatte". I riferimenti sono legati soprattutto ai suoi trascorsi con l'Argentina dove in diverse situazioni era stato oggetto di critiche feroci da parte della stampa, come in occasione della finale 2014 persa contro la Germania, o nelle finali di Coppa America, perse senza i suoi spunti decisivi. "Si diventa diversi" sottolinea oggi Higuain. "Ho giocato per 15 anni nelle migliori squadre del mondo, ho segnato più di 300 gol, tre Mondiali e quattro Coppe America. Come mi influenza oggi ciò che viene da un'altra persona che non sa nemmeno cosa fa della sua vita e basa le sue frustrazioni su di me? Me la rido".

Un calcio americano che è già diventato il top per il suo modo di vivere lo sport, ancor prima di diventarlo sul fronte agonistico: "Qui vige il rispetto, non c’è malizia, né sospetto, né invidia. Se un giornalista ti fa una critica, la fa nel modo corretto. Sono finalmente uscito da quel vortice che c'era in Europa. Qui parlano solo di calcio non ti giudicano per il fisico, i capelli, le tue idee. In Europa il clima è più dispregiativo, pronti a dire cattiverie, non sono stato rispettato. Qui c'è serenità per tutti, e puoi permetterti di goderti la famiglia serenamente, mia moglie, mia figlia per cui sono un eroe: che vinca o che perda".