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Il mondo crolla sull’arbitro Serra, Ibrahimovic gli dice qualcosa che non dimenticherà mai

Marco Serra è nell’abisso dopo il clamoroso e imperdonabile errore compiuto in Milan-Spezia: al crollo emotivo negli spogliatoi di San Siro ha fatto seguito una notte insonne. Non dimenticherà mai quanto accaduto, ma neanche le parole di Zlatan Ibrahimovic.
A cura di Paolo Fiorenza
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A 39 anni il torinese Marco Serra sta vivendo il momento più difficile della sua carriera di arbitro. Fischietto di Serie A dal 2016, è incappato domenica scorsa in un errore tanto clamoroso quanto indifendibile. La mancata concessione del vantaggio al Milan, sull'azione del fallo su Rebic cui è seguita la conclusione in rete di Messias, è quanto di peggio possa capitare ad un arbitro: è una fattispecie su cui il protocollo VAR non può intervenire e peraltro niente e nessuno avrebbe potuto ‘resuscitare' il gol di Messias, per il semplice fatto che tecnicamente quella rete non è stato annullata ma semplicemente non esiste, così come non esiste tutto quello che accade dopo che il gioco viene fermato con un fischio dal direttore di gara.

Il fatto di essersi immediatamente reso conto dell'incastro diabolico in cui si era cacciato spiega la catalessi di Serra, impietrito di fronte all'umano e comprensibile assalto dei giocatori del Milan, peraltro tanto disperati quanto comprensivi nei confronti dell'arbitro. Nessuna scenata in campo, ma la consapevolezza immediata di avere di fronte un uomo su cui il mondo sarebbe caduto addosso, complice anche l'ulteriore beffa della rete della vittoria dello Spezia segnata da Gyasi all'ultimo respiro. Del resto l'errore è gigantesco e tale è apparso anche al vice del designatore Rocchi, l'ex fischietto Gervasoni, che si trovava a San Siro e ha sì rincuorato Serra nel dopo partita, ma anche stilato una relazione ovviamente negativa sul suo conto.

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Serra oggi è stato confermato al VAR per il match di Coppa Italia tra Sassuolo e Cagliari – sarebbe stato davvero mortificante rimpiazzarlo dopo la designazione – ma poi lo attende una via crucis per espiare quanto accaduto al Meazza: sarà fermato per meditare sui suoi errori (c'era anche la valutazione sbagliata sul contatto da rigore tra Provedel e Leao, poi sanata dal VAR), e successivamente ripartirà dalla Serie B. Un calcio indietro poderoso nella sua carriera, che spiega bene la notte quasi insonne trascorsa tra domenica e lunedì, svelata dal Corriere dello Sport.

E spiega bene anche le lacrime profondamente umane versate a caldo in spogliatoio, così come umano, umanissimo, è stato il gesto compiuto da alcuni giocatori del Milan nel ventre di San Siro. Una delegazione, guidata da Zlatan Ibrahimovic, si è recata presso lo stanzino degli arbitri, non per dargli addosso – come siamo abituati a vedere talvolta da parte anche di qualche dirigente – ma per confortarlo. Le parole dello svedese, riportate dal Corriere della Sera, sono state da campione vero: "Tranquillo, sbagli tu come sbaglio io". E anche Calabria il giorno dopo ha ribadito il concetto ai microfoni di Milan TV: "Non crocifiggiamolo, probabilmente era quello più dispiaciuto di tutti. Noi abbiamo sbagliato troppo".

Il Milan ovviamente non è contento, nessuno lo sarebbe nella medesima situazione. La sconfitta interna con lo Spezia è un brutto stop che allontana ulteriormente l'Inter, in un turno che sembrava favorevole dopo il pareggio dei cugini con l'Atalanta, e consente al Napoli di riavvicinarsi. Ma essere sportivi significa anche altro: il comportamento tenuto dai giocatori di Pioli prima in campo e poi negli spogliatoi è qualcosa che va a loro merito. Marco Serra non dimenticherà mai l'errore di San Siro, ma neanche le parole di quel gigante svedese, più grande di lui di un anno: domenica Ibra gli ha detto qualcosa da fuoriclasse della vita.

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