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Scudetto Serie A 2025

Il gesto di Antonio Conte durante la premiazione del Napoli che nessuno ha visto e dice tantissimo

Il tecnico non è in prima fila accanto ai calciatori mentre il capitano, Di Lorenzo, alza il trofeo. Che fine ha fatto e perché ha scelto di restare un passo indietro? Lo spiega il suo modo di interpretare il ruolo di allenatore.
A cura di Maurizio De Santis
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Quando il capitano del Napoli, Giovanni Di Lorenzo, ha alzato la coppa del quarto scudetto c'è un particolare delle immagini trasmesse in diretta tv che non è sfuggito. Lì, davanti a tutti, non si vede Antonio Conte. Che fine ha fatto e perché ha scelto di restare un passo indietro? È defilato, alle spalle del gruppo, in un angolo del palco sistemato al centro del Maradona. È stremato e contento. Confuso, in lacrime e felice. si gode quel momento bellissimo ma vuole che siano i "suoi ragazzi" a figurare in prima fila. Ha preteso molto, ma ha dato loro altrettanto. Ne ha più volte elogiato il carattere, l'abnegazione, il senso di attaccamento al lavoro e la disponibilità a seguirlo lungo la strada del duro lavoro che paga sempre, la fiducia che hanno riposto in lui, quando tutto sembrava sfasciarsi dopo un'annata tremenda post terzo scudetto e l'addio di Luciano Spalletti.

"Non si sono mai arresi, hanno creduto fino alla fine nel lavoro per questo dico che è lo scudetto di tutti. Di Scuffet chiamato a Bologna a giocare all'ultimo momento, di Rafa Marin, di Mazzocchi. Anche chi ha avuto meno minuti per stare in campo ci ha permesso di tenere alto il livello dell'allenamento con l'impegno che ci hanno messo". E sono stati proprio loro, "i suoi ragazzi", a chiamarlo perché uscisse dalle quinte e si piazzasse al centro della scena, perché prendesse la giusta porzione di acclamazioni.

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Conte non vuole (e nemmeno ne ha bisogno) le luci della ribalta, nemmeno quando meriterebbe la copertina nel momento della vittoria. "Ogni cosa è stata fatta per il Napoli e per Napoli", aveva detto alla vigilia della gara col Cagliari. Al Napoli e a Napoli ha lasciato le luci dei riflettori, spostandosi nel cono d'ombra. Fa come Mr. Wolf che arriva e risolve problemi poi, a compito finito, va via. Lo farà anche adesso? Non si sa, forse. Mollò la Juve in ritiro, disse addio all'Inter dove vinse un tricolore e perse d'un soffio la finale di Europa League. Fece cose turche con il Chelsea e un po' meno esaltanti (ma comunque soddisfacenti) col Tottenham, ringraziò e salutò.

Conte non vuole tatuare scudetti sul braccio né lasciarsi andare alla retorica melensa dell'amore. Se lo facesse, non sarebbe lui. Nella notte si limita a postare una foto per immortalare il trionfo ottenuto in azzurro, il 3° con tre società differenti. C'è una data che campeggia alle spalle del suo viso in primo piano: 4/5/2023, è quella del titolo che risale a due anni fa. Lui ne ha aggiunta un'altra a margine di "e ti ho sognato tutte le notti": 23/5/2025. È il suo modo di fare e stare la storia: poche parole essenziali perché – come ribadito in una conferenza – "tutto il resto è noia".

È fatto così, dà tutto fino allo stremo perché nella sua testa c'è quella frase che dà un senso al suo lavoro: "Chi vince scrive la storia e chi perde la legge". Che quello in azzurro sia un libro ormai concluso o vi siano ancora capitoli da mettere su carta lo si saprà a breve. "Con De Laurentiis ho un ottimo rapporto, quest'anno abbiamo avuto la possibilità di conoscerci. Stiamo festeggiando insieme, siamo due vincenti. A volte lo siamo in maniera diversa ma siamo due vincenti", ha detto venerdì sera nella bolgia dei festeggiamenti lasciando una porta aperta. Le relazioni personali sono buone, in città sta bene ma sa anche che le sue richieste sul mercato sono pane che pochi denti possono masticare. Andrà (o forse sa già dove, ma c'è un tempo per ogni cosa) dove lo porteranno il cuore e la ragione. Dipende da quale delle due prevarrà. E se andrà via, lo farà da colui che la storia l'ha scritta e ci ha messo un punto.

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