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Caso Juve, le news su plusvalenze e stipendi

I revisori trovano nel bilancio della Juve una plusvalenza “che non doveva essere contabilizzata”

Per la Juventus i rilievi dei revisori hanno effetti potenzialmente «positivi». Il quadro però resta incompleto e Deloitte si sofferma su un’operazione in particolare: gli indizi portano a Rolando Mandragora.
A cura di Benedetto Giardina
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Gli accordi sugli stipendi e sulle operazioni di calciomercato della Juventus passano al vaglio dei revisori. Effetti potenzialmente «positivi» a livello economico e «sostanzialmente nulli» sui flussi di cassa, secondo il club, a seguito dei rilievi di Deloitte & Touche Spa. Stando alla relazione di revisione la semestrale è conforme ai principi contabili adottati, ma il quadro informativo sulle operazioni di mercato con altri club è «incompleto» e non si esclude «che possano emergere ulteriori elementi informativi a oggi non noti», tenendo conto anche «delle modalità» con cui sono stati acquisiti i dati. Dagli atti richiesti sono emersi «diversi documenti relativi agli anni 2018, 2019 e 2020» che non erano stati forniti in precedenza e che «sarebbero stati rilevanti anche ai fini delle relazioni di revisione datate 5 dicembre 2022». Tra questi, l'attenzione viene posta su una plusvalenza da 14 milioni realizzata nel 2019 «che non avrebbe dovuto essere contabilizzata» per un tesserato successivamente riacquistato e ceduto ad un'altra squadra: non vengono citati né il calciatore, né i club in questione, ma l'identikit porterebbe a Rolando Mandragora.

Plusvalenze Juventus: l'operazione Mandragora

Dal bilancio al 30 giugno 2019, quello a cui fa riferimento Deloitte nella propria relazione, la Juventus realizza tre plusvalenze superiori ai 14 milioni (25,9 milioni per Spinazzola alla Roma, 21,6 milioni per Caldara al Milan e 19 milioni per Audero alla Sampdoria, giocatori mai rientrati in bianconero) e due di poco inferiori alla somma indicata dai revisori nei propri rilievi. Una riguarda la cessione di Sturaro al Genoa per 18 milioni di euro, con plusvalenza da 13,615 milioni, ma in questo caso il centrocampista non fa rientro a Torino una volta trasferitosi in Liguria. Quando infatti il giocatore, nel 2021, si trasferisce all'Hellas Verona, lo fa da calciatore di proprietà del Genoa. L'operazione su cui si sofferma Deloitte, invece, riguarda un tesserato i cui diritti «sono stati successivamente riacquistati dall'Emittente e, da ultimo, ceduti a una terza squadra». L'iter sembrerebbe essere proprio quello di Mandragora, acquistato dalla Juventus nel gennaio 2016 e ceduto nel luglio 2018 a titolo definitivo all'Udinese.

Rolando Mandragora ai tempi dell'Udinese
Rolando Mandragora ai tempi dell'Udinese

Un affare da 20 milioni di euro che ha prodotto – stando sempre al bilancio del 2019 – una plusvalenza da 13,662 milioni. Il contratto «prevede inoltre la facoltà per Juventus di esercitare, al termine della stagione 2019/2020, il diritto di opzione per riacquisire a titolo definitivo il diritto alle prestazione sportive del medesimo calciatore a fronte di un corrispettivo di € 26 milioni, pagabili in due esercizi», scriveva la Juventus sempre nella stessa relazione annuale. Il 30 ottobre 2020, la Juventus comunica ufficialmente di aver raggiunto un accordo con l'Udinese per l'acquisizione del cartellino di Mandragora «a fronte di un corrispettivo di 10,7 milioni di euro» con conseguente cessione in prestito del giocatore ai friulani, ai quali viene riconosciuto un eventuale conguaglio «non superiore a 6 milioni di euro al raggiungimento di determinati obiettivi sportivi». Nel febbraio 2021, l'Udinese risolve anticipatamente il prestito e Mandragora passa al Torino. Sempre in prestito, dalla Juventus, che a seguito del mancato riscatto lo cede – stavolta a titolo definitivo – alla Fiorentina.

Perché per Deloitte la plusvalenza non andava contabilizzata

Che si tratti della cessione di Mandragora o meno, secondo Deloitte questa plusvalenza "anonima" da quasi 14 milioni di euro «non avrebbe dovuto essere contabilizzata» nel bilancio al 30 giugno 2019. La documentazione acquisita dai revisori, stando a quanto scritto, è «inclusiva altresì dell'evidenza del consenso del tesserato al riacquisto dei diritti alle sue prestazioni sportive». Il rilievo, dunque, è sulla cosiddetta enforceability (letteralmente: esecutività) dell'operazione, ovvero «la sussistenza di diritti e obbligazioni esigibili», ai sensi dell'IFRS 15 – seguendo dunque i principi contabili internazionali IAS/IFRS.

A giudizio dei revisori, si è in presenza di una situazione di questo genere e gli effetti qualora la Juventus «non avesse rilevato la suddetta cessione di diritti sportivi» avrebbero riguardato anche i successivi bilanci, a seguito degli eventi connessi al «riacquisto» del calciatore: «La perdita del semestre chiuso al 31 dicembre 2021 sarebbe risultata inferiore di euro 1 milione e il patrimonio netto al 30 giugno 2022 inferiore di euro 7 milioni», mentre «la perdita del semestre chiuso al 31 dicembre 2022 risulterebbe inferiore di euro 7 milioni, senza effetti sul patrimonio netto».

Mandragora alla Juventus dopo il riacquisto dall'Udinese
Mandragora alla Juventus dopo il riacquisto dall'Udinese

Il quadro sulle operazioni di calciomercato della Juve è incompleto

Nella relazione c'è spazio per altri rilievi sulle cosiddette side letter, ovvero, «taluni memorandum, promemoria e accordi prevalentemente relativi a operazioni di calciomercato con altre squadre di calcio effettuate dalla Società nei precedenti esercizi, alcune delle quali avevano dato alla rilevazione di plusvalenze». Negli accordi (finiti anche nel mirino della Procura di Torino) che «non risultano depositati presso la Lega Nazionale Professionisti Serie A» sono previsti «tra le altre, talune clausole aggiuntive rispetto a quelle stabilite negli accordi – conclusi e depositati dall'Emittente nei precedenti esercizi – relativi alla cessione dei diritti alle prestazioni sportivi di alcuni tesserati quali opzioni o obblighi di riacquisto». In sostanza, queste lettere «stabiliscono termini per l'esercizio di tali opzioni e obblighi».

In questo caso, però, «il quadro informativo rinveniente dalle stesse e dagli ulteriori elementi acquisiti risulta incompleto» perché «non fornisce evidenza in merito al consenso dei tesserati», condizione che per Deloitte è «necessaria per poter concludere in merito alla enforceability dei relativi accordi». Nella plusvalenza da 14 milioni contabilizzata nel 2019, per Deloitte si configurerebbe un caso di enforceability. Nelle altre operazioni, invece, «non è possibile appurare la sostanza economica di detti accordi», ma il revisore prospetta un possibile quadro qualora vi siano obblighi previsti come nel caso precedente: a quel punto, la perdita della semestrale al 31 dicembre 2021 «risulterebbe inferiore di massimi euro 18 milioni e il patrimonio netto al 30 giugno 2022 risulterebbe inferiore di massimi euro 4 milioni», mentre la perdita del semestre al 31 dicembre 2022 «risulterebbe inferiore di massimi euro 4 milioni, senza effetti sul patrimonio netto».

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Manovre stipendi della Juventus, i rilievi di Deloitte

L'analisi di Deloitte, si concentra anche sui compensi del personale tesserato relativo alle stagioni 2019/20 e 2020/21, ovvero gli anni su cui si basa l'attività d'inchiesta sugli accordi intercorsi tra la Juventus e i propri tesserati a seguito dell'emergenza Covid-19. Già nella precedente relazione sul bilancio consolidato al 30 giugno 2022 era incluso «un rilievo con riferimento alla mancata rilevazione negli esercizi di riferimento degli effetti contabili relativi alle predette manovre sui compensi del personale tesserato». Va ricordato che il club bianconero, in allegato alla relazione di revisione di Deloitte, sottolineò all'epoca come tali rilievi si basassero «su interpretazioni e applicazioni di regole contabili e giudizi e valutazioni che Juventus non condivide» In quel caso, nella relazione di fine esercizio, per Deloitte la perdita sarebbe risultata sovrastimata di «euro 44 milioni» e il patrimonio netto di «euro 5 milioni». Nell'ultimo rilievo, infine, la perdita del semestre chiuso al 31 dicembre 2022 e il patrimonio netto alla medesima data risulterebbero «sovrastimati rispettivamente di euro 2 milioni e di euro 3 milioni».

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